SEQUENZA PAESE DI MONTAGNA GASTAAD Esterno - Interno giorno e notte

Philippe e Catherine sono fermi su un picco: sotto di loro, una valle nella luce del tramonto.

 

L’auto di Philippe corre lungo i tornanti di una strada di montagna.

 

Il viso di Catherine in PP che guarda felice verso la m.d.p. Le mani di Philippe, soltanto le mani, sfiorano il suo collo il suo viso i suoi capelli…

Un paese di montagna, le sue strade, le sue case: immagini ricorrenti prese con luci sempre diverse, dall’alba al tramonto e di notte. Vediamo Catherine e Philippe nei vari angoli del paese, nei prati pieni di silenzio e di solitudine, nello sfondo di montagne ancora innevate, nel silenzio della loro stanza d’albergo.

Fra di loro un dialogo che si sviluppa in continuità sia fuori campo sia in sincrono, con scarsi riferimenti alle immagini reali, come se fosse il dialogo, fatto sottovoce, di due amanti nel chiuso della loro stanza. Le uniche pause di silenzio sono date dal ricorrere continuo del PP di Catherine, controluce, senza far comprendere l’ambiente e senza riferimento, né di luce né di tempo, con le immagini precedenti o seguenti. Come le reiterazione di un verso.

                                                 CATHERINE

Perché ho scelto Gastaad? È il mio paese, da anni non ci tornavo, è come se avessi avuto paura finora e soltanto adesso mi sentissi libera.

                                              PHILIPPE

Quando ti dissi che per me eri come dei sorrisi nella notte, rimanesti sorpresa. Cammini per strade buie e qualcuno  ti sorride, allora di colpo ti senti tranquillo, felice anche se niente di quello che hai avuto durante il giorno dovrebbe farti sentire in quello stato.

Con improvvisa tristezza negli occhi.

                                                 CATHERINE

quando camminavo per queste strade le sentivo soffocanti, angosciose, il mondo era fuori ed io ero prigioniera, mi sono sempre chiesta che cosa ne avrei pensato tornandoci da vecchia, chissà perché immaginavo sempre d ritornare soltanto alla fine della mia vita.

                                                  PHILIPPE

Mi piace quando ridi, con tante piccole rughe intorno agli occhi.

                                             CATHERINE

Ecco perché sono tornata, sono già vecchia, senza saperlo.

                                              PHILIPPE

Non ho mai il coraggio di fare le cose appena ne ho voglia, non so, correre all’improvviso in mezzo alla strada, urlare, abbracciare le persone che ti passano vicine. Tutto per me deve essere organizzato, stabilito e si può fare solo ciò che rientra nei limiti della norma.

                                                 CATHERINE

La rivolta dei piccoli uomini normali, sarebbe la rivoluzione piu catastrofica crudele.

                                               PHILIPPE

Ti ho avuto vicino per un anno senza vederti. Forse proprio le cose che noi desideriamo tanto, dietro le quali corriamo tutta la vita sono talmente vicine che non si riesce a vederle.

 

Loro due nella strada del paese: al di là di una rete un cortile, dove bambini giocano.

                                              CATHERINE

Era la mia scuola, giocavo anch’io qui.. mi sento stupida, sto facendo un pellegrinaggio sentimentale.

                                            PHILIPPE

Stanotte mi racconterai la tua vita, sperando che sia tenebrosamente e morbosamente interessante ed appassionante.

                                          CATHERINE

Allora è meglio che ti scriva, quando stiamo insieme non dedichiamo tanto tempo per parlare.

I due visi vicinissimi. Di nuovo le immagini sono prive di riferimento con il dialogo.

                                             PHILIPPE

Non sento molto la mancanza di parole con te.

                                              CATHERINE

Tu non ami la mia anima…

Ridendo

Due seri professioni come noi, “con ampie ed eccezionali prospettive di trionfale carriera” per usare le parole di Pierre  non dovrebbero parlare così.

                                              PHILIPPE

Troppe cose non dovremmo fare, nessuno però sa dirci perché non dovremmo farle.

Ancora il viso di Catherine sempre piu vicino, gli occhi socchiusi… parla guardando verso la m.d.p.

