Dove sei quando scrivi? Sia fisicamente che mentalmente

La prima stesura dei miei testi la scrivo su iPad, per cui fisicamente mi trovo dove capita, a letto, su un treno, al tavolino di un bar. Con la mente, invece, almeno quando le cose girano per il verso giusto e l'ispirazione mi sostiene, sono nel mondo che sto raccontando e, di volta in volta, nella testa di uno o l'altro dei personaggi che vi si muovono.

Come scegli le tue vittime, e i tuoi assassini?

Le vittime generalmente è la storia stessa a dettarle, le seleziono assecondando le esigenze della trama. Per l'assassino, invece, la faccenda è un po' più complicata: l'ideale è che sia un personaggio presente sin dalle prime pagine accanto ai protagonisti ma, per un motivo o per l'altro, difficilmente sospettabile.

Qual é il tuo modus operandi?

Faccio un meticoloso lavoro preparatorio, sia a livello di documentazione che di elaborazione della trama e caratterizzazione dei personaggi. Solo quando sento di padroneggiare completamente tutti gli elementi della storia che ho in mente mi metto a scrivere. Nel caso del mio primo romanzo, "La stazione", uscito lo scorso anno per Giunti, ciò ha richiesto anni, mentre per il secondo, a cui sto lavorando attualmente, dovrei cavarmela con sette-otto mesi. Poi, una volta terminata la prima stesura, forse per deformazione professionale (faccio l'editor alla Marsilio), mi rileggo ripetutamente, fino alla nausea, correggendo e limando il testo finché non mi ritengo vagamente soddisfatto.

Chi sono i tuoi complici?

Scrivere è un'attività per lupi solitari non per animali da branco. Se uno scrittore ha dei complici, tuttavia, questi sono sicuramente i lettori, che accettano di stare al gioco e, leggendo, contribuiscono a dare corpo e vita alle vicende immaginate dall'autore.

Che rapporti hai con i tuoi lettori e le tue lettrici? Avanti, parla!

Un tempo l'unica occasione di confronto diretto con i lettori erano le presentazioni, ma adesso, con la rete e i social, le opportunità di contatto e di scambio si sono moltiplicate. Trovo molto stimolante ricevere feedback diretti da parte dei lettori, e rimango puntualmente sorpreso dalla varietà di reazioni che un romanzo riesce a suscitare e da come coloro che lo leggono ci trovino cose sempre diverse, a cui magari l'autore non aveva nemmeno pensato.

Che messaggio vuoi dare con le tue opere?

Non escludo che da ciò che scrivo si possano anche estrapolare dei messaggi, ma non è innanzitutto per quello che lo faccio. Più che un messaggio, a me interessa offrire un'esperienza, coinvolgere il più profondamente possibile i lettori nelle vicissitudini dei miei protagonisti facendogli provare emozioni forti e intense.