Tra questi, soprattutto in tempi recenti, anche svariati giallisti, i quali hanno saputo, chi più chi meno, coniugare storia e mistery (o altre sfumature del thriller).

Per esempio, l’abile Lindsay Davies, di cui ammiro la capacità di condurre una narrazione avvicente, intrisa di un’ironia accattivante ma non straripante. La sua Roma imperiale è viva, umana. Ma soprattutto, lo è il suo protagonista: Marco Didio Falco. La serie della Davies, dopo alcuni titoli pubblicati nel Giallo Mondadori, è stata felicemente ripresa alcuni anni fa da Marco Tropea, e tuttora viene offerta al pubblico italiano.

Mi fa piacere ricordare poi anche una fortunata produzione nazionale: la serie del senatore Publio Aurelio Stazio, firmata da Danila Comastri Montanari, un’autrice che mi auguro di ospitare prima o poi, in una delle mie rubriche. Anche in questo caso, il personaggio fu tenuto a battesimo dal Giallo Mondadori, per poi approdare in una collana “dedicata” della Hobby & Work.

 

Su questa linea di gialli storici, lo scorso marzo l’Editrice Nord ha dato alle stampe il primo romanzo di un’altra serie – inedita per l’Italia, ma da tempo di ampio successo, in più paesi – ideata dallo scrittore americano Steven Saylor.

Incuriosito, ho letto il suo libro: Sangue su Roma (Roman Blood). Un romanzo convincente, per più ragioni. Un romanzo che mi è piaciuto subito, e ha continuato a farlo anche dopo la parola fine.

Ho pertanto contattato l’autore e, dopo aver qualche ricerca su di lui e la sua corposa produzione, gli ho proposto l’intervista che segue.

Caro Steven Saylor, benvenuto su ThrillerMagazine. Sono molto contento di poterla intervistare. Ho letto con molto interesse e genuino piacere il suo romanzo Sangue su Roma (Roman Blood), pubblicato un paio di mesi fa dall’Editrice Nord.

La ringrazio per queste belle parole, e per il suo interesse nel mio lavoro.

Sangue su Roma è il suo primo romanzo pubblicato in Italia: possiamo definirla la sua “prima volta” qui (per essere più precisi, un paio di racconti apparvero alcuni anni fa nella collana Il Giallo Mondadori). Parlando di Roma, suppongo che tale debutto italiano possa essere particolarmente significativo per lei. Eppure ha dovuto attendere a lungo prima di essere pubblicato da noi. Da lettore, le confesso che questa lunga attesa mi sorprende, anche perché i suoi libri sono dei veri bestseller. Dunque: perché appena adesso?

Non lo so perché ci sia voluto così tanto tempo affinché i miei libri venissero tradotti in italiano!

E’ il mio editore negli Stati Uniti che gestisce i miei diritti di traduzione, pertanto forse il problema era puramente di natura negoziale. Ma nonostante ci siano voluti tanti anni, sono molto felice di vedere finalmente il mio lavoro in italiano.

Vorrebbe per piacere introdurre Sangue su Roma ai nostri lettori?

Questo romanzo è basato sul primo processo per omicidio di Cicerone, dove questi si ritrova a difendere un uomo accusato di parricidio, che nell’Antica Roma era il peggior crimine possibile, punito in un modo orribile. Per investigare sul caso, Cicerone si rivolge ad un “Cercatore”, Gordiano, il mio protagonista, un uomo dotato nello scoprire la verità.

Dalla lettura, ho avuto l’impressione che quella dello scenario storico non sia semplicemente una soluzione per realizzare un thriller originale. Nel suo romanzo, è piuttosto l’efficace trama “whodunit” ad apparire come un modo per narrare con passione l’Antica Roma.

In un whodunit, tutti hanno un segreto, e i segreti sono tutti rivelati. Questo è un modo per dipingere un’immagine vivida di Roma ai tempi di Cicerone: di muoversi tra tanti tipi di persone, ponendo domande e svelando segreti.

La sua passione per l’Antica Roma ha radici profonde nella sua infanzia e giovinezza …

Quand’ero ragazzo, negli anni Sessanta, il mondo del cinema era ammaliato dal mondo antico. Hollywood e Cinecittà produssero numerosi film su Roma e sulla Grecia, alcuni storici, altri mitologici (Cleopatra, Ercole, Giasone e gli Argonauti, Spartacus, ecc.). Quei film costituirono la mia grande fuga di ragazzo, l’ambientazione primaria della mia immaginazione. Più tardi, avrei studiato Storia antica all’università, e il mio interesse sarebbe cresciuto in modo assai più serio.

