Da Santa Margherita Ligure a Rapallo sembra di passare attraverso un’unica cittadina, sorta lungo le sinuosità della costa ai piedi dell’Appennino, prima che questo finisca nel mare. Non che il resto delle due riviere sia differente, ed è lo stesso un po’ dovunque sulle nostre amate sponde. Un antico male del paesaggio, che però ha i suoi risvolti. La mania italiana della casa al mare nel corso dei secoli ha infatti regalato qualche buon prodotto all’architettura nazionale. Come qui. Le costruzioni liberty che costellano la pineta a precipizio sul Golfo sono innegabilmente scenografiche. Ancora di più quelle dei poeti inglesi, ma dovrebbero toglierci le lapidi commemorative di marmo, che dànno un tocco di pedanteria. Sì, perché a me piace scoprire le cose da solo, qualunque sia il prezzo da pagare. Per questo ero venuto.

Quel paesaggio da cartolina non cancellava altri paesaggi, che mi portavo dentro. Con la testa e con certe sensazioni fisiche ancora fortissime, non mi trovavo in macchina tra Santa Margherita e Rapallo, ma nell’Africa centrorientale. Dove avevo avuto in regalo dalla sorte due anni più che corroboranti per il corpo e per la mente.

Su quel lato dell’Oceano Indiano si affaccia il Kenya. Ma anche altri posti meno consigliati dalle agenzie di viaggi. Quello che mi si era stampato dentro era un Paese così piccolo che cercarlo sulle carte geografiche sarebbe come pretendere di avvistare un bigliettino da visita sul marciapiede dalla cima di un grattacielo. Ha anche un nome, che in swahili significa “pozzo dove la luna discende a riposare”. Ce n’era voluta di fantasia per inventarselo. La luna non si vede mai al di sopra dell’intrico della giungla che ricopre tutto il territorio. Nemmeno il sole, tranne qualche raggio che fende la vegetazione a mezzogiorno e se ti sfiora brucia più di una colata di lava.

Il Paese in questione, dall’Ottocento in poi, era passato praticamente per tutte le mani: belgi, francesi inglesi, olandesi e finanche tedeschi. Verso gli anni ’60, aveva conquistato l’indipendenza perché semplicemente tutti si erano stancati di tenerselo. Niente che avesse a che fare con la gente del posto. Gli africani sono i soli autentici innocenti rimasti sulla faccia di questo pianeta. Il guaio è che la loro classe dirigente studia a Oxford, Parigi, Harvard e Roma. Quando torna a casa, ha in valigia il peggio dei pensieri e dei comportamenti occidentali.

Da quando è diventato indipendente, hanno smesso di chiamare quel Paese con la dolce parola swahili che significa “pozzo dove la luna discende a riposare”. O meglio, la parola è rimasta, ma da una settimana all’altra diventa “Repubblica Democratica di...” o “Libera confederazione di...” o chissà che altro. Hanno l’hobby nazionale dei cambiamenti di regime. Finché tra addetti ai lavori abbiamo cominciato a chiamarlo per comodità e stringatezza con un’espressione che in italiano suona come Posto di Merda, abbreviato in PDM.

Ci sono molti altri Paesi che meriterebbero questo edificante appellativo. Ma il destino di tutti i nomi è di essere appioppati e basta.

Nel giro drizzano sempre le orecchie quando il discorso cade su PDM. Non c’è da meravigliarsene. Da quelle parti c’è da fare soldi se si lavora nel settore morte. Golpe, guerra civile, guerriglia, rastrellamenti, decimazioni. A PDM c’è sempre il boom di una di queste attività o tutte assieme, e i clienti non mancano. Due anni prima le faccende andavano esattamente allo stesso modo. Con una differenza: credevo di poterle cambiare.

Certe convinzioni sono come le cotte. Ti spuntano dentro senza un motivo, forse solo perché da qualche parte del tuo cervello un neurone ha fatto un movimento brusco.

Curioso. Proprio allora che cominciavo ad invecchiare, mi aveva preso la fregola dell’idealista. Seconda adolescenza. Solo che durante la prima adolescenza puoi sempre far scontare i tuoi colpi di testa a mamma e babbo. Durante la seconda, li sconti solo tu.

A maggio mi ero dimesso dal Servizio, a luglio ero a New York che giocavo a risiko dal vero.

PDM stava malissimo, questa non era una novità. Qualcuno però aveva scoperto una cura: la democrazia. L’unico regime che PDM non aveva mai conosciuto. Dopo la fine del colonialismo, era passato per ogni tipo di dittatura.