E' l'antesignano dei thriller storico-esoterico-complottardi oggi tanto in voga, e si situa da qualche parte tra Il pendolo di Foucault di Umberto Eco e Il codice Da Vinci di Dan Brown. Flicker di Theodore Roszak - noto saggista esperto di controcultura, autore anche di un altro paio di romanzi - è stato pubblicato originariamente nel 1991 negli USA, dove è stato per anni fuori distribuzione continuando però a essere oggetto di un tenace culto sotterraneo (in rete si trovava chi era disposto ad acquistarne una copia usata per più di cento dollari). Del romanzo si è cominciato a riparlare dopo che il regista Darren Aronofsky (Pi, Requiem for a Dream) aveva espresso l'intenzione di farne un film, ed è recentemente stato tradotto con successo in Francia, in via di ristampa in America e di pubblicazione in Gran Bretagna e qui da noi, dove la sua uscita è imminente con il titolo La congiura delle ombre (Rizzoli). Quello che rende straordinario il libro, in cui si immagina che l'intera storia del cinema sia nientemeno che una gigantesca e antichissima cospirazione per annientare la razza umana, è che si tratta di quello che si potrebbe definire un "thriller filologico", capace di tenere con il fiato sospeso per oltre cinquecento pagine senza ammazzamenti, inseguimenti ecc. e con poca azione in senso stretto, semplicemente seguendo le ricerche che il protagonista svolge sul cineasta immaginario Max Castle, geniale e dimenticato regista maledetto di inquietanti pellicole di serie B, di cui nel corso della narrazione viene descritta l'intera opera cinematografica, praticamente inquadratura per inquadratura. Sofisticato ed erudito, considerato da molti uno dei migliori romanzi sul cinema mai scritti, è un libro tutto da leggere (un must per i cinefili) e un esempio di quello che può dire e dare la forma thriller se chi la utilizza ha coraggio, idee e talento.