Come e quando nacque la prima idea per Sangue su Roma?

Visitai Roma per la prima volta verso poco prima dei trent’anni. Quando tornai a casa, a San Francisco, volevo leggere un mistery con omicidio ambientato nell’antica Roma, ma all’epoca pareva non esserci alcun libro simile. Invece, lessi l’orazione Pro Roscio di Cicerone, la vera storia di un crimine nella Roma dell’antichità. Ne rimasi affascinato. Pensai che la vicenda sarebbe potuta diventare un buon romanzo, e iniziai a lavorarci sopra. Scrivere Roman Blood fu il mio modo per ritornare a Roma ogni giorno, e visitare l’antichità con la mia immaginazione. Ci fu bisogno di due anni circa per completare il libro.

Con Sangue su Roma ha inizio una lunga e fortunata serie conosciuta come “Roma Sub Rosa”, che, tradotto dal latino, significa più o meno “Roma segreta”. Ma inizialmente Roman Blood non era stato pianificato come il primo capitolo di una serie, giusto?

Era mia intenzione scrivere solo un romanzo con Gordiano. Ma il libro ottenne un certo successo, e l’editore mi chiese un seguito.

Compresi di avere l’opportunità di scrivere una serie di romanzi incentrati sul periodo più affascinante dell’intera storia.

Per ottenere un buon mistery, c’è bisogno di un buon giallista… però l’antica Roma sicuramente aiuta lo scrittore con un’ambientazione ricca di intrighi, violenza e morti misteriose…

Assolutamente! La ragione per cui ci sono così tanti libri e film su questo periodo storico sta proprio nella fonte così ricca. Non ci sono solo arringhe e orazioni politiche, ma anche ricettari, poesia erotica, epistole, testi di agraria, e così via. Sentiamo di conoscere queste persone: Cleopatra, Cesare, Cicerone, Pompeo, oltre a un enorme cast di figure minori.

D’altro canto, lo scenario dell’antica Roma manca di vere forze di polizia, dei metodi e degli strumenti della medicina legale e dell’investigazione scientifica, senza contare il differente modo di mantenere legge e ordine. Roma era anche una metropoli ante litteram, piena di superstizioni, pregiudizi e prevaricazioni. Possono questi aspetti influire negativamente nell’ideazione di un giallo d‘investigazione?

Siccome non ci sono metodi scientifici, Gordiano deve usare la logica, la deduzione e la psicologia per risolvere un crimine. Ma io preferisco scrivere questo tipo di storie “mistery”, mi annoierebbe scrivere un romanzo pieno di dettagli medico-legali. E siccome non ci sono forze di polizia e i tribunali  servono solo il potente, egli non trova sempre giustizia, ma quantomeno riesce a trovare la verità.

Gordiano è il protagonista principale della serie. Cosa ci racconta di lui? Il suo nome si rifà al “nodo di Gordiano”?

Esattamente! Quando affronta il dilemma di sciogliere il nodo di Gordiano, Alessandro il Grande semplicemente lo taglia con la sua spada; così Gordiano si apre la strada verso la verità “tagliando” i nodi dell’inganno.

Ho letto che lei, in origine, creò Gordiano per bilanciare la personalità di Cicerone nella vicenda narrata.

Iniziai scrivendo il libro con Cicerone come protagonista principale, una sorta di Sherlock Holmes, con il suo segretario Tiro in qualità di suo Watson. Ma non mi piaceva stare ogni giorno con Cicerone! Così inventai Gordiano, che è più un uomo del popolo, e lo piazzai al centro della storia.

Uno dei romanzi della serie si focalizza particolarmente sui personaggi femminili. Parlo di Mist of Prophecies.

Sì, in quel libro Gordiano visita tutte le famose matrone romane ai tempi della guerra civile tra Cesare e Pompeo. La storia ci racconta poco di queste donne, le quali però dovevano essere coinvolte nei loro propri intrighi, sostenendo un altro tipo di guerra sul fronte “di casa”. Volevo esplorare e immaginare la loro vite segrete.

