A star a guardare l’ottima copertina di BAD PRISMA, efficacemente interpretata da Ausonia (Francesco Ciampi), non saremmo certo così propensi ad infilarci negli arcani segreti che si celano dentro il solido in questione.

Però, perbacco: siamo o non siamo curiosi? Siamo o non siamo coraggiosi? Siamo o non siamo (secondo stereotipo del protagonista dell’horror) così folli da infilarci dritti dritti, con appena qualche dovuta esitazione, dentro il tunnel?

Certo che lo siamo! Anche perché, prima di tutto, siamo lettori. E dalla carta stampata, scritta bene, traiamo viscerale piacere.

E allora, venite pure con me, dentro il BAD PRISMA, a sentire cosa hanno da raccontarci alcuni degli autori dell’antologia. E scusatemi se non li ho beccati tutti. E’ periodo di vacanze anche per i kattivi soggetti!; )

Ho iniziato, ovviamente, interpellando il curatore, Danilo Arona. Gli ho chiesto: 

Quali arcani racchiude questo BAD PRISMA? E quanto è stata dura per “evocarlo” per te, il negromante che l’ha voluto?

Ecco la sua spiegazione...

<<Potrei risponderti in modo da farmi bello... Ma ho il difetto della sincerità. L'idea di un collective project su Melissa mi è stata “innestata” da Giuliano Fiocco, che mi ha mandato un paio d'anni fa un file in lettura che s'intitolava “La fiammiferaia”. Era stato scritto nel '98 (lo verificai, andando a leggerne le proprietà...) e parlava di Melissa, di San Pelagio e del fantasma della strada che ti compare davanti di colpo, magari mandandoti fuori strada. E allora?, mi chiederai... Allora, lo scrivo nella post-fazione, attraverso le vie magiche della letteratura, Melissa si era manifestata nell'oscura mente di Fiocco un anno prima che qualcuno la mettesse in rete nei primi giorni del 2000. Ovvero, Melissa – ognuno è libero di dare la sua interpretazione – già apparteneva a molti, ancor prima che io me ne impossessassi nel 2006 in “Cronache di Bassavilla”. Questo è stato il “LA”, ovvero, se “lei” apparteneva a molti, magari qualcuno ne aveva già scritto e teneva il prodotto nel cassetto... Ho fatto un giro di di telefonate e di messaggi via rete. Il mio presupposto era francamente assurdo, però quasi tutti mi rispondevano: “No, ma potremmo scriverlo, che problema c'è?” Ecco come nasce la storia. Voglio sottolineare l'entusiasmo del Mucchio Selvaggio di amici che hanno partecipato. Da sempre lo sostengo: se si trova una “bandiera” sotto la quale fare gruppo, uno scopo forte e condiviso, il vero problema alla fine è che tutti non ci possono stare... Concludendo su questo punto allora, per me non è stata affatto dura. E per gli “arcani” che il volume racchiude, è giusto che il lettore se li gusti, possibilmente senza saltare le pagine di qui o di là, per andare a leggere prima l'intervento di Pinco che sta verso la fine piuttosto che Pallino all'inizio. Perché, istruzione importantissima per l'uso, “Bad Prisma” NON è un'antologia, ma un romanzo collettivo a tappe temporali e in questo modo va letto, altrimenti se ne perde il senso e i sottili, reciproci legami tra un autore e l'altro non vengono colti. Una storia (forse) infinita che inizia poco dopo la genesi del mondo e (forse) si conclude sul baratro dell'Apocalisse. Infine permettimi una nota conclusiva che non intende essere polemica, ma chi ha orecchie per intendere intenda... esiste in Italia un (piccolo) partito di diffidenti rompiballe che attende sempre l'horror italiano al varco, sparlandone o peggio prima che escano i prodotti e creando un petulante brusio di sottofondo mediatico tra blog, forum e Facebook, che non ha nessun altro scopo se non quello di demolire le iniziative. Mentre qualsiasi squadra, anche fuori dal calcio, può contare sui propri ferventi tifosi, io spesso mi sento come un chitarrista rock che per sbaglio è finito a una serata di ballo liscio con annessa l'elezione della regina della porchetta. Un pubblico invisibile, perché stai su un palco, che ti guarda aspettando che tu attacchi la prima nota per iniziare a tirarti addosso gatti morti e stracci bagnati. Sto ovviamente scherzando a ridosso di un'esperienza che mi è sul serio accaduta un po' di anni fa, ma la sensazione spesso è questa: scrivere horror in Italia (è già stato detto, lo so, ma è così efficace...) è come vendere ghiaccioli al limone in Siberia. Specie quando i membri del partito di cui sopra cominciano a rimestare il paiolo mesi e mesi prima dell'uscita del libro sul quale hai investito tempo, energia e notti in bianco. Soprattutto a costoro – i famosi fan necrofili cui si rivolse il grandissimo Vic (Curtoni) nell'ultimo, per me indimenticabile, numero di “Aliens” - è dedicato “Bad Prisma”. Sperando che capiscano il “sudore d'insieme” che ci sta dietro... Ma poi – che emerga il commerciante in me racchiuso... – che vuole il mondo per euro 4, 90? 325 pagine di terrore puro, una cover da sballo, e un'idea di fondo che già sta generando altri figli legittimi di cui al momento nulla posso dire...>>

