Come si fa a scrivere un romanzo a due più quattro mani? Non a sei mani, badate bene, ma 2+4, che è una cosa leggermente diversa. A ciò aggiungete che i tre autori hanno lavorato a un secolo di distanza l'uno dagli altri. Ce ne sarebbe abbastanza per commentare l'operazione con un laconico "uh?", ma se dietro a questo curioso esperimento letterario ci sono Fruttero & Lucentini, allora si può stare tranquilli che si è di fronte a un piatto inusuale ma saporitissimo e molto, molto nutriente.

Il 9 giugno 1870 Charles Dickens muore nella sua casa di Gadshill lasciando irrisolto Il mistero di Edwin Drood, che da quel momento diventa il più intrigante, affascinante, dibattuto romanzo della letteratura inglese. Perché con questo romanzo Dickens si era cimentato col nascente genere poliziesco, ma ahimé, facendo mancare i capitoli finali e quindi lasciando generazioni di lettori a lambiccarsi sull'identità del colpevole.

Cent'anni dopo, o giù di lì, gli irripetibili Fruttero & Lucentini imbastiscono un complesso processo indiziario per tentare di capire quali possano essere gli sviluppi più plausibili della storia. Indicono così una vera e propria conferenza a cui invitano fior di esperti. Giallisti? No. Poliziotti? Nemmeno. I convenuti per risolvere il mistero dickensiano - magia della letteratura e soprattutto dei consistenti fondi di alcuni sponsor giapponesi - sono gli investigatori di ogni tempo e paese. Come se tentare di risolvere l'enigma intorno a Edwin Drood non fosse già sufficiente, ecco intervenire al dibattito Holmes e Dupin, Padre Brown e Maigret, Marlowe, Wolfe, Poirot e molti altri ancora.

Il libro si sviluppa a fasi alternate: prima un capitolo scritto da Dickens, poi i tentativi di analisi condotti dagli esperti riuniti in convegno. Su questo doppio binario si muove un intelligente meccanismo di chiarificazione progressiva del testo originale, una analisi compiuta con impressionante rigore filologico (né ci si poteva aspettare di meno, d'altronde) ma proposta al lettore con la freschezza di un ironico divertissement accademico.

Alla fine non mancheranno nemmeno le sorprese, pur se l'individuazione del colpevole e quindi la risoluzione del mistero appariranno perfettamente consistenti e convincenti. Insomma, La verità sul caso D. è un libro a più strati che, come una torta farcita, merita di essere gustato da cima a fondo nella varietà dei suoi ingredienti così diversi.