Marco Vichi ha vinto il Premio Giorgio Scerbanenco 2009 - La Stampa con il romanzo Morte a Firenze (Guanda).

Il premio gli è stato conferito nel corso del Courmayeur Noir in Festival.

Nella motivazione la Giuria, composta da Cecilia Scerbanenco, Valerio Calzolaio, Loredana Lipperini, Carlo Oliva, Gianfranco Orsi, Sergio Pent, Sebastiano Triulzi, John Vignola, Lia Volpatti parla di "una storia di ampio respiro e di impegno civile insieme amara e dolente", e di "spessore e complessità umana del personaggio, grazie ad una scrittura nitida ed efficace".

La giuria ha anche attribuito una menzione speciale a Elisabetta Bucciarelli per Io ti perdono (Kowalski - Colorado Noir), "per l'originalità della scrittura e l'analisi psicologica".

Oltre Marco Vichi e Elisabetta Bucciarelli, gli altri finalisti erano Donato Carrisi con il romanzo Il suggeritore (Longanesi), Ugo Barbàra con il romanzo In terra consacrata (Piemme) e Maurizio De Giovanni con il romanzo Il posto di ognuno (Fandango).

Marco Vichi è nato nel 1957 a Firenze e vive nel Chianti. È autore di racconti, testi teatrali e romanzi, tra i quali quelli della fortunata serie del commissario Bordelli.

Morte a Firenze di Marco Vichi (Guanda) Pag. 348 - € 17.00:

Firenze, ottobre 1966. Non fa che piovere. Un bambino scompare nel nulla e per lui si teme il peggio, forse un delitto atroce. Il commissario Bordelli indaga disperatamente, e durante le indagini arriva l’alluvione...

La notte del 4 novembre l’Arno cresce, si ingrossa, va a lambire gli archi di Ponte Vecchio, supera gli argini e la città è travolta dalla furia delle acque. Le vie diventano torrenti impetuosi, la corrente trascina automobili, sfonda portoni e saracinesche, riversando nelle strade cadaveri di animali, alberi, mobili e detriti di ogni genere. Mentre la città è alle prese con quella inaspettata e inimmaginabile tragedia, il delitto sembra destinato a rimanere impunito, ma la tenacia di Bordelli non vien meno...

Un brano:

"Il ragazzino era scomparso mercoledì mattina dopo essere uscito dal Collegio delle Querce, durante una pioggia torrenziale... Una squadra di guardie aveva interrogato gli abitanti delle case lungo l’intero tragitto che andava dal Collegio alla villa dei Pellissari, senza tralasciare via Aldini. Solo una vecchietta aveva visto dalla finestra un ragazzino che camminava svelto sotto la pioggia all’angolo tra viale Volta e via della Piazzuola, più o meno all’una e un quarto. L’abbigliamento, il colore della cartella e l’orario non lasciavano dubbi: il ragazzino era Giacomo Pellissari. La vecchietta era stata l’ultima a vederlo, e la sua testimonianza aveva eliminato ogni ombra di dubbio sulla sincerità del bidello. Non era venuto fuori nient’altro, ma c’era da aspettarselo. Quando Giacomo aveva lasciato la scuola era ora di pranzo, pioveva a dirotto, e ognuno pensava ai fatti suoi.

Le foto del ragazzino erano apparse sui quotidiani ed erano state trasmesse dai telegiornali del Nazionale e del Secondo Programma, ma per il momento non si era fatto avanti nessuno. Possibile che un ragazzino potesse scomparire così?"