Scritto nel 1950 e da allora tradotto in italiano con diversi titoli, questo romando di Helen McCloy approda ora nella preziosa collana "I bassotti" della Polillo. Come in uno specchio è il titolo più indicato e traduce, alla lettera, l'originale Through a Glass, Darkly, di derivazione biblica.

La storia vede come indagatore di turno Basil Willing, che compariva già in altri romanzi di questa autrice. Il vero protagonista di tutta la vicenda, però, è un mistero, e un mistero bello grosso, tanto da far dubitare fino all'ultimo se siamo nel campo del thriller sovrannaturale e non, come pensavamo, in quello del giallo classico.

Con un sapiente montaggio e una scansione perfetta degli avvenimenti, la McCloy ci racconta infatti la vicenda sempre più inquietante di questa giovane maestrina, allontanata apparentemente senza un motivo dall'istituto in cui lavora. Ben presto vengono a galla misteri insondabili che sfidano la certezza dei personaggi (e anche quella dei lettori) su quanto sia salda la realtà in cui credono. Non c'è nemmeno bisogno di un morto per iniziare le indagini, perché quando ci si mette di mezzo un doppelganger, ossia il doppio fantasmatico di un vivente, c'è già abbastanza mistero per mettere in moto una catena di eventi dai risvolti imprevedibili.

Come in uno specchio afferisce a quella corrente di gialli classici (di cui John Dickson Carr è stato insuperato maestro) che giocano con il concetto di sovrannaturale, e che fino all'ultimo lasciano in sospeso il lettore circa la possibilità di spiegare razionalmente tutto quanto sta accadendo. Da questo punto di vista il romanzo della McCloy mette nel piatto una posta molto alta (il doppelganger è davvero difficile da spiegare!) ma al contempo si conclude con una perfetta quadratura del cerchio, riuscendo a tirare tutte le fila del mistero in maniera impeccabile. Molto curata infine anche la caratterizzazione psicologica dei personaggi: perché, diciamocelo con franchezza, spesso questo genere di romanzi mette in scena dei meccanismi tecnicamente ineccepibili, ma tuttavia poco pratici nella realtà (perché architettare un piano così complesso e barocco, quando per far fuori una persona basta spararle in un vicolo?). Ecco, anche da questo punto di vista Come in uno specchio è molto sensato, e richiede una sospensione dell'incredulità decisamente accettabile. Alla fine della lettura si ha insomma un piacevole e appagante senso di sazia compiutezza, che è quanto di meglio si possa chiedere a un romanzo come questo.