Mario Spezi è stato per oltre un ventennio cronista giudiziario del quotidiano La Nazione, oltre che redattore della pagina culturale e vignettista (la biobibliografia su nuke.mariospezi.it).

Da questa attività sono nati diversi libri non-fiction, tutti molto puntuali e professionalmente validi.

Poi, più di recente, inizia la sua attività di romanziere: l'esordio è il singolare noir psicanalitico Il violinista verde, che è del 1996.

Appena due anni fa - era il 2006 -  comincia la collaborazione con Douglas Preston con Dolci colline di sangue, il romanzo-reportage che fu causa dell'arresto del giornalista italiano e dei conseguenti ventitré giorni da lui passati nel carcere di Perugia nell'aprile 2007. Da qui la drammatica e intensa cronaca Inviato in galera (2007).

Infine la collaborazione tra lo scrittore americano e quello italiano si attiva di nuovo col singolare "assemblaggio", di cui ci parla Mario nell'intervista di qui sotto, The Monster of Florence (2008)

prestonchild.com

The Monster of Florence è stato fin dai primi giorni un grande, incondizionato successo. Il libro, sarà bene sottolinearlo, è non-fiction, quindi soggetto ad una più selettiva valutazione da parte del lettore americano rispetto alla fiction...

C'è stata insomma un vivo interesse, direi quasi una passione, sia nel critico specializzato che nel lettore comune, verso questo libro che parlava del mistero criminale italiano per antonomasia.

Tu come te lo spieghi? Vostra bravura nel "raccontare" una storia complessa e con mille rivoli dispersivi, questo è certo. Ma anche?

Ancora una differenza tra l’editore americano e quello italiano: quest’ultimo volle, nonostante i tentativi miei e di Douglas perché non ci fosse, un assurdo sottotitolo, “Un romanzo sul Mostro di Firenze”; quello americano ha scritto “A true story”, una storia vera. Il nostro, in effetti, è un tipico non-fiction novel.

Ed è la verità che ha attirato l’attenzione del pubblico americano, non solo sulla vicenda dei delitti, ma ancora di più su un’inchiesta lunga 40 anni e non ancora chiusa, che in una convulsione inaspettata ha finito per far cadere chi la raccontava, me e Preston, dentro la loro stessa storia. È l'indagine che dà i brividi: Usa Today l'ha definita "Un surreale film poliziesco in cui Federico Fellini dirige Roberto Benigni". Ma gli americani non hanno trovato niente di buffo nel comportamento di magistrati e poliziotti che hanno calpestato i diritti delle persone.

Per quanto riguarda la nostra “bravura”, un brivido l’ho sentito quando su Time ho letto un parallelo con A sangue freddo di Truman Capote.

 

Visto che The Monster non è tradotto in italiano (e che, almeno a breve termine, non è annunciata la sua traduzione), dovresti cortesemente raccontare al lettore di TM come avete costruito il libro. Sappiamo che il nucleo è formato da Dolci colline di sangue,  inserito nella testimonianza di Douglas, fin dal primo impatto, al suo arrivo a Firenze, con questo caso unico della storia criminale italiana.

Per quanto riguarda una traduzione di The Monster, credo che il problema sia abbastanza complicato sul piano dei diritti. L’editore americano li ha comprati per gli Usa e il resto del mondo, Italia esclusa. Ma il libro è un libro nuovo, nel senso che contiene tutto Dolci colline e molto di più. In pratica esso è diviso in un’introduzione, in cui Douglas racconta la genesi del libro e il suo contatto con l’Italia; in una prima parte, chiamata “The story of Mario Spezi”, che contiene  Dolci colline e, in parte, Inviato in galera; in una seconda parte, “The story of Douglas Preston”, in cui Doug racconta tutto quello che accadde dopo, dal mio arresto fino al processo a Calamandrei, il farmacista di San Casciano.

Vi sono diversi aneddoti di questo straordinario successo che hai condiviso con gli amici, e questo fin dalla prima presentazione al Bryant Park di New York. Ce ne racconti qualcuno?

L’aneddoto più curioso riguarda una passeggiata serale che io e mia moglie Myriam facemmo nel quartiere di Soho a Manhattan, dove abitavamo. Fermi a un semaforo, ci è passato davanti un taxi giallo con la pubblicità luminosa del libro sul tetto. Buffo, ma per qualche attimo non ci facemmo caso. Erano giorni che, tra una presentazione e una seduta di firme del libro, avevamo quell’immagine negli occhi. Ci siano guardati e siamo scoppiati, increduli, a ridere.

Quello che mi ha stupito è come siano coniugate le tecniche di vendita nei grandi bookstores con quelle della vendita copia per copia nelle più piccole librerie dell'enorme provincia americana. Ad esempio, mi ha colpito l'indicazione che Douglas dà al lettore su come rivolgendosi al suo "local bookstore" del Maine può ottenere una copia firmata.

Tutto ciò è nettamente in contrasto, mi pare, con quello che sta facendo l'editore italiano (grande, medio o piccolo che sia).

Il vero lavoro dell’autore, ma soprattutto dell’editore, in America comincia quando il libro è stampato. Se Grand Central Publishing (come ora si chiama Warner Books) ha pagato perché alle entrate di migliaia di librerie ci siano scaffali interi con The Monster, non ha trascurato di inviare una copia in anticipo al più sperduto giornale della più sperduta provincia americana. Se Barnes & Noble, la più grande catena di librerie negli Usa, con i suo 800 punti vendita, ha comprato da sola 50.000 copie, la piccola e famigliare libreria del Maine a Damariscotta ha ricevuto le sue nello stesso giorno. Noi abbiano fatto un tour di librerie per firmare copie (gli americani tengono molto a comprare copie autografate) al ritmo di 5, 6 il giorno, secondo un piano fissato dall’editore e che comprendeva negozi di ogni tipo.

E ora che cosa stai preparando? Per quanto ci puoi raccontare, s'intende...

Sto lavorando da tempo a uno strano romanzo. So da dove sono partito e so dove devo arrivare: non so quale strada dovrò prendere per arrivare in fondo. È un po' come attraversare una foresta o scalare una montagna. So il titolo. Deusdedit, che è il nome di un ragazzo, un nome che una volta si dava ai trovatelli e parla, credo, del problema dell'identità e della memoria in un particolare momento della nostra storia, il passaggio da un'Italia contadina a una moderna. Avvenne tutto in fretta, tra il '60 e il '61. Troppo in fretta e qualcuno soffrì una crisi di identità.

Per la cronaca e le immagini della prima presentazione americana notizie/6553/

corrierefiorentino.corriere.it

Romanzi e saggi di Mario Spezi

Il mostro di Firenze, Sonzogno 1983

Il mito nero di Firenze, scritto con Natsu Kametzu, Shincho, Tokio, 1996

Il violinista verde, Tropea, 1996

Toscana nera, Polistampa, 1998

Il passo dell'orco, Hobby & Work, 2003

Le sette di Satana - Cronache dall'Inferno, Sonzogno, 2004

Dolci colline di sangue, scritto con Douglas Preston, Sonzogno, 2006

Inviato in galera, Aliberti, 2007

Undici delitti in attesa di verità, Mursia, 2008

The Monster of Florence, scritto con Douglas Preston, Grand Central Publishing, 2008