                                                  CATHERINE

Mai chiedere perché, è pericoloso.

Il volto di Philippe entra in campo vicino a quello di Catherine

                                                    PHILIPPE

Prometto di non parlare piu, per tutta la notte…

 

STRADE GINEVRA – Esterno giorno

L’auto di Philippe corre veloce lungo le strade, piene di traffico, di Ginevra. Attraversa rapidamente la città. L’orologio dell’auto segna le 9,30, stanno entrambi facendo tardi per l’ufficio. Catherine fa fermare l’auto ai piedi di una scalinata.

                                                  CATHERINE

Fermati qui non fare il giro

                                                   PHILIPPE

Ti accompagno,

E scende con lei. Catherine prende la sua borsa dall’auto.

                                              CATHERINE

Meglio di no, altrimenti arriveremo tardi.

                                                  PHILIPPE

Credo che non verrò in ufficio oggi.

Cominciano a salire la scalinata.

Con ironia                               CATHERINE

Misteriose presenze sono fra di noi.

                                                  PHILIPPE

Pierre ha una buona idea sulla quale lavorare, la mia presenza è inutile.

                                           CATHERINE

Ti telefonerò stasera.

                                         PHILIPPE     

No, ci vedremo domani, Catherine…ho abbandonato tutto per due giorni, mi occorre uno stacco, un momento tutto per me

                                           CATHERINE

Il riposo del guerriero, va bene, a domani, allora.

Sono arrivati alla fine della scalinata davanti la casa della donna, Catherine gli sorride ma con una punta di amarezza, lo bacia sulla guancia e vorrebbe parlare ancora ma poi decide che è meglio di noi. Si avvia verso la sua casa. Philippe aspetta che sia entrata prima di andare via.

 

VILLA PHILIPPE esterno- interno giorno

Philippe arriva a casa sua ma questa volta non ferma l’auto davanti alla villa, fa il giro per metterla nel garage che si trova sul retro, vicino alla piscina. A pochi metri dal cancello principale, sulla strada, vediamo un’auto ferma: è una macchina sportiva di colore chiaro.

 

Philippe si avvia verso la casa, attraverso il giardino che si trova sul retro della villa. Si ferma sul bordo della piscina, per controllare lo stato dell’acqua, quando sente provenire dalla casa una musica, la solita musica, quella del disco preferito da lui. Rapidamente ma senza far rumore Philippe si avvicina alla casa, attendo a non farsi vedere.

Arriva alla porta di servizio, l’apre con cautela, entra nella casa, si ritrova in un piccolo corridoio sul quale si aprono un paio di porte. Lentamente si avvicina a quella di sinistra, si ferma un attimo: non sente voci ma solo musica, apre di scatto la porta. La musica sale forte in PP.

Il soggiorno è vuoto: Philippe è sorpreso di non trovare nessuno.

Per un istante resta paralizzato, si precipita verso il giradischi e, dopo averlo guardato come in trance, stacca il contatto e lo ferma. Sul tavolino davanti al divano, altri segni di una presenza, forse di una conversazione bruscamente interrotta dal suo arrivo: due bicchieri, uno vuoto e l’altro pieno a metà, una bottiglia in mezzo, un portacenere con una sigaretta che si sta lentamente consumando. Per questo Philippe scatta verso la finestra.

Sulla strada, proprio davanti alla villa, ma distante e confusa, seminascosta dalla siepe di cinta, vede la sagoma di una donna, alta, sottile, i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle. Un attimo dopo, non c’è piu niente, solo il rumore di un’auto che si mette in moto. L’auto sportiva, vista prima da noi, si allontana velocemente tra gli alberi.

