E' affollato questo mese il nostro salotto letterario. Alla sua prima volta editoriale, infatti, ospitiamo la Carboneria Letteraria, un'entità multipla, composta da diciannove autori, un movimento spontaneo che si fonda sull'ozio creativo e che, proprio da questa teoria sociologica, ha prodotto la sua prima opera: l'antologia Primo Incontro (libri/5579). Non è facile parlare della Carboneria, sarebbero troppe le cose da dire; così come non è facile domare in un'intervista un'entità multipla composta da tutti questi scrittori emergenti. Perciò credo che questa volta mi limiterò ad ascoltare il susseguirsi di domande e risposte che si rincorrono disordinatamente in quello che, forse, in passato, è stato un salotto letterario virtuale quasi serio…

Credi ci sia stata una pandemia che ha dato origine al big bang che ha fatto incontrare le schegge impazzite che formano l'attuale Carboneria? Era un incontro predestinato?

Ci sono sinergie olistiche su cui è meglio non investigare... la Carboneria si è sviluppata con uno strano processo a valanga, per addizioni successive che ha fatto incontrare persone con imprevedibili affinità elettive. Per esempio, può capitare di imbattersi in una fascinosa maga con cappello a punta a Lucca Comics & Games, di scoprirla carbonara, e di finire a parlare di Bertrand Russell. Una scena che supera le fantasie dei Monty Python. Insomma, per Aristotele un fenomeno come la Carboneria è il risultato del fatto che ogni elemento, muovendosi verso il proprio luogo naturale, finisce per portarsi anche verso il proprio simile. Secondo Silos von Lager, professore emerito dell'Università di Sickenbad, l'attrazione carbonara è probabilmente da ricollegarsi al prossimo avvento del Giorno del Gran Casino. Ma per questo rimando a un saggio di prossima pubblicazione sul (possibile ma improbabile) prossimo numero di Misteri & Efferatezze.

C'è un rito d'iniziazione per carbonari? Cioè siete come una setta? Oppure fate solo finta di esserlo? O siete una setta e fate finta di esserlo per non sembrarlo?

La Carboneria non esiste. Non è mai esistita. A proposito, di che stiamo parlando? Forse ci avete notato mentre toccavamo i talloni con il gomito, ma era un incontro puramente casuale di estremità irriflessive.

Bene, per entrare nella Carboneria, che è anche una setta di Maghi, devi sostenere l'esame di divinazione, e devi farlo ORA. Eccolo: a questo esame sarai promosso o bocciato?

L'alternativa proposta è brutale e antidemocratica. Noi maghi-carbonari del collettivo di base rifiutiamo queste logiche autoritarie e auspichiamo un approccio più organico alla magia. Il soggetto della divinazione non è il mago singolo ma il collettivo, i destini individuali e collettivi devono coincidere tra loro. Pertanto mi sottoporrò soltanto a un esame di gruppo e accetterò come risultato finale solo una divinazione che indichi alla comunità carbonara e magica il luminoso cammino verso il sol dell'avvenire.

Ma come è possibile che una persona "di una certa età", seria, professionale, media presenza, si trovi in questa compagnia di matti (mezzi o interi), psicopatici, allupati, maniaci del sesso e di altre cose anche più innominabili? mi sorge un dubbio: un essere oscuro si annida nella psiche di individui insospettabili?

Di una certa età in che senso? Tutti noi siamo un po' bambini dentro, no? E poi, matti? Ma come, il muro non serviva a tenere loro fuori? Ah, dici che è per tenere noi dentro? E poi perchè innominabili? La cioccolata non è mica innominabile! E sull'essere oscuro, uhm, dovrei guardarmi meglio negli occhi allo specchio domattina, ti saprò dire se ci scorgo esseri oscuri!

Se in questa intervista io ti chiedessi di farti da solo una domanda a tua scelta, ti faresti proprio la domanda che ti sto facendo in questo momento?

No, preferirei una domanda a piacere, grazie.

Se è vero che chi sogna di giorno vede cose che sfuggono a chi lo fa solo di notte, allora chi scrive di notte è semplicemente più rincoglionito durante il giorno?

Decisamente sì. Ecco perché mi faccio dare espressamente il turno di notte, così di giorno non si vede quanto rincoglionita sono...

E tu quando scrivi?

