www.sugarpulp.it

In generale sono molto incuriosita dagli ossimori. E, com’è logico, Sugarpulp ha destato il mio interesse fin da quando ne ho sentito parlare la prima volta. In quel nome c’è il suo shining, una natura non doppia ma ambivalente, fluida ma rigorosa, una dark side che completa la sua light side macchiandola di rosso, con stile deciso e con la padronanza di un italiano svincolato da manierismi obsoleti.

Ma cos’è questo Sugarpulp?

Intanto, a mio avviso, è un movimento letterario con tutti i crismi. Uno di quelli che scuotono il panorama letterario perché portano venti nuovi, passione, la dedizione all’idea. Niente rarefazioni o astrattismi vuoti, bando alle ciance e bando ai solipsismi. Gli elementi sono pochi ma intensi e calibrati al millimetro: una territorialità veneta intesa in senso lato, l’apertura critica a 360 gradi, lo sguardo non catalizzato su un punto fisso, ma che sconfina nell’internazionalità.

Poi c’è polpa ma anche sostanza. E ci sono delle menti.

Trovo straordinario il fatto che, in questi tempi gassosi, un gruppo di amici col traviamento della letteratura si sia messo a tavolino e abbia dato vita a qualcosa di concreto. Qualcosa che ha in sè germi rivoluzionari.

Eccoli, i sovversivi:

Matteo Righetto, docente di lettere e scrittore onnigrafo, artefice del Manifesto Sugarpulp. Ma soprattutto Righetto è uno scrittore che ha dato eccellente prova nel polenta-western veneto “Savana Padana”.

Matteo Strukul, laureato in legge, redattore per alcune riviste musicali e già responsabile dell’ufficio stampa della casa editrice Meridiano Zero.

A loro vanno aggiunti i molti collaboratori, ovvero lo "Sugarpulp Crew" tra cui menzionerei Giacomo BrunoroMichele Fiano, grande lettore e grande recensore e, per dare un tocco di rosa, l’insegnante di lettere che ama scrivere e dipingere, Elena Girardin Vicentina. Tutti gli altri sono qui: http://www.sugarpulp.it/chi-siamo

Prima ho usato a buon motivo l’espressione “movimento letterario”. Movimento perché si tratta di una corrente che s’intromette in una realtà letteraria ben precisa e muove, appunto, modificando, rinnovando, a volte scuotendo. E per farlo, occorre un momento pratico (la produzione di testi e “Savana Padana” docet) e un momento teorico. Quest’ultimo ha avuto la sua genesi nel celebre Manifesto Sugarpulp, di cui ora diamo un breve stralcio (ma che si può leggere interamente qui: http://www.sugarpulp.it/manifesto)

«Sugarpulp è narrazione a duecento all’ora, è scrittura montata in modo ipercinetico, è dialogo-azione-dialogo-azione, è un modo di scrivere che mescola il linguaggio cinematografico della sceneggiatura con i profumi di sangue e zucchero della Bassa...

Sugarpulp non accetta le storie di riflessione, i solipsismi, le contemplazioni dell’ombelico. Sugarpulp vuole mandare a memoria la lezione americana della spettacolarizzazione della scrittura, prendendo a modello le nuove avanguardie di una new wave a stelle e strisce che annovera nelle sue file autori di grande successo come Cormac McCarthy, Joe Lansdale, Victor Gischler, Elmore Leonard. Sono solo alcuni esempi, certo, ma i modelli citati costituiscono il calco di un imperativo: creare una narrativa giovane, fresca, veloce, che racconti storie slabbrate, rabbiose, piene di humour nero e dissociazioni mentali.

Le storie Sugarpulp sono girandole impazzite, sono pastiche di piombo e noir, di tradimenti e devianze...»

Non credo sia casuale che questo originale movimento letterario sia sorto proprio in questi anni. Anni che hanno visto irrigidirsi i generi in schematismi facili, anni in cui la cultura ha subìto pluriattentati e appiattimenti da parte dei mezzi di comunicazione di massa (primo tra tutti la televisione), e in cui abbiamo registrato l’inasprimento di chi si misura in idee contrapposte: non più confronti alla pari ma lotte spesso sleali. Ciò è avvenuto su diversi fronti (tra cui non esente è quello politico).

Se sopra ho parlato dello shining, della luccicanza di Sugarpulp, devo ora ammettere che io non so quale sarà la portata concreta di questo movimento, certo non si erge con presunzione al di sopra dei grandi, semmai li tiene come esempio. Le barbabietole Sugarpulp sono consapevoli di inserirsi in un contesto in cui convivono voci significative di autori fondanti. Quindi non so cosa accadrà, dicevo. Preferisco sempre far parlare i fatti che lanciarmi in avventate profezie. Però una cosa la posso dire. Che è senz’altro degno di encomio il fatto che un gruppo di ragazzi (nessuno arriva ai quarant’anni) letteratura-dipendenti abbia avuto l’idea di trovarsi, discutere, accogliere, rinnegare, accendere micce letterarie. E fare tutto questo con la convinzione di chi crede nelle proprie idee.