La "svolta" di Glauser… 

Il tè delle tre vecchie signore di Friedrich Glauser, Sellerio 2010.

Per festeggiare i 40 anni dalla fondazione della casa editrice Sellerio ecco Il tè delle tre vecchie signore di Friedrich Glauser, Sellerio 2010 (appunto), scrittore svizzero "dalla vita disastrata e girovago", noto per i suoi "Dieci comandamenti per il romanzo poliziesco" contro l'ormai stantia "vecchia volpe" in continua lotta con  "l'assassino malvagio".

Due di notte, in place du Molard (Ginevra) un giovane, pupille dilatate e tratti del volto rigidi, incomincia a spogliarsi, si mette in mutande, e cade a terra. Sul posto l'agente Malan e il prof. Louis Dominicé che diagnostica un caso di avvelenamento. Perquisiti i gabinetti Malan si becca una botta allo stomaco e intravede scappare un tizio con pantaloni bianchi da tennis. All'ospedale il dott. Thévenoz (fidanzato con la dottoressa Madge che lo stressa) e il dottor Wladimir Rosenstock osservano una strana puntura nella piega del gomito, forse per una iniezione di iosciamina.

A indagare il commissario Pillevuit con lunga barba bionda assillato dai superiori. L'uomo ricoverato è l'inglese Walter Crawley, segretario di Sua eccellenza Sir Eric Bose, che muore improvvisamente all'ospedale con sintomi diversi da quelli da avvelenamento. Altri personaggi: Pochon, governante di Dominicé, una ex medium in rapporti anche con Sir Eric e un certo Baranoff la cui segretaria è stata a trovare Crawley. Arriva un altro morto con sintomi simili al precedente, un farmacista nella cui retrobottega si svolgono certi "affari" piuttosto strani.

Arriva  pure Cyrill Simpson O'Key, inviato speciale del "Globe" e collaboratore dell'Intelligence Service a indagare insieme a Pillevuit (si innamorerà di Madge). Doppio gioco, tradimento su tradimento, attrazioni amorose, spunti sul giallo. Madge (alias Glauser) "Non si prende gioco dei romanzi gialli: oggigiorno sono l'unico mezzo per divulgare idee sensate", un esperimento di associazione di Jung e occhio alla frase "Le vecchie signore sono il pericolo maggiore, soprattutto quando bevono il tè" (consigliere di stato Martinet), anche perché nello stomaco delle persone avvelenate tracce di tè ottenuto, forse, con le foglie del giusquiamo.

Romanzo complesso con prosa lineare, falsamente paciosa, pressante, a piccoli tocchi, non priva di spunti umoristici (soprattutto su Pullevuit).

A un certo punto del racconto un personaggio (Natascia) spiega ad un altro (Jakob) la trama degli eventi e quest'ultimo esclama "Non ci capisco niente". In seguito O'Key, rivolgendosi a Martinet fa un breve sunto dell'accaduto "Ma la prego, consigliere, mi spieghi come pensa di conciliare giacimenti petroliferi indiani, missionari americani nelle vesti di delegati della Standard Oil, agenti segreti dei soviet, gnosi basilidiane, erbe velenose, ricette della strega, maharaja indiani, psicologi che fanno esperimenti su materiale umano, psichiatri scomparsi, uomini innocui ricoverati per improvvisa pazzia, il Maestro dei cieli dorati con il volto di legno, cartelle rubate e ritrovate, e per finire vecchie signore che bevono il tè!". Aggiungerei freccette avvelenate e un paio di citazioni degli scacchi.

Anche il sottoscritto a fine lettura, sballottato dalla mole degli eventi, ha avvertito un leggero senso di smarrimento, ma sverga comunque un "ottimo", per non fare la figura del cretino.