Quando si combinano, per una serie d'improcrastinabili e fatali, coincidenze, alcuni fattori importantissimi:

1) ho a disposizione almeno 5 minuti di ozio attivo;

2) ho a disposizione un pc funzionante che non s'incasina e che sia in grado di memorizzare. In alternativa, ho a disposizione una penna che scriva, e una qualsiasi superficie bianca;

3) miracolosamente una scintilla di vita anima l'interno della mia scatola cranica;

4) nessuna urgenza di tipo familiare, lavorativo, psico-sociale venga a rompere le anime.

A proposito, ma tu scrivi?

Il più delle volte fingo. Come quando da studentessa fingevo di studiare (tanto ero chiusa a casa...) e invece ascoltavo musica e sognavo di fuggire…

Ma pensi prima di scrivere? Sei sicuro?

Penso di sì. Cioè, nel senso: penso di pensare. Penso che penso di pensare. Adesso che sto scrivendo, però, non ci stavo pensando. E' più importante pensare ciò che si scrive o scrivere ciò che si pensa? Comunque o l'una o l'altra, mai le due cose assieme. In effetti non ci avevo mai pensato. Adesso per esempio sto scrivendo. Difficile che nello stesso momento io stia pensando, no, anche vedendo la qualità delle risposte!

Nonostante tutto, perché scrivi?

Sono sempre stata una lettrice avida e qualche volta mi sono chiesta: se questo libro è stato pubblicato, potrei riuscirci anch'io...ma mi ha sempre trattenuto un senso di pudore a scoprirmi troppo...e forse il timore di constatare che in realtà non ne sono capace! Poi c'è stata l'occasione di Primo Incontro: una sfida, a cui non ho saputo resistere. Ho sempre scritto tanto per lavoro, non mi manca il vocabolario, ma scrivere veramente è un'altra cosa! Quando mi viene in mente un'idea, me la rigiro dentro, cerco l'incipit e poi le parole fluiscono quasi in automatico...e mi diverto a entrare nel racconto e a esprimere qualcosa. Ora che ho rotto il ghiaccio, ho meno paura a tirare fuori qualcosa, ma mi rendo conto che la strada è lunga. La bellezza è che non avendo ambizioni posso divertirmi e confrontarmi senza complessi. Ecco perché nonostante tutto mi è venuta questa tardiva voglia di scrivere...

E veniamo a Primo Incontro: da dove nasce l'idea di questa antologia? Chi l'ha proposta aveva mangiato pesante?

L'idea dell'antologia è nata collettivamente, quando, sdraiati sul triclinio, mentre trangugiavamo vino e mangiavamo coscette di quaglia, nonché trippe di maiale fritte nel grasso di uro e col miele, si discettava su chi fosse, tra noi, il più bravo a raccontare storie orrorifiche. Memori della genesi di Frankenstein, ci siamo scatenati a propinarcene una più agghiacciante dell'altra. (Speravamo di digerire anche tutti i pezzetti di pane che avevamo immerso nella fonduta svizzera, ma non c'è stato verso). Sì, avevamo mangiato pesante.

Ma con le centinaia di migliaia di libri che ogni anno vanno al macero disperdendo nell'atmosfera chissà quali agenti inquinanti, che bisogno aveva il mondo di essere ammorbato anche dal vostro?

Intanto va precisato che il nostro è un libro tascabilissimo: si calcola che se ne possano ottenere 26,55 copie macerando un solo esemplare del prossimo volume della sempre più elefantiaca saga di Harry Potter. E poi la nostra è una missione umanitaria, da questo punto di vista: la sua vera ragion d'essere è proprio la salvaguardia dell'ambiente. Ci era infatti giunta voce che le edizioni Cento Autori avessero, per un malriposto amore della precisione assai più matematico che letterario e per un senso della parola data decisamente desueto, il progetto di aggregare appunto cento autori nella loro collana Leggere Veloce. Avevano così iniziato l'impresa pubblicando una serie di volumi, ciascuno di un autore diverso. Anche chi ignora le sofisticatezze della nobile scienza di Pitagora e Fermat può rendersi conto che ciò avrebbe inesorabilmente portato, presto o tardi, alla pubblicazione di ben cento libri. La Carboneria Letteraria non poteva restare insensibile davanti a ciò! Laonde diminuire il catastrofico impatto ecologico di tale sciaguratezza, abbiamo quindi subdolamente proposto un'antologia comprendente quattordici autori: alcuni di essi corrispondenti a persone fisiche, altri come Paolo Agaraff e Pelagio d'Afro ottenuti al 100% riciclando ecologicamente altri autori senza dover abbattere alcun aspirante scrittore. L'editore c'è cascato in pieno, pubblicandoci, e così il nostro volumetto ha raggiunto l'obiettivo di velocizzare di 14 volte il raggiungimento, da parte della sua collana, del fatidico numero di 100 autori, evitando così la pubblicazione di altri 13 consimili libri. Possiamo calcolare di aver salvato un sedicesimo della faggeta del Lago di Vico, più la Quercia del Tasso e il platano piantato da Napoleone sulle rive del Bormida per celebrare la Battaglia di Marengo. Vi pare poco?