La prego, una breve panoramica sugli altri romanzi della serie Roma Sub Rosa.

Arms of Nemesis ha come retroscena la rivolta degli schiavi di Spartaco; Catilina’s Ridde verte sul consolato di Cicerone e la cospirazione di Catilina; The Venus Throw parla del poeta Catullo e la sua amante Clodia; A Murder on the Appian Way vede l’inizio del caos a Roma, con l’assassinio di Clodio e il processo a Milo; in Rubicon inizia la guerra civile  (e ha, ritengo, il miglior sviluppo imprevisto di tutti i miei romanzi mystery); Last Seen in Massilia tratta l’assedio di Massilia (l’attuale Marsiglia) da parte di Cesare; A Mist of Prophecies ha per protagoniste le donne di Roma durante la guerra civile; e The Judgment of Caesar propone la guerra di Cesare ad Alessadria e il suo incontro con Cleopatra. Il prossimo romanzo è The Triumph of Caesar, con il suo ritorno a Roma come dittatore. Nella serie, ci sono pure due libri di racconti.

Sangue su Roma segue principalmente – non esclusivamente! – le regole del giallo di matrice “whodunit”. E’ così anche per tutti gli altri romanzi?

In tutti i romanzi con Gordiano c’è una componente di “mistery con omicidio”.

Ho provato a creare “svolte” differenti negli intrecci di ciascun libro, il che rappresenta una sfida. Ma più che la serie procede, più il focus si sposta dai crimini e i processi verso i tumulti politici, lo spionaggio, la guerra civile.

Molte figure storiche diventano “attori” di primo piano dei suoi romanzi. Qual è stato il più difficile da portare nella fiction?

Probabilmente Giulio Cesare, che è anche il più intrigante. E’ buono o cattivo? Un campione del popolo, o un egomaniaco che non conosce pietà? Un filosofo, o un sociopatico? O è tutto ciò in un singolo uomo?

 

Non semplicemente storico, non semplicemente giallo. Lungo il cammino, la serie diventa, sullo sfondo, anche una saga familiare…

 Sì, con il passare degli anni, Gordiano acquisisce una famiglia, e i romanzi raccontano anche la storia del suo nucleo familiare. La sua schiava e concubina Bethesda diventa liberta e moglie. Gli genera una figlia. Gordiano poi adotta tre figli. E ci sono anche schiavi. Lo storico britannico Mary Beard dice che Gordiano ha una “tipica famiglia allargata romana”.

 

In quali paesi è disponibile la serie “Roma Sub Rosa”, da quali le sono arrivate le maggiori soddisfazioni? In termine di vendite, di critica, di favore del pubblico.

La serie è disponibile in 18 lingue, da un capo all’altro dell’Europa. E’ alquanto nota in Inghilterra, dove sono andato quattro volte per tour promozionali, e anche in Portogallo, dove i lettori hanno un grande amore per la narrativa storica; ho visitato Lisbona nell’occasione di uno di questi tour promozionali. Presto andrò a Budapest: i libri hanno venduto bene in Ungheria. Probabilmente le mie copertine preferite sono quelle polacche: sono molto belle. Ho ricevuto e-mail da lettori di tutto il mondo — Argentina, Hong Kong, ecc. —, il che è estremamente gratificante per un autore.

Gordiano invecchia. Il tempo scorre, i fatti storici della Roma antica succedono uno all’altro. E Gordiano invecchia al seguito. La serie gli sopravviverà? Avrà il nostro Gordiano un erede nelle sue investigazioni?

Forse erediterà la sua occupazione sua figlia Diana; sarebbe una sfida scrivere su un “segugio” femminile nella Roma di Ottaviano e Marco Antonio! Per adesso, però, non ho in programma la morte di Gordiano. Scoppia di salute! Alcuni antichi romani, per esempio la moglie di Cicerone, vissero fino ai cent’anni, quindi perché non Gordiano?

A quando l’appuntamento letterario con le ”Idi di Marzo” di Gordiano? Cioè: investigherà Gordiano sulla morte di Cesare?

E’ da tanto un obiettivo della serie, ma non sono ancora a quel punto. Sarà una grande sfida, raccontare questo episodio storico in un modo originale, come un giallo!

 

E’ più difficile lavorare su uno scenario storico, su un intrigo avvincente, o combinare i due aspetti in un mix efficace e bilanciato?