Un vero esperto di sovrannaturale horror, oltre che autore, è Andrea G. Colombo. Non poteva non rimanere stregato dall’inquietante figura bionda...

Andrea: dove spunta, nel tuo racconto, la tua Melissa?

Risposta: <<Siamo in alta montagna, sulle Dolomiti, un passaggio difficile chiamato "La forcella del diavolo", realmente esistente. E' lì che è successo tutto e che tutto continua ad accadere, riverberando nel presente e nel futuro una tragedia che non vuole avere un epilogo. La mia incarnazione di Melissa, lo spirito della strada, appare quindi su di una "strada" inconsueta, una lama di roccia sospesa nel vuoto. Tutto ha inizio da un episodio della Prima Guerra Mondiale, nel 1917 e si intreccia con l'oggi.>>

A Colombo, ideatore del booktrailer che potete visionare sul sito dell’antologia anche sul blog ufficiale di Urania Mondadori, mi ha spiegato anche che <<Il booktrailer altro non è che il "fantasma" della struttura del libro. Melissa come spettro che torna e ritorna, alla base di mille tragedie dell'umanità, sempre presente, ovunque. Un prodotto semplicissimo che è strato realizzato grazie agli scatti "creativi" di una amica e molte immagini di "repertorio". Quello che ci interessava era riassumere in poco più di un minuto una vicenda, una tragedia, che viene perpretata sin dalla notte dei tempi.>>

Gli emiliani Barbara Baraldi e Gianfranco Nerozzi hanno firmato due racconti qualche modo vicini, e non solo per i titoli (Le bambole non uccidono e Le bambole uccidono). Inevitabile la domanda comune:- Allora Barbara e Gianfranco, le bambole uccidono o no?

Secondo la Baraldi: <<Anche se c'è chi afferma il contrario, le bambole uccidono, eccome. Ofelia, la protagonista del mio racconto, per esempio, è convinta che sia stata la bambola di quando era bambina a provocare la morte dei suoi genitori. Il 1987 è agli sgoccioli quando se la trova davanti alla porta, come un sinistro regalo di Natale. E non può fare a meno di chiedersi se sia tornata per riprendersi anche la sua vita. Il titolo Le bambole non uccidono mi sembrava perfetto per lasciare al lettore l'ardua sentenza.">>

Secondo Nerozzi: <<No. Le bambole non uccidono, lanciano solo delle errrrrrrrrrrrrrrrrre continue nella nebbia. Una consonante che si allunga e vibra e si distorce nella tua mente, che ti spezza i pensieri uno ad uno, fino a trasformarli in altro: frammenti di rivalsa, voglia di uccidere il mondo, desiderio di trovare strade da percorrere, nonostante il velo di paura e di stupore. Alla faccia di tutte le Melisse disperse nel vuoto, oltre il confine delle nostre impossibilità. Le bambole non uccidono. Le bambole ti guardano con gli occhi rossi e così la tua visione diventa piena, completamente a fuoco. E allora riprendi a guidare per cercare nuovi traguardi. Con l’odore del sangue che ti guida. Lontano. Verso la speranza che il viaggio possa finire, prima o poi. E ricominciare. Ancora e ancorrrrrrrrrrrrrrrrrrr......>>;

