Tre sono gli ingredienti principali di “Salina”, ognuno legato a un filo della trama: satira, delitto e sentimento. Giusto il numero degli autori... Ognuno di voi ne ha seguito e “dosato” uno o vi siete divertiti a scambiarvi mestoli e pentole?

Abbiamo scritto sempre insieme, ma poi ognuno di noi si è immedesimato di più in qualche personaggio. Magari di tanto in tanto qualcuno, a turno, impugnava il mestolo con maggiore decisione di altri, ma ci siamo sempre dati il cambio nella cottura.

Se “scollassimo” l’Italia dalle Alpi facendola diventare un’isola, quanto assomiglierebbe alla Salina del vostro romanzo?

Abbastanza. Giornalisti cialtroni, fotoricatti, scandali sessuali, carriere pilotate… Anche se forse non intenzionalmente, cos’è se non l’Italia berlusconiana? Per fortuna a salvare il tutto c’è l’ironia. Qualcuno scrisse che la Sicilia è una metafora del Paese. La nostra isola, Salina, però ha un attimo di tregua, per fortuna: arrivano l’inverno, il silenzio e il tempo di riflettere, prima o poi. In Italia non sappiamo. Ma ci speriamo.  

Di personaggi esemplari e “contigui” alla realtà del nostro Paese ce n’è a bizzeffe: magistrati, giornalisti, cantanti, soubrette e giovani mangia coca e i-pod. Manca il politico. È un caso o una scelta ben precisa?

Non abbiamo pensato “ci mettiamo il politico?” e poi abbiamo deciso di no. Non ci è proprio saltato in mente. L’ultima cosa che diverte di questi tempi sono i politici. Non si riesce a ironizzare. Ce ne sono già abbastanza ovunque, tutti i giorni. “Salina, la sabbia che resta” doveva essere una vacanza mentale da tutto quello che si legge sui quotidiani e che deprime. Però in una prossima puntata, chissà.

Dovessimo prendere un aspetto caratteristico da ogni personaggio, ne verrebbe fuori un mostro di Frankenstein tutto italiano: un essere che non ama troppo la lingua che parla, sentimentalmente distratto o del tutto assente, un po’ voyeur, radicato alle sue convinzioni manichee…

E se prendessimo il meglio di ognuno? La voglia di migliorarsi sul piano culturale, la forza di chiedere scusa quando si sbaglia, la capacità di diventare amici di chi ci sembra pregiudizialmente troppo diverso da noi, il desiderio di dare una svolta sana alla propria vita. C’è anche questo, nel romanzo. A parte le dovute eccezioni e i necessari chiaroscuri, ci sembra di essere stati abbastanza ottimisti nel creare il nostro scenario corale. Dopotutto, l’umanità raffigurata nel romanzo è più ridicola che cattiva e tutti hanno un grande desiderio di andare avanti. Sarà l’aria che tira, ma ci andava di trasmettere positività, almeno in un libro e almeno in questo caso.

Sotto la leggerezza del romanzo scorre, passatemi la formula, una moltitudine di solitudini, vero è?

E’ la solitudine del “dopo”. Del dopo estate, del dopo delitto, di ogni “dopo” che in qualche misura cambia la vita dei personaggi. Che alla fine si trovano a decifrare le tracce della sabbia che resta sul fondale, come dentro ognuno di loro, dopo un sommovimento inaspettato, un caos improvviso. Perché il subbuglio non è solo confusione, ma anche spinta alla riflessione. Ogni personaggio può essere letto pure come il riflesso del tema centrale del romanzo: l’insularità, il bello e il brutto di vivere in mezzo al mare. Concretamente e metaforicamente.

Suggestioni a ruota libera. Salina è anche l’isola dove Troisi girò “Il postino”, niente a che vedere col vostro bimbo d’inchiostro?

No. Non ci abbiamo mai pensato. Magari perché sono storie molto diverse, che non rimandano l’una all’altra.

A proposito di celluloide, la vicenda di Tony D’Ambra – cantante neomelodico scalaclassifiche pronto alla deriva – mi ha ricordato, per la debacle spettacolare e l’atmosfera di brillante decadenza, quella di Tony Pisapia ne “L’uomo in più” di Paolo Sorrentino. Quel film fu lanciato con lo slogan: “Nella vita non esiste pareggio”. In “Salina, la sabbia che resta”, sì?

Il nostro “strillo” di copertina è “L’estate non sarà più la stessa”. Quando una vita, una storia, una persona cambiano radicalmente, non credo che si possa parlare di pareggio. Forse di somma o di sottrazione, oppure di vittoria e sconfitta. Per il momento, nel mondo di “Salina, la sabbia che resta” non si possono segnare molti pareggi. Sono di più le sconfitte istruttive. Ma se dovesse esserci una seconda o una terza puntata, per qualcuno dei personaggi potrebbe arrivare anche il pari.