Beh, io non mi faccio mettere i piedi sopra da un imbecille qualsiasi, anche se si chiama direttore generale. Bianconi sì che era un direttore, capace e non presuntuoso. È andato in pensione e ha lasciato un vuoto “che sapremo colmare, nell’interesse dell’azienda” aveva detto l’amministratore delegato. Poi ci aveva presentato questo dottor Bontempi, “bocconiano doc: ci è costato un totale. Ma li merita”. Un vanesio presuntuoso. La prima cosa che ha fatto è dimezzare l’ufficio: se un lavoro si fa in dieci, è segno che si può fare anche in cinque. Tutto finito: sigaretta, pausa caffè, commento partita. Io me la sono cavata perché ha scoperto che mi intendo di meccanica: da allora è tutto un riparare vecchi trenini, automobiline. È un collezionista e compra in continuazione: io riparo, restauro e lui scambia e vende.

Ho un ufficio da solo, ma devo lavorare anche a casa. Mia moglie dice che potrei licenziarmi e vivere di queste riparazioni. Ma mi manca il coraggio: sono abituato al posto fisso e ormai ho più di cinquant’anni.

Il dottor Bontempi è anche poco riconoscente. Non perde occasione per sfottermi davanti a tutti con allusioni a un mio stage a Rowaniemi nel laboratorio di Babbo Natale. Ma ha passato il segno quando l’ho sentito dire “poveretto lo tengo per pietà, non sa fare niente. Per non umiliarlo gli faccio fare qualche lavoretto per i miei bambini”. “Eh no! Hai passato il segno!”

Ho deciso allora di farlo fuori. Niente Bontempi, niente torture, nuovo direttore: tutto come prima.

È un vanesio, il gioco è facile. Un bell’orologio a cuccù, meccanismo modificato da me: invece dell’uccellino alle diciannove in punto esce la canna di una pistola che gli vuota il caricatore addosso. Sono davvero un meccanico di precisione.

L’ha detto lui, mostrandomi la poltrona davanti al caminetto a casa sua: “Vede Pasquale, qui alle 19 di ogni sera mi godo in pace la mia pipa Savinelli oro e qui...” mi fa mostrandomi la parete vuota “... qui un bel foresta nera orologio a cuccù, ne sto cercando uno adatto”. Eh sì, lì,  proprio dove deve stare. Come farcelo arrivare? Semplice. Un regalo dell’amministratore delegato. Basta prendere uno di quei biglietti sempre pronti. “Con la riconoscenza mia e dell’azienda  Avvocato Filippo Mariani”. Un bel pacco davanti alla porta della villetta dove abita e alle 19 in punto e ciao Bontempi.

Piano stupendo, ben congegnato, mirabilmente eseguito. Elementare Watson.

Oggi sono di buon umore: chissà perché. E mi viene voglia di trattenermi in ufficio: straordinari! Me li merito!

“Pasquale ti vuole il dottor Bontempi” mi arranca contro Ruggeri, il messo camminatore, sciancato naturalmente.

“Ma non è andato a casa?” faccio io. “Non è metodico, cazzo?!”

“È andato, ma è rientrato di corsa poco fa e ha chiesto se c’eri e se c’eri di andare subito da lui.”

“Pasquale venga venga ecco si piazzi qui davanti alla mia scrivania” Vedo sul tavolo un biglietto. “Con la riconoscenza...”

“Ora si volti Pasquale… ah, quel Mariani me l'ha mandato a casa, ma un regalo dell’amministratore delegato meglio metterlo in ufficio...” Non sento il resto, vedo un orologio a cuccù Foresta Nera. Segna le diciannove in punto. Cuccù bang! Cuccù bang! Cuccù bang! Beh, sono un meccanico eccezionale, altroché!

 

Silvestro Gambi vive a Imola e lavora a Bologna presso la Regione Emilia-Romagna in qualità di esperto occupazionale specialista nell'impresa artigiana e nella piccola impresa. Ha sempre scritto cose di vario tipo per lo più legate ai vari lavori che gli è capitato di fare. Ha una forte formazione classica, oltre che sulle tecnologie e sulla filosofia della tecnica.