Non legga il resto di questo paragrafetto chi voglia evitare rivelazioni e scoprire suo malgrado dettagli sulla trama, ma abbiamo anche preso precauzioni per evitare che crogiolandosi sulla scia del successo di Primo Incontro la Carboneria Letteraria attutisse il risparmio energetico e di materie prime pubblicando un "Secondo Incontro" e magari un terzo e altri ancora. Abbiamo così deciso di ammazzare (nalla finzione letteraria, beninteso) i protagonisti dell'opera, sulla scia di Collodi, di Conan Doyle e di consimili maestri. Per essere più drastici, ne abbiamo addirittura ucciso gli autori stessi, mandati sotto terra a concimare l'erba. Più ecologici di così si muore, è il caso di dirlo. Fare un sequel che non sia "Il ritorno degli zombie carbonari", poco consono allo stile della collana, è ora estremamente difficile.

Quando plagi la realtà, cerchi di camuffarla o di rappresentarla fedelmente? In particolare, quando descrivi stupri, violenze e alieni ti ispiri spesso a Porta a Porta?

Niente camuffamenti, la rappresento fedelmente, fino all'ultima stilla di sangue, sudore e lacrime. D'altra parte, come hai intuito, mi ispiro devotamente al buon insetto di Porta a Porta: quale trasmissione più violenta, con i particolari più macabri e più truculenti, è attualmente in circolazione sulle nostri reti nazionali? Purtroppo ho cercato più volte di farmi invitare in qualità di ospite, ma Neo mi ha risposto che o sganciavo qualche milioncino di euro per contribuire all'ampliamento del plastico di Cogne (c'è bisogno di almeno un'altra stanza: forse così Taormina riuscirà a dimostrare che non è stata la Franzoni) o mi sarei dovuta accontentare di comparire come poltroncina in pelle umana destinata a ospitare il deretano di La Russa. Come ben sa chi mi conosce, sono assolutamente squattrinata. In compenso, mi è stato riferito che La Russa, da qualche tempo, non riesce più a sedersi. Dovrà lasciare la poltrona.

Quando scrivi ti tocchi? Se sì, dove?

Una domanda davvero fantastica, ti ringrazio di avermela posta, senza non avrei saputo come andare avanti. Guarda, casualmente proprio in queste notti non ho dormito perchè di una domanda simile sentivo la mancanza. Davvero, cosa credi? Penso che la mia disgraziata carriera letteraria potrebbe prendere il volo, grazie alla risposta che darò ora. Dunque, mi tocco? Sì, mi tocco. Il viso quando rifletto, il mento quando sono perplesso, i capelli quando sono nervoso, le palle quando penso al domani, il beneamato quando mia moglie mi gira nuda per casa. Basta? Direi di sì. Di sicuro tutto ciò è sufficiente per distruggere una carriera iniziata sotto una stella discreta. Ancor più interessante sarebbe però stata la seguente domanda: quando scrivi tocchi?

Nelle tue radici letterarie ti senti più vicino all'estetica dei Paralipomeni della batracomiomachia oppure all'ermeneutica di Gironimo Stilton?.

