L’unico personaggio femminile che ricorre in ogni romanzo è l’evocazione della moglie morta, con la quale il commissario ha frequenti dialoghi interiori. Perché questa scelta letteraria?

Il ricordo della moglie è la parte più intima e inviolabile dell’intimità di Rocco. Rappresenta quello che è stato, la sua parte migliore che non tornerà mai più. Rocco è un passionale, uno che si nutre di grandi emozioni. Non riesce a colmare un vuoto interiore e quindi parla con la moglie, ma è un modo per riempire il vuoto che ha in casa e dentro di sè. E’ uno stratagemma per far vedere al lettore altre sfaccettature della personalità del mio personaggio.

Le altre donne con cui si accompagna per breve tempo non sono altro che diversivi nella sua vita.

Dopo la morte di una donna che ha amato profondamente ha perso la chiave di lettura del mondo femminile e lo teme. non è più capace di interpretare l’universo femminile. Non è vero il contrario, le donne intuiscono quello che sta dietro la sua scorza e lo capiscono, ma lui ne ha paura e fugge. Non è più strutturato psicologicamente e culturalmente a comprenderle.

In “Non è stagione” c’è un personaggio di ragazza molto forte, reattiva alle avversità.

Ho voluto mostrare una donna giovanissima con la stoffa del leader. Anche nel secondo romanzo “La costola di Adamo” le protagoniste erano donne e il tema trattato era la violenza sulle donne. Penso che il rapporto con le donne sia fondamentale in qualsiasi società.