Tutti gli elementi devono lavorare insieme: il tema che sorge dalla Storia, la vicenda nascosta di omicidio misterioso (una sorta di trama invisibile che percorre tutto il libro) e anche l’essenza psicologica del romanzo: i pensieri e le emozioni di Gordiano, che racconta la storia. Se tutti questi elementi lavorano assieme, quando il mistero è risolto, vediamo la Storia, la trama gialla e gli aspetti di vita personale di Gordiano che convergono, in armonio, nell’ultima pagina. E il valore del libro diventa maggiore della somma delle sue singole componenti.

Come i classicisti e gli altri studiosi storici hanno giudicato la sua serie? E’ stata una fredda, neutrale o calda accoglienza?

Gli storici sono stati molto ricettivi e rispettosi. Gli studiosi scrivono serie recensioni sui libri, e sono stato invitato a parlare nelle università. Io sono molto serio nel trattare la Storia molto nei miei libri, e penso che gli studiosi lo apprezzino.

Lei ha anche partecipato ad alcuni documentari di History Channel.

Sì, sono stato intervistato per un paio di documentati. Sono stati trasmessi in vari paesi. Ma non mi sento molto a mio agio in televisione, così non mi guardo.

 

Questo per quel che concerne la divulgazione storica. E per quanto riguarda la fiction sul piccolo e grande schermo: qualche buona proposta da Hollywood, per esempio?

C’è stato un certo interesse e un po’ di soldi, ma il processo è così complicato e costoso che è estremamente difficile fare un film. Ma ho un buon agente a Hollywood, quindi potrebbe succedere un giorno!

 

Steven Saylor e il web.

Il mio sito (www.stevensaylor.com) l’ho ideato io, e ne seguo personalmente gli aggiornamenti. Leggo tutte le e-mail che ricevo. Faccio anche un grande lavoro di ricerca sul web. Adesso ci sono molti testi antichi disponibili in internet, sia in latino che tradotti. Quindi il web è una parte molto importante della mia vita.

Ha scritto anche altri romanzi, oltre alla sua seria storica, per esempio Twist at the End, Honour the Dead, Have You Seen Dawn? Ce ne racconta qualcosa, per piacere?

A Twist at the End (di cui Honour the Dead è il titolo con cui è stato pubblicato in Gran Bretagna) tratta della prima vicenda di omicidi seriali nella storia degli Stati Uniti, che avvenne ad Austin, in Texas, nel 1885. Austin è una città che mi è molto cara. Ci ho frequentato l’università, ed è la mia seconda casa. Di conseguenza ho amato esplorarne la storia, e anche gli efferati crimini che vi furono commessi. Have You Seen Dawn è un thriller che si svolge in una città del Texas molto piccola, simile a quella in cui sono cresciuto.

Catturare l’essenza del posto e della sua gente è quanto di più vicino ad un romanzo autobiografico io abbia scritto, ma la storia è del tutto fiction.

Fantasy e Storia. Come ha spiegato in un’intervista, i due autori che più hanno influenzato la sua giovinezza sono J. R. R. Tolkien e Mary Renault. Ci vuole spiegare in che temini?

Il risultato dell’opera di Tolkien è così elevato, che ritengo non potrei mai pareggiarlo. Perché scrivere “come Tolkien” quando abbiamo già Tolkien? Tutto il fantasy scritto dopo Tolkien a me pare un mero pastiche di Tolkien, sbiadito e inferiore.

Renault dimostrò come si possa narrare il mondo antico con grande profondità psicologica. Lei narrò dei Greci, mentre io ho scelto di scrivere sui Romani.

Si potrebbe dire che con “Roma Sub Rosa” lei abbia “pagato il suo debito” con Mary Renault. Ma con Tolkien? Perché non provare una sua esperienza narrativa fantasy? Magari sviluppando un mondo alternativo pseudo-romanico, o ellenico, eventualmente con un pizzico di magia o mitologia classica…

Ritengo che il mio lavoro mostri un grosso debito con Tolkien. Per quanto non ci sia magia, c’è (spero) un grande flusso epico che si sviluppa nell’arco di molti romanzi, e un senso di molti strati nascosti di storia dietro la vicenda narrata. Ma potrei un giorno tentare un romanzo storico-fantastico come suggerisce, con mito e magia. Potrebbe esplorare un’altra dimensione del mondo antico.

