La dea cieca di Anne Holt, Einaudi 2010.

Eccone un’altra a rinforzare le fila delle donne poliziotto. Arriva dopo un bel po’ di pagine “L’ufficio apparteneva a Hanne Wilhelmsen. Era una donna straordinariamente bella, da poco promossa al grado di detective”. Dieci anni alla centrale di Oslo, grande personalità, lodata da tutti, ha “scavato una fossa profonda tra lavoro e vita privata”. Ama un’altra donna, la dottoressa Cecilie, con la quale convive da diciannove anni senza che gli altri lo sappiano (o fanno finta di non sapere?). Stacanovista da far paura lavora perfino la domenica. In garage una Harley-Davidson tutta rosa che mette tenerezza.

Andiamo al sodo. Tutta la vicenda da lunedì 28 settembre a lunedì 14 dicembre e dunque un frescolino niente male (freddo, insomma). Due morti ammazzati, uno spacciatore e un avvocato che forse hanno qualcosa in comune. Ragazzo olandese che si auto accusa del primo delitto e vuole come avvocato difensore la signora Karen Borg che ha scoperto il cadavere. Amico di Karen e compagno di lavoro di Hanne, Håkon Sand attratto dalle due donne, in particolare la prima, e già ci si immagina come andrà a finire.

Aggiungo Peter Strup presidente dell’Associazione degli avvocati difensori che vorrebbe per sé il caso, il solito giornalista Fredrick Myhreng che si occupa della nera in stretta relazione con la polizia (indaga anche per conto suo), qualche foglietto con cifrario da decifrare, una aggressione alla nostra Hanne, una potente organizzazione che gestisce il traffico di droga con relazioni tra gli alti papaveri e l’assillo per scoprire il capobanda. Alla fine chi si trova in pericolo è proprio Karen. Riuscirà a salvarsi?

Attraverso l’indagine viene fuori il classico spaccato della società, in questo caso norvegese, con tutte le magagne possibili fra cui le condizioni terribili delle carceri, la critica alla squadra Narcotici che spesso infrange le regole, il problema della droga, la critica alle procedure processuali e quella alla informazione, il marcio nelle alte sfere. Insieme alle solite peripezie sentimentali.

Buona la scrittura, schema usuale, cose lette ad abundantiam  con la nostra Hanne che pare promettere e non mantiene. Il libro è del 1993 e si sente.