Edoardo Rosati, laureato in medicina e giornalista medico-scientifico per la Rizzoli/Corriere della Sera, ha già collaborato con Danilo Arona. Ricordiamo il romanzo a quattro mani scritto dai due, uscito a suo tempo nella collana Segretissimo: La croce sulle labbra. A Rosati ho chiesto: Melissa Syndrome è il titolo dell’episodio di Bad Prisma da te firmato. Non ho ancora letto il libro, ma immagino un “alquanto” inquietante incontro tra scienza e sovrannaturale...

<<Sì, devo dire che hai centrato perfettamente il bersaglio: ibridare, "shakerare" le Cose della medicina (faccio il giornalista medico-scientifico da 20 anni) con l'Altro (in questo specifico caso, il sovrannaturale) è una mia "passionaccia". E' sempre su questo leitmotiv che cerco di costruire i miei plot. Trovo che il corpo (Cronenberg docet) sia un collettore formidabile di "misteri", di "leggende", di "voci popolari", nonostante il carico razionale di sofisticate conoscenze (nella genetica e nella fisiologia) acquisito negli ultimi anni. Se poi questo terreno (le reazioni/mutazioni somatiche) viene seminato da un "mito nero" come quello di Melissa, sfornato dall'amico fraterno Danilo, be' difficile non raccogliere il guanto di sfida... Sono entusiasta e onorato di figurare in questo lavoro corale, accanto a tutte quelle rinomatissime penne, tutte quelle "anime nere" del panorama editoriale italiano. Mi auguro che questo Bad Prisma continui per un bel po' di tempo a sprigionare i suoi riflessi di paura!>>

Angelo Marenzana è un autore sinora non uso a cimentarsi con il soprannaturale. La domanda “come hai ‘interpretato’ il progetto Melissa” ha assunto quindi un doppio significato.

<<Per me è stata una sorpresa riuscire a lavorare sul progetto Melissa curato da Danilo Arona, convinto che il mio stile di scrittura e le storie che racconto poco o niente c'entrassero con la narrativa horror. invece è stata una bella sfida. semplicemente ho provato a guardare le cose da un'altra angolazione e cercare di entrare in sintonia on la logica di Bassavilla (di cui sono pure figlio). Ovvero, la campagna circostante, e l'inverno nebbioso e rigido. Due elementi essenziali, a cui aggiungerne un terzo (visto che ultimmente sto lavorando su storie legate al terrorismo anni 70): un fatto di cronaca dell'ottobre 1967, ovvero la fine della storia criminale dela Banda Cavallero che proprio nel cuore dela provincia di Bassavilla si è arresa ai carabinieri dopo una fuga durata quindici giorni. Un fatto che io ho sempre considerato come l'inizio della logica del terrorismo in Italia, non tanto per il fatto criminoso in se quanto piuttosto per il clima che si incominciava a respirare per via del connubio armi e aspirazioni a un cambiamento rivoluzionario. Cosa ha vissuto di più spettrale la nostra società in questi ultimi anni se non il terrorismo? E quindi Melissa era perfetta per questo racconto che non ha pretese storiche ma solo evocative.>>

