Un grandissimo piacere vedere su Segretissimo questo romanzo di Al Custerlina che avevo apprezzato moltissimo anche nella prima edizione. Vi propongo un'intervista al suo autore che idee molto chiare (e da me condivise) sulla narrativa thriller, noir e la spy-story.

Una volta le chiamavano 'le domande brucianti'. La parola ad Al

Qual è stato il tuo percorso di narratore? Raccontaci come sei passato da lettore a scrittore.

Nell’estate del 2003, mi sono rotto una gamba in montagna. Quattro fratture che mi hanno costretto a letto per tre mesi. In quel momento mi è scattata la molla, mi sono armato di portatile e via. Il primo anno di prove di scrittura, però, non mi ha soddisfatto, perché avevo preso la cosa un po’ sottogamba; ). Allora, all’inizio del 2005, ho iniziato a fare sul serio: ho pianificato, ho studiato e ho cominciato a tessere una rete di relazioni sociali di carattere editoriale. Dopo quasi 4 anni di duro lavoro, ce l’ho fatta a pubblicare.

Balkan Bang approda su Segretissimo ma non è una spy story tradizionale. Come vedi il suo inserimento nella collana e come vedi l’evoluzione del genere spy che va sempre di più mescolandosi con il nero e l’avventura?

Credo che i tempi siano più che maturi per i generi che si contaminano. Io sopporto la purezza solo nel whisky, per il resto mi piacciono i cocktail. Agitati non mescolati, s’intende. La spy story ha ancora bisogno di evolversi e non solo perché si evolvono gli scenari internazionali, ma perché si evolve tutta la società in cui viviamo. La storia va avanti e chi si ferma è perduto. Anche il giallo, per dire, avrebbe bisogno di una bella agitata.

Quali sono i tuoi modelli cinematografici e letterari?

Tarantino, Ritchie, Woo, Peckinpah, i polizieschi e i western all’italiana per il cinema. Serie come The Shield o Police Story (quella anni ‘70) per la televisione. Leonard, Manchette e Lansdale (quest’ultimo in misura minore) per la letteratura di genere estera. Scerbanenco, Di Marino e Altieri per quella italiana, e non è una marchetta.

Naturalmente, guardo e leggo molto altro, non sono per niente monomaniaco nelle mie scelte.

Parlaci un poco del lavoro di ricerca e preparazione che hai svolto per questo romanzo.

Avevo principalmente due problemi da risolvere: mantenere equilibrio sulle questioni etniche che scuotono i Balcani da che mondo è mondo, e capire bene com’è il rapporto tra le forze in campo (criminali, forze dell’ordine e società). Mi sono documentato con pubblicazioni di carattere saggistico, con il web e poi sono andato a fare un viaggetto (non di piacere ma mirato alla scrittura) a Sarajevo e dintorni.

I personaggi sono il fulcro dell’azione. Presentaci in una breve carrellata quelli che senti più importanti per la tua storia.

Zorka, la più amata dai lettori maschi (e da qualche femmina, anche), esagerata biondona sado-maso, killer spietata per passione, cattiva fino al midollo. Il Segretario, mente eccelsa con una debolezza per il potere. Lovro, poliziotto tracciato sulla falsariga degli sbirri da strada degli anni ’70. Emir, il compare di Lovro, un pivello che però impara velocemente, anche troppo. L’Ombra, uomo di potere uscito di testa durante la guerra. I due anziani boss, Cedomir e Karel, che rappresentano la vecchia Jugoslavia.

A cosa stai lavorando in questo momento?

Ho appena finito di scrivere Mano Nera, che vedrà la luce a fine maggio, per i tipi di Baldini Castoldi Dalai. E dalla prossima settimana mi butto a pesce sul seguito di Balkan bang!.

Ci piacerebbe sentire la tua opinione sulla narrativa d’intrattenimento in generale e sul lavoro di scrittore nella tua esperienza.

Domanda che nasconde una certa complessità. Molte volte, nel passato (anche recente), ho partecipato a discussioni in rete all’interno delle quali la gente si scannava su questo tema. Una dura lotta tra i partigiani dell’alta letteratura, che considerano la narrativa d’intrattenimento al pari di un dolcetto da hard discount, e i sostenitori di quest’ultima, che in parte si sentono relegati in una specie di purgatorio. Numerosi sono i casi di scrittori, che dopo aver avuto successo con qualche poliziesco, aspirano al passaggio dal purgatorio al paradiso, cimentandosi con romanzi che una certa ristretta cerchia di “illuminati” considerano “vera letteratura”. Altrettanti scrittori, però, non credono di stare in un purgatorio e rivendicano fieramente la loro appartenenza a un tipo di letteratura molto amata dai lettori (e le classifiche di vendita lo dimostrano). Sapete cosa vi dico? Come diceva Forrest Gump, “stupido è chi lo stupido fa” e io credo che di scrittori e critici di questo tipo, in Italia, ce ne fin troppi. Voi fregatevene e leggete quello che vi piace. Insomma, è la stessa differenza che passa tra gli U2 e Uto Ughi. Non credo che i primi aspirino a diventare il secondo, come non credo che gli amanti della musica si dividano nettamente tra ascoltatori Pop e ascoltatori Classici (o Jazz eccetera). Io, per esempio, so ascoltare entrambi con gran gusto e soddisfazione.

Riguardo alla mia (ancora breve) esperienza di scrittore, direi che si tratta di un mondo dominato dagli squali, come del resto succede in molti altri mondi che ho frequentato. Nel caso specifico, però, la fortuna del settore editoriale è che gli squali che lo popolano sono anche ciechi, per cui ci si può destreggiare bene per evitarli. Sempre che anche tu non sia cieco.

Uno slogan per invogliare i lettori a leggere Balkan Bang!

Se non è piaciuto ai “parrucconi”, di sicuro piacerà a voi!