 

Quando si stacca dalla finestra Philippe è terreo. Lentamente si avvicina al suo tavolo di lavoro e cerca fra le carte che vi sono sparse sopra. Alla fine s ferma ad osservare quello che ha trovato. Un disegno, schizzato da una mano misteriosa, sulla copertina del suo album. C’è qualcosa che ricorda la donna che abbiamo visto per un attimo mentre si allontanava. Una folata di vento scompigliai fogli sul tavolo e fa notare a Philippe che la porta d’ingresso principale è rimasta aperta, lasciata aperta dalla donna bionda messa in fuga dal suo arrivo. Si avvicina per chiuderla ed allora scorge, sulla soglia, un pacco quadrato, lo prende, chiudendo la porta con un calcio. Dopo, lo scarta rapidamente, dentro c’è la macchina fotografa che aveva chiesto al tecnico dell’agenzia. Philippe la poggia da qualche parte poi, come sfinito, si siede sul divano al centro della stanza, guarda la sigaretta che continua a consumarsi lentamente. E poi fissa la sua casa, che improvvisamente è diventata nemica.. Sull’immagine di Philippe sperduto al centro del soggiorno, inquadrato come se la casa piombasse minacciosa su di lui, stacco su:

UFFICIO PIERRE DUBOIS & GRANT interno giorno

…un bozzetto appena schizzato. Il disegno è quasi identico: anche qui si vede un uomo dall’aria sconsolata, seduto su un divano, nel centro di una stanza in penombra, minacciosa.

                                             DISEGNATORE

Questo è il bozzetto migliore, secondo me, finora non siamo riusciti a creare di meglio.

                                               PIERRE

Dussart cosa ne pensa? L’idea è sua

                                        DISEGNATORE

Non lo ha ancora visto.

Pierre preme il tasto dell’interfono.

                                            PIERRE

Mi chiami Dussart.

                                   VOCE SEGRETARIA

Non è venuto in ufficio

Perdendo la pazienza

                                          PIERRE

Anche oggi? Cosa dobbiamo fare per parlare con lui, trasferisci a casa sua?

Il giovane disegnatore allarga le braccia come a dire che lui non c’entra niente, Pierre intanto si è alzato ed ha raggiunto la porta.

CAMERA OSCURA interno giorno

Nel buio interrotto da una leggera luce rossa, si sente il rumore di una cicala.

               

                                        CATHERINE

Avanti!

Un attimo dopo da dietro una tenda appare una sagoma scura che ha la voce di Pierre.

                                         PIERRE

Credevo che non ci fosse neanche lei.

Catherine entra nel raggio rosso della lampada schermata.

                                    CATHERINE

Perché non avrei dovuto esserci? Non sono io il motivo per colpa del quale Philippe non è venuto in ufficio.

                                        PIERRE

Io vorrei sapere cosa crede di fare agendo in questo modo, l’altro giorno è fuggito via

                                     CATHERINE

Siamo fuggiti via,

                                           PIERRE

Ha delle responsabilità Philippe, non può abbandonare tutto così,

siamo in piena campagna e lui si perde dietro a delle sciocchezze

                                           CATHERINE

spero che stia parlando per oggi

                                               PIERRE

Catherine, io credo molto in lui, l’ho sempre difeso, ho sostenuto tutte le sue idee, anche quando erano contro corrente e gli altri non le capivano. Le ho accettate anche quando non le capivo neppure io. Questo lancio è di estrema importanza non solo per l’agenzia ma anche per lui.

                                          CATHERINE

Credo che lo sappia ma forse è molto stanco.

                                               PIERRE

Per le evasioni sentimentali non è mai stanco, esaurito… non si può avere sempre il diritto di fare tutto quello che si vuole.

                                         CATHERINE

Non si può?

                                         PIERRE

Se gli vuole bene, deve aiutarlo.

                                     CATHERINE

C’è un se di troppo, le sto parlando con molta sincerità Pierre, forse troppa dato che questa è una storia che non riguarda me sola ma io non ho alcuna possibilità d’influenzare Philippe né la voglio avere.

La sua rabbia cresce.               PIERRE

Sta rovinando anni di lavoro, ora è il momento di raccogliere i frutti, di rendere concreta la fatica fatta. Philippe è sempre stato interessato a fare carriera, a salire in alto. Può avere quel posto facilmente se ritorna a lavorare come ha sempre fatto, è il piu bravo di tutti, purché lo voglia, lo può facilmente dimostrare a tutti. Io sono pronto ad aiutarlo ma non deve comportarsi così con me, proprio con me.

Pierre è talmente infuriato da muoversi freneticamente nel buio. Catherine lo guarda abbastanza impressiona.