Anche a Mauro Smocovich, curatore di ThrillerMagazine, di antologie e volumi saggistici come il DizioNoir, ma anche scrittore, ho chiesto “come si è trovato a parlare di Melissa”... Mi ha risposto: <<Forse è stata Melissa a cercarmi, ancora non l'ho capito. Io non ne conoscevo l'esistenza fino a quando non ho avuto tra le mani una pubblicazione di Danilo Arona intitolata "Melissa Parker e l'incendio perfetto", a quel punto è scattata in me una curiosità irrefrenabile che mi ha spinto a passare ore su internet a cercare informazioni su di lei e a leggere decine di articoli di Danilo pubblicati sul sito Carmilla On Line. E più leggevo e più mi sembrava che fossero sempre gli altri a parlare di lei, mentre forse lei voleva dire qualcosa personalmente. A un certo punto ho come sentito la necessità di lasciarle la parola. Anzi, era come se lei volesse dire qualcosa attraverso di me. All'inizio mi sembrava una ragazza indifesa e persa su un'autostrada di notte che voleva comunicare la sua angoscia a tutti, un'anima sperduta che voleva solo essere lasciata in pace da tutte quelle persone che parlavano di lei. Ma poi, piano piano, come ha cominciato a "parlarmi", mi sono reso conto che era "qualcosa" di ben più tremendo al quale non potevo più sfuggire. Era lei stessa che si spandeva nel mondo all'infinito, non gli altri a diffonderne la presenza. A quel punto era tardi, non mi restava che lasciarle dire quello che aveva da dire per liberarmi di lei. Quando poi ho finito il mio scritto, l'ho mandato a Danilo Arona via e-mail per un suo parere. Dopo pochissimo tempo ho ricevuto la sua risposta e leggendola mi è sembrato di vedere Danilo sobbalzare letteralmente sulla sedia mentre leggeva quello che, secondo me, Melissa voleva dire attraverso la mia scrittura. Che dire ancora? Io ho semplicemente trascritto le cose che mi ha comunicato nella speranza che mi lasciasse in pace ma non sono sicuro di essermi liberato della sua presenza...>>

La Melissa di Giacomo Cacciatore appare a Palermo, nel 1993. Che ci combina? <<Che fa Melissa a Palermo? Prima di tutto mi è venuta in soccorso per levarmi dalle ansie che mi assillano quando mi si chiede un racconto horror. E’ un genere che amo e che conosco troppo per non sentirmi ogni volta inadeguato al compito. O non cedere alla tentazione di buttarla in caciara, senza prendermi sul serio. Però, da romeriano di lungo corso, mi ritrovo sempre una ciambella di salvataggio: l’aggancio sociale. Le ferite ancora aperte della storia recente. Che cosa combina Melissa su una strada a scorrimento veloce di Palermo, il 23 maggio del 1993? Concentriamoci sulla data.  Siamo a un anno esatto dalla strage di Capaci, l’episodio con il quale concludevo il mio romanzo einaudiano, “Figlio di Vetro”. Stesso giorno, poco prima di mezzanotte, appena dodici mesi dopo il tritolo.  E se vogliamo convincerci, “jamesianamente” che i fantasmi altro non sono che specchi destinati a riflettere i nostri dolori, le nostre speranze, miserie, paure e le nostre colpevoli amnesie, credo che ci sia poco altro da spiegare. Ammesso che le storie restino di chi le scrive e non diventino per sempre di chi le legge, interpretazioni comprese.>> 

Pure un giovane autore come Alessio Lazzati (che ricordiamo come curatore di vari siti web, tra cui il blog ufficiale Mondadori della collana Segretissimo) si è lasciato incantare da Melissa, anche se l’ha incontrata nella terra di nessuno (e di tutti) tra mondo reale e virtuale. <<Con questo racconto ho voluto esplorare il confine tra mondo reale e virtuale. Quanto le esperienze vissute in un gioco o in una simulazione possono influenzare la nostra realtà, rimanendo con noi una volta staccata la spina? Fino a che punto i sentimenti passano attraverso la barriera che divide i due universi? E se la realtà virtuale diventasse così concreta e importante da rovesciarsi, con esiti imprevedibili, sulla vita reale? L’ispirazione per il racconto non è venuta da Matrix, come si potrebbe pensare, ma dal meno noto capolavoro «Avalon» di Mamoru Oshii e dall’ascolto della colonna sonora firmata Kenji Kawai. Forse esiste una strada che collega i diversi mondi, le realtà: è lì che vive Melissa. E forse è lì che molte persone camminano oggi e cammineranno domani.>>

Interpellato al riguardo, il duo Andrea Novelli & Gianpaolo Zarini, dal canto suo ci racconta così il coinvolgimento in Bad Prisma.

