Una serie di delitti si susseguono tra le mura di una clinica – reggia per donne affette da disturbi collegati alla sfera sessuale. Un’ombra ammantata di nero si aggira tra i corridoi spiando le sue future vittime. Principale sospettato è uno dei responsabili della clinica, uno psichiatra legato a una delle pazienti da una morbosa e segreta relazione. In un turbinio di dubbi che ci guida fino al colpo di scena finale, tutti, comprese le stesse pazienti, potrebbero essere sospettati.  

Ancora una pellicola dimenticata di Fernando di Leo e riportata alla luce, con un accurato lavoro di restyling, dalla Raro Video in collaborazione con la rivista Nocturno. Inutile continuare a rimarcare gli elogi per l’opera di recupero più che esegetica che l’etichetta porta avanti da ormai sei mesi. Il film in questione, La bestia uccide a sangue freddo, però, segna questa volta una battuta d’arresto quanto a giudizio di critica. Di Leo si cimenta, con questa opera, con un genere che gli è ancora abbastanza estraneo: il thriller gotico di stampo argentiano. Il film si inserisce, nella filmografia dell’autore foggiano, tra il violento I ragazzi del massacro e il perfetto Milano Calibro 9, due produzioni Noir-Gialle di enorme interesse. Per stessa ammissione dell’artista, evidentemente poco attratto dall’Argento-Movie, La Bestia uccide a sangue freddo nasce dall’esplicita richiesta di girare un film che cavalcasse l’onda di entusiasmo popolare esplosa dopo i primi due film del Dario nazionale. Girato in poco più di due settimane, quasi completamente in interno, il lavoro sconta una svogliatezza e un gap empatico di fondo, che si traducono, sulla pellicola, in una lentezza insolita per le opere di Fernando di Leo e in una sensazione di piattezza che pervade trama e intreccio. Se in nuce la trama può dimostrare una serie di spunti intelligentissimi e tipici dell’autore, come l’interesse per tematiche collegate alla “devianza sessuale” – così com’era intesa al tempo, e per l’indagine continua sul lato oscuro della “borghesia” italiana, il lavoro di trasposizione in pellicola risulta lento, annacquato, a volte innaturale nello sciogliersi sullo schermo. La stessa recitazione dei protagonisti, pur a dispetto di un cast esplosivo che annovera tra i “mattatori” Klaus Kinski, Rosalba Neri e Monica Stroebel, risulta spesso svogliata, quasi solivaga e spesso votata più a un autocompiacimento che al giusto funzionamento della macchina-film. Il granitico Klaus, maschera perfetta, si dimostra quasi solipsistico, auto-referenziale, spesso sembra quasi capitato per caso sul set. Un flop totale? Non è esatto. La bestia uccide a Sangue freddo resta comunque un prodotto piuttosto originale, con spunti di sceneggiatura e regia interessanti e con un montaggio davvero ben fatto. La mano di Fernando di Leo, il suo gusto per il “vagare” curioso della macchina da presa lungo le scene, un certo studio ben calibrato sulla psicologia dei personaggi e soprattutto un uso avvincentissimo delle musiche riescono comunque a fare del film un prodotto commercialmente godibile e spendibile. Un Thriller gotico, insomma, nato per forza, girato quasi per sbaglio, ma che si sa difendere bene da tanta inutile produzione che, in quegli anni, cercò di cannibalizzare le opere di Argento e il successo del Maestro romano, producendo una serie di inutili filmetti fotocopia.

Extra

Trailer, scheda biografica e filmografia di Fernando di Leo. Documentario Le memorie di Lady Frankenstein e documentario Il manicomio della paura. Il primo è una lunga ed interessante video-intervista a Rosalba Neri, il secondo è un servizio sul film con interviste al regista e ad alcuni attori e collaboratori di Fernando di Leo