Stanco di dar la caccia ai terroristi, Zohan, agente segreto israeliano, inscena la sua falsa morte durante un combattimento contro Phantom, suo acerrimo nemico. Assunta una nuova identità, si trasferisce a New York dove intende realizzare il suo sogno: diventare un parrucchiere…

Demenziale, forse ancor più de La pallottola spuntata (è a questa tipologia che va accostato e non tanto, come è stato fatto, a Borat…) Zohan - Tutte le donne vengono al pettine di Dennis Dugan (Io vi dichiaro marito e… marito), offre svariati momenti nei quali diventa impossibile non ridere (in qualche circostanza l’umorismo diventa un po’ crasso, ma si continua a ridere…).

Il film frulla allegramente con un uso accortissimo degli “effetti speciali”, un argomento incandescente come il conflitto arabo-israeliano che dalla Palestina emigra nella città multietnica per eccellenza, cioè NY, dove gli antichi livori che paiono sopiti, prima risorgono immutati, per poi coalizzarsi contro un nemico comune raffigurato dal palazzinaro di turno (Donald Trump, difficile non pensare a lui…), pronto a sfrattare le piccole botteghe pur di edificare a tutto spiano.

Le gag, in larga parte fisiche (ché il doppiaggio sfuma e appiattisce quelle verbali…), appartengono a due tipologie. La prima fa tappa nel Medio Oriente, con Zohan (Adam Sandler) alle prese col suo acerrimo nemico Phantom (John Turturro), mentre la seconda subentra all’arrivo di Zohan a New York.

Si tratta nel primo caso di combattimenti a mani nude e salti alla Spider Man, in particolare con gambe che arrivano lì dove ti aspetti che arrivino (al corpo avversario…), ma che vi arrivano percorrendo traiettorie che tenendo conto della conformazione fisica umana appaiono come impossibili.

Nel secondo caso si ha a che fare con la sfera prettamente sessuale. La chiave stavolta consiste nel declinare tutte le attività tipiche della professione del parrucchiere in una continua allusione al coito, attività nella quale Zohan coinvolge una popolazione femminile rigorosamente over 70 (elemento quest’ultimo tabù per qualsiasi film mainstream…).

Con un tema e un umorismo del genere, sarebbe stato facile buttare il film in “caciara” o farne un manifesto di maschilismo sfrenato, eppure un’intenzione del genere è quanto mai lontana dallo spirito del film.

Piuttosto i bersagli sembrano altri, e annoverano accanto agli speculatori edilizi tutti i luoghi comuni su ebrei e palestinesi, ma non solo (l’equazione parrucchiere=gay, ad esempio…).

Qualche difetto c’è ovvio (semplificare una situazione in realtà molto complessa), però si scorge un progetto comico da non sottovalutare.