In auto, coast to coast, da Chicago, sui laghi al confine col Canada, fino a San Diego, California. Jim Hasley carica a bordo un autostoppista, un’ombra scura ai bordi della strada. È l’inizio di un incubo vero e proprio: l’uomo che prende posto accanto a Jim si rivela essere un pluriomicida visionario e paranoide. La strada, per il ragazzo e per chiunque diventa una trappola mortale, regno esclusivo del folle autostoppista. 

 

Riportato al grande pubblico, utilizzando il canale del supporto digitale, questo classico della cinematografia americana di genere torna a fare parlare di sé dopo diciotto anni con un doppio DVD curato non solo nella forma, ma anche e soprattutto nel contenuto. The Hitcher – la lunga strada della paura, opera del regista Robert Harmon, è un Thriller-Horror del 1986, concepito sostanzialmente come road movie nero, caratterizzato da una sceneggiatura non troppo elaborata ma efficace, un casting decisamente sopra le righe, in cui spicca un ispiratissimo Rutger Hauer, una regia di mestiere, mai troppo barocca, essenziale senza mai scadere nell’arraffazzonato. Molti gli spunti su cui riflettere, per un film, forse, abbastanza sottovalutato. Innanzitutto la capacità di costruire angoscia e terrore senza un utilizzo preponderante dello splatter, semplicemente attraverso una umanizzazione costante dei personaggi, una costruzione della tragedia, un crescendo di emozioni. La scena madre, verso la conclusione del film, quella in cui la Jason Leigh viene sacrificata alla follia dell’autostoppista attraverso un satanico stratagemma, non concede troppo all’esagerazione gore o splatter, evocando il terrore senza mostrarlo. Un punto di rottura, questo, nei confronti di una cinematografia che in quegli anni sceglieva l’uso del sangue e “dell’effettaccio” soprattutto per fare cassa. Il cast, affidato a giovani con poca esperienza, affiancati da un Mostro Sacro del cinema anni ’80, crea una miscela esplosiva, nella quale Hauer riesce a gigioneggiare alla perfezione con gli agnellini che ha scelto di sacrificare. Pare quasi che la sua enorme esperienza, a confronto con la poca dimestichezza dei due co-protagonisti, sia lo specchio di quella consapevolezza dell’orrore che l’autostoppista deve ancora mostrare, gradualmente, alle sue vittime. C’è poi, inutile negarlo, il coraggio e l’intelligenza di un non-confronto, pur a distanza, con un mostro sacro del road movie nero, Duel. Harmon, al timone, pardon, volante, decide di evitare qualsiasi possibilità di contatto nella evoluzione della storia: in pieno stile slasher anni ’80 decide di giocare subito a carte scoperte: presenta i personaggi, tratteggia meglio e con più umanità i protagonisti cui vuol farci affezionare, lascia volutamente nell’ombra Hauer, permettendo al “cattivo di turno” di incarnare davvero il “Male x il Male”. Dove il cattivo nel capolavoro di Spielberg è un camion, probabilmente capace di guidarsi spinto innanzi da una qualche coscienza propria (forse è solo la follia di un camionista in vena di scherzi malsani, volutamente, costantemente in ombra), il mostro di The Hitcher è un uomo in carne e ossa, sangue e nervi. Folle, geniale, imprevedibile, ma pur sempre un uomo. In Duel si assiste a uno scontro continuo, un inseguimento serrato tra l’auto del protagonista e il Mostro della strada: il nastro d’asfalto è il luogo, le auto sono i personaggi. The Hitcher ribalta questa logica: la strada è un puro accidente; il luogo del terrore è l’abitacolo dell’auto, le stazioni di servizio, un qualsiasi luogo di socialità. E i personaggi sono un ragazzo e un uomo di mezza età, folle. Difficile rimanere segnati da un film, comunque inquietante, come Duel: l’improbabilità della situazione, a fine pellicola, fa quasi pensare che, infondo, “è solo un film!”. Per The Hitcher è diverso: la figura del cattivo, l’autostoppista, la plausibilità di taluni avvenimenti, saranno un sicuro deterrente per chi, dopo aver visto il film, dovesse incrociare un’ombra col pollice alzato, a bordo strada. Nel complesso un prodotto buono, limitato, forse da quelli che erano i gusti del tempo (parliamo comunque di un gran bel film datato 1986), ma anche capace, all’occorrenza, di sdoganarsi dai cliches classici e darsi un proprio tono del tutto peculiare.

CONTENUTI EXTRA

I due DVD si presentano in una confezione non troppo curata. Si bada, nelle intenzioni della casa di produzione, la Universal, alla sostanza. Il primo CD è caratterizzato dalla sezione Commenti, con un intervento completo del regista e dello sceneggiatore e con un commento in tono minore degli attori riferito ad una serie di scene particolari (dalla 2 alla 7). Il disco 2, invece, oltre ad una serie di trailer e delle schede con filmografie complete, contiene una sezione dedicata alle scene tagliate, un documentario sulla realizzazione, molto più curato di tanti “making of” attualmente in circolazione e ben due cortometraggi (uno di Hauer ed uno di Harmon) la cui visione è decisamente consigliate.

Extra

DVD 1 Film e commenti del regista e degli attori. DVD 2 Trailer, Cortometraggi del regista e di Rutger Hauer, Schede biografiche e filmografiche, making of e scene tagliate