Non avevo mai pensato alle mie radici, la mia vista è tesa verso il cielo, in cerca del blu nascostomi da file d'alberi ad alto fusto, orgogliosi e svettanti, sprezzanti e mafiosi... tutto loro, il potere. Io sono un legnetto carbonaro da ignorare, umiliare. Mi giro: eccole, le radici, ben salde e soprattutto ben nutrire dal cadavere dalla cui tomba sono emerso fenicemente, l'ultima creazione di Edgar Allan Poe, R.I.P. Ma, mentre sono intento a ringraziare chi fu, odo passi, tremano i fustacchioni, è Mark Twain con una sega a tracolla, e il suo fischiettìo è allegro e scoppiettante come il fuoco che farà con quei bastardi di cipressi, per tutto l'inverno. Gloria alle radici, gloria alle ali!

Meglio scrittore fantasma o fantasma scrittore?

Visto che considero lo scrittore fantasma uno scrittore che non abbisogna di sostentamento nè retribuzione e che non rifrange la radiazione luminosa oltre ad avere una particolare esperienza del mondo dove Ade regna e che il fantasma scrittore, invece, è un aspirante scribacchino con notevoli difficoltà a schiacciare i tasti del PC o della sua vetusta Remington, considerata la diversa vibrazione quantica della materia palpabile e impalpabile, direi che un Fantasma Fantasma è sempre preferibile ad uno Scrittore Scrittore.

Con chi degli altri carbonari ritieni di avere più affinità e perchè? Te lo/la sposeresti?

Se credessi nel matrimonio letterario non sarei qua. Al contrario di Fruttero e Lucentini, o simili coppie blindate, sono a favore di un gruppo privo di rapporti particolarmente privilegiati. E quindi, sarà retorico, apprezzo ciascuno a modo loro un po' tutti i vari carbonari. Che non sono finiti qua "pel piacer di porli in lista" (in questo caso una mailing list), raccolti in giro tra autori e affini con l'atteggiamento del Don Giovanni di Da Ponte e Mozart: siamo più simili piuttosto a Casanova, e direi quindi che preferiamo sfarfallare l'un con l'altro finendo per amarci un po' tutti.

Però ci sarà qualcuno con chi vorresti scrivere il prossimo racconto a N mani e perché?

Pelagio D'Afro ha sempre sognato di scrivere con Agaraff, la scrittura a 10 mani e 50 dita gli evoca risonanze cabalistiche.

Penna o pc?

Senz'altro il pc, almeno finché esisteva. Dopo che è diventato pds, ds, sd, ulivo, unione, pd mi sembra pieno di virus.

Sei nel tuo laboratorio alchemico, stai manipolando un'ampolla: che c'è dentro?

Un'intera galassia e... come? No. Non gioco a biglie. Almeno non troppo spesso

Se la scrittura diventasse un lavoro, che hobby ti sceglieresti?

Sono indecisa tra il turismo sessuale e la pesca. Il primo mi è precluso per ovvie ragioni, quindi probabilmente ripiegherò sulla seconda, che ha anche il vantaggio di avvicinarmi al grande Cthulhu. Iä! Iä! Shub-Niggurath!

Puoi raccontarci ancora della tua esperienza di Abduzione Aliena Cthulohoide?

E' stato bello stare lassù, soprattutto quando ho capito che io e l'essere eravamo fatti per vivere insieme. Quando mi ha lanciato un'occhiata assassina col terzo occhio non ci ho capito più niente, anche se mi sono un po' inca: con gli altri due guardava Pinuz!!!

Cosa trovi d'interessante nelle squame?

Le squame sono belle. Si sfaldano con delicatezza. Luccicano.

Chi veste di squame non si bagna con la pioggia.

Un essere vivente guarnito di squame è felice, non ha bisogno dei lustrini.

Le squame non ti tradiscono.

Le squame sono tue amiche.

Nessuno si lamenta mai per gli squamazzi notturni.

Non so, mi fermo qui, ma potrei andare avanti per delle ore.

Cosa c'è nel futuro della Carboneria?

Acquistare con i proventi delle pubblicazioni un'isoletta in Polinesia sulla quale i carbonari vivranno ognuno per conto proprio continuando a comunicare via Internet (una potente connessione satellitare e la cablatura dell'isola sarà la nostra unica concessione alla modernità), vedendosi però ogni sabato sera per un baccanale. I file dei racconti e dei romanzi che continueremo a produrre li spediremo agli editori i quali, mensilmente, ci manderanno via cargo cibi raffinati, bevande (molte), tabacchi e libri. Non ci servirà altro.