                                          CATHERINE

Abbandonarlo adesso non significherebbe niente, proprio niente,

                                               PIERRE

Ma che cosa sta facendo? Potessi almeno sapere, capire per quale motivo un uomo come lui si rintana a casa.

                                           CATHERINE

Sta inseguendo un fantasma, un’ombra. Forse ha paura che sia dentro di sé.

 

VILLA PHILIPPE interno notte

Una lenta panoramica che, partendo dal soggiorno vuoto ed in penombra, finisce nell’atrio dove Philippe - in piedi su una sedia - sta sistemando dietro la tenda la macchina fotografica. Un filo sottile termina dietro la porta principale ora chiusa. Philippe ha finito, scende dalla sedia, chiude la tenda controllando il suo lavoro. Improvviso lo squillo del campanello. Philippe è sorpreso poi si avvia ad aprire. Sulla porta, Catherine

                                                 CATHERINE

Passavo di qui, ho visto la luce accesa.

                                                PHILIPPE

Entra o vuoi rimanere sulla porta?

Catherine entra Philippe chiude la porta guardando verso la macchina fotografica.

                                            CATHERINE

In auto ci sono Duclos, il giornalista, ed altri amici. Perché non vieni con noi?

                                              PHILIPPE

Non mi va di uscire. Falli venire qui

Di nuovo lo squillo del campanello.

Non hanno aspettato l’invito.

Philippe apre la porta ed appare Pierre GIARARD.

Passavo di qui ho visto la luce accesa.

                                                         PHILIPPE

Anche tu? Serata di visite, bussate e vi sarà aperto.

                                                         PIERRE

Non è colpa mia se per vederti devo venire a casa tua

Soltanto adesso vede Catherine,

Oh Catherine.

Divertita dalla situazione           CATHERINE

Buonasera Pierre

                                                   PHILIPPE

Anche lei ha visto la luce, ormai ho capito, se voglio rimanere solo devo stare al buio.

                                                     PIERRE

Bene, parleremo un’altra volta

                                                   PHILIPPE

Ma no, stai con no…Catherine non è sola, ha anche degli amici..

si affaccia sulla porta

prego, la mia casa è vostra.

A stacco

Il soggiorno ora è completamente illuminato ed oltre a Pierre Girard e a Catherine ci sono Duclos. Alec, Francoise, Barbara. Catherine sta versando da bere a Duclos, seduto sul divano vicino a Pierre e Francoise.

                                               CATHERINE

Vuoi del ghiaccio?

                                                   DUCLOS

No, grazie preferisco così.

Catherine si sposta verso Alec e Barbara che sono vicini al giradischi mentre Duclos continua il discorso che sta facendo con Pierre. Rimaniamo su di loro sentendo le parole degli altri in sottofondo.

                                            CATHERINE

Volete bere?

                                                 ALEC

Aspettiamo il vino, sempre che Philippe lo trovi.

                                             BARBARA

Possiamo sentire dei dischi?

                                         CATHERINE

Credo che preferiscano parlare.

In PP il discorso fra Pierre e Duclos.

                                        DUCLOS

Cos’è che la sconcerta della mia inchiesta? Ha dubbi sulla sua autenticità?

                                        PIERRE

Leggo i suoi articoli da molto tempo, signor Duclos e so che lei pubblica soltanto ciò di cui è sicuro.

                                     FRANCOISE

In questo caso non è stato facile trovare le prove, altrimenti avrebbe detto ancora di piu.

                                         PIERRE

Lei parla delle organizzazioni neonaziste in Europa come di un pericolo grave, di una forza capace di incidere sul sistema

Philippe rientra nella stanza portando una bottiglia.

                                        PHILIPPE

Sono riuscito a trovarla.

                                        ALEC

Sei un perfetto padrone di casa

Philippe si sposta in un angolo della stanza per aprire la bottiglia mentre il discorso fra Pierre e Duclos continua

                                        DUCLOS

È stato provato che molti atti terroristici sono stati compiuti da loro, provato da inchieste giudiziarie

                                               PIERRE

Sì, lo so ma è lo scopo che lei attribuisce a questi movimenti che non mi convince: creare il caos attraverso il terrore, spaventare la cosiddetta maggioranza silenziosa al fine di  spingerla su posizioni conservatrici

                                                DUCLOS

La gente ha paura, e spesso crede che l’ordine sia il massimo al quale può aspirare ma di ordine si parlava anche durante il Terzo Reich..

