In un'intervista sul nostro Thriller Magazine lo scrittore Giulio Leoni (www.giulioleoni.it) si svela ai propri lettori...

Non sono stato un lettore precoce. Arrivai sul mio primo banco di legno (quelli di Pinocchio, con tanto di buco per il calamaio) armato soltanto di un grembiule con fiocco bianco e di un astuccio con gomme e matite, del tutto ignaro dei misteri della parola scritta. In compenso capii subito che per qualche motivo C e A facevano CA, N e E facevano NE, e che tutto insieme veniva fuori CANE, con tanto di appendice scodinzolante.

Forte di questa illuminazione, il passaggio a Metempsicosi e Paradigmatico fu relativamente facile e già prima di Natale avevo dato l’assalto alla libreria paterna, una sorta di orrore neogotico nero, chiuso da ante di vetro a bolli che pareva uscito dal set della Cena delle Beffe. Ma poiché quello era un terreno di caccia riservato ai grandi, fui pilotato verso una cassa lasciata in casa da uno zio materno, piena di libri di Salgari, Verne, dispense di Petrosino rilegate e soprattutto Le mille e una notte di Nerbini, quella con i disegni osé e i djin tradotti come geni. Cosa che, insieme con i primi turbamenti erotici, mi ingenerò alcune perplessità non riuscendo a capire che cosa ci fosse di geniale nel farsi chiudere in una lampada. (Giulio Leoni)

L'intervento integrale lo trovate in rubriche/8061