Il primo figlio adottivo di Gordiano si chiama Eco. Sappiamo trattarsi di un tributo a Umberto Eco, al suo Il nome della rosa. Restando in tema di autori italiani, ne ha letto qualcun altro?

Italo Calvino, Giuseppe di Lampedusa, e ovviamente Valerio Massimo Manfredi. Il suo romanzo su Dionigi di Siracusa (Il tiranno) è veramente bello. Devo anche menzionare il cinema italiano, il quale occupa un posto speciale, influente, nella cultura mondiale. Il Satyricon di Fellini è un grande film sul mondo antico, e una manciata di peplum sono veramente eccellenti. Il film L’Ira di Achille, del 1962, è il miglior film sinora realizzato sulla guerra di Troia.

Tolkien. Renault. Eco. Quali altri autori e libri sono i suoi favoriti di lettore e autore?

Nei vari momenti della mia vita, ci sono stati autori che ho amato così tanto da aver letto quasi ogni parola tra quelle da loro scritte: Herman Melville, Gore Vidal, Leo Tolstoy, Ruth Rendell, William Burroughs, Robert Heinlein, Stanislaw Lem, John le Carré. Una lista eclettica!

Un paio di regole di scrittura personali di Steven Saylor… La prima: “non scrivere ciò che conosci, ma conosci ciò che scrivi”.

 A ogni scrittore esordiente viene insegnato: “scrivi ciò che conosci”. Almeno in America, molti autori ritengono che questo significhi scrivere delle loro esistenze personali; esiste un ampio valore assegnato al realismo e all’autobiografia in narrativa.

A me, questo annoia. Volevo sempre scrivere di luoghi e tempi lontani. Mi sono tanto reali quanto la mia stessa vita. Così, la mia regola personale è “conosci ciò di cui scrivi”, in modo che quel mondo lontano mi diventi il più familiare che posso. In tal modo posso renderlo reale e immediato.

 

Seconda regola: “scrivi il libro che più brami di leggere”.

Per chiunque stia provando a scrivere il suo primo romanzo, questo è vero in modo speciale. Completare un romanzo è una grande sfida, e la storia e i personaggi devono affascinarti a fondo per vederti portare a termine il progetto.

La narrativa storica ha molti meriti. Diverte il lettore. Suscita in lui interesse per la Storia. In molti casi, è pure un modo di usare il Passato come metafora del Presente. Anche nei tuoi libri?

Sicuramente, più conosciamo del passato, e più ci riflettiamo, maggiore diventa la loro conoscenza del presente (anche il contrario è vero). Per quei lettori che vogliono sapere di più della storia reale che sta dietro al mio lavoro, ci aggiungo sempre una nota alla fine, listando le mie fonti e discutendo alcune delle questioni derivanti, per capire quel particolare periodo del passato.

E ora, parliamo del suo più ambizioso progetto: Roma.

Roma è un lungo romanzo che non fa parte della serie di Gordiano.

Inizia nel 1000 a.C. e termina nell’anno 1 a.C. E’ una saga familiare che segue le fortune della Gens Potita, la più antica famiglia di Roma di cui si abbia conoscenza. Gli undici lunghi capitoli riguardano specifici episodi, dal primo insediamento dell’Età del Ferro lungo il Tevere, alla fondazione della città di Romolo, il tradimento di Coriolano, il sacco della città da parte dei Galli, l’invasione di Annibale, la rivoluzione sociali dei fratelli Gracchi, e infine l’ascesa e l’assassinio di Giulio Cesare.

E’ la storia di come i Romani crearono la più grande città al mondo: come Roma divenne Roma.

 

Siamo in conclusione di intervista. Grazie molte. Prima dei saluti finali, c’è qualcosa che vorrebbe aggiungere ai nostri lettori per meglio presentare Steven Saylor e la sua serie “Roma Sub Rosa”?

Spero che i miei lettori italiani, che vivono tra le vestigia di una storia così splendida, trovino nei miei libri una via per visitare il passato. Che la mia scrittura dia vita alle antiche rovine.

 

Bene: resto dunque in attesa di leggere il suo prossimo libro!

Grazie!

N.d.A.: Questa intervista è realizzata in collaborazione con www.ivedovineri.it