<<Sergio Altieri ci ha informato dell’antologia dedicata a Melissa al termine di una sua presentazione a Genova. “Mi preparate un racconto incentrato su Melissa, il fantasma dell’autostrada?” Come dirgli di no? Una volta arruolati nel team, la seconda tappa, è stato incontrare Danilo Arona. Ci siamo trovati subito in sintonia – impossibile non esserlo per la sua simpatia e competenza – e il giorno seguente abbiamo subito pensato al racconto giusto per una raccolta così prestigiosa e per un personaggio così importante da diventare un caso in rete in breve tempo. Per prima cosa abbiamo scelto un contesto che fosse originale al soggetto di base della storia di Melissa. Ci siamo così ricordati di aver letto degli articoli riguardanti un progetto spaziale, il progetto MELiSSA appunto, sviluppato dall’Agenzia Spaziale Europea. Abbinare una realtà tangibile al tema del soprannaturale, in un abisso d’ignoto com’è lo spazio, è sembrato immediatamente il connubio ideale. Oltretutto non ci eravamo finora cimentati in una location ultraterrena (in tutti i sensi). In questo modo siamo rimasti fedeli al nostro marchio di fabbrica che ci ha sempre contraddistinto: il tecno-thriller, mescolando l'avventura dei protagonisti ad attente spiegazioni scientifiche, estremamente veritiere, che servono alla trama per sviluppare l'azione in corso. Una bella sfida che ci ha stimolato e appassionato senza compromessi da cui è nato il racconto “Melissa Project”. Siamo contenti di aver partecipato. Bad Prisma è sicuramente un’antologia unica nel suo genere, che raccoglie le migliori menti “malvagie” e spietate in circolazione. Un’antologia già di culto come il personaggio che ne è protagonista.>> 

Il racconto conclusivo dell’antologia s’intitola L’ultima fine d’estate. E’ stato scritto da Claudia Salvatori, alla quale (inevitabilmente!), ho chiesto:

Il libro si chiude con il tuo racconto: portando Melissa "all'ultimo giorno dell'umanità", hai ideato le ultime immagini in un progetto che, abbiamo visto con Danilo, è qualcosa di differente da un'antologia. Più un piacere che una responsabilità, ne sono convinto. Una curiosità: per l'onere dell'epilogo (sempre che lo sia, non ho ancora letto il libro), sei stata scelta o ti sei offerta volontaria? E come ti sei trovata con Melissa? 

<<L'idea di portare Melissa alla fine del mondo è stata mia, e Danilo l'ha approvata. Per lo svolgimento mi sono mossa autonomamente, sviluppando i temi gnostici che mi sono cari e trasformando Melissa in una figura di redenzione. Perciò in questo senso si può dire che il racconto conclusivo sia ottimistico. Non condivido l'impostazione Melissa/Male Assoluto. Melissa è un'entità sanguinante che ha subito l'offesa del Male, e ne chiede il prezzo. Purtroppo, il prezzo non è quasi mai pagato dai colpevoli diretti, ma da altri innocenti. Stavo pensando proprio in questi giorni al Giudizio Universale, tutta quella faccenda con gli angeli che suonano e le tombe che si scoperchiano... il significato è che TUTTA l'umanità deve uscire dalle tombe, cioè dalle tenebre del Male, e non c'è salvezza se uno solo ne resta fuori. Perciòòò ci vediamo alla fine della mondo.>>

Se non vi bastasse (ma anche vi dovesse sembrare sufficiente!; ) ) quanto qui esposto, vi consiglio senz’altro di raggiungere il sito ufficiale dell’antologia:  http://badprisma.horror.it/.

Alla prossima!

 

AAVV, a cura di Danilo Arona – Bad Prisma. Epix, Mondadori. In edicola, agosto 2009.

 

Recensione a cura di Angelo Benuzzi in libri/8503/