Catherine si avvicina a Philippe.

                                         CATHERINE

Vuoi che ti aiuti?

                                            PHILIPPE

Ci riesco da solo, grazie.

                                         CATHERINE

Mi dispiace, pensavo di farti una sorpresa.

                                          PHILIPPE

O non sopportavi di stare lontana da me per 24 ore?

Lascia Catherine andando verso il divano dove sono seduti Barbara ed Alec, mentre continua il dialogo.

                                                PIERRE

Sono passati molti anni e le cose sono cambiate.

                                                   DUCLOS

Si però c'è qualcuno che vuole ritornare indietro ed i metodi sono sempre gli stessi: la violenza, il terrore.

                                                BARBARA

Io faccio parte di quella che tu chiami la maggioranza silenziosa, di queste cose ho paura o non capisco molto, qualcuno dovrebbe aiutarmi a capire.

                                                 ALEC

Lui ci prova e, dato che la gente finge spesso di essere sorda, urla per farsi sentire ma purtroppo non tutti vogliono sentire e capire

rivolgendosi a Pierre                DUCLOS

Lei non crede al pericolo ma sa quanti attentati si sono verificati in questi anni?

                                                  PIERRE

Non sempre è stata accertata la responsabilità di questi movimenti… spesso hanno condannato anche loro gli autori di queste violenze.

                                                   DUCLOS

Se è per questo hanno fatto anche di piu, li hanno accusati di essere delle teste calde, degli irresponsabili e quando non sono riusciti a nascondere il legame che li univa li hanno espulsi dalla loro organizzazione.

                                                PIERRE

E secondo lei molti di questi personaggi si sono nascosti in Svizzera.

                                                DUCLOS

Siamo sempre stati ospitali, è una nostra tradizione, come la neutralità.

                                               CATHERINE

la neutralità è anche il nostro grande senso di colpa,

Durante il dialogo Philippe è stato sempre in silenzio. Fra i cuscini del divano ha trovato un accendino d’oro, lo tiene nella mano aperta. Barbara, che ha preso una sigaretta, si rivolge a lui.

                                                BARBARA

Mi fai accendere?

Philippe le accende la sigaretta poi le mostra l’accendino

                                               PHILIPPE

È tuo?

Barbara guarda distrattamente l’accendino.

                                           BARBARA

No, perché?

A voce alta                              PHILIPPE

Scusate, di chi è questo accendino?

Guardano tutti l’accendino.

                                             DUCLOS

Io fumo la pipa ed uso i vecchi tradizionali fiammiferi.

Anche gli altri fanno segno di no. Il discorso riprende mentre Catherine guarda preoccupata Philippe che si astrae ancora di piu, guardando fissamente l’accendino.Le battute degli altri continuano in sottofondo, mentre l’immagine si stringe in PP su Philippe. In dettaglio, vediamo l’accendino: una parola è incisa su un lato, S..

                                       FRANCOISE

È durato poco, tutto si dimentica facilmente.

                                       CATHERINE

Un meccanismo automatico di difesa, si tende sempre a dimenticare quello che ci spaventa

                                           ALEC

Ed anche quando avvengono fatti gravi, come questi di cui stiamo parlando, per i primi giorni si fanno tanti discorsi, poi su di loro cade il silenzio piu assoluto.

                                        BARBARA

E spesso non si sa mai la verità

                                        DUCLOS

Ci sono coinvolte troppe responsabilità e poi, benché Pierre non è convinto, ci troviamo di fronte a gruppi ben organizzati, dotati di molti fondi e di molti amici.

 

VILLA PHILIPPE interno notte

Con attacco diretto sul dettaglio dell’accendino, vediamo la mano di Philippe che lo pone sul suo tavolo di lavoro, vicino alla gorgiera, al mozzicone di sigaretta velato di rossetto. Gli oggetti sono illuminati dalla luce cruda della lampada sul tavolo, mentre il soggiorno è completamente buio e vuoto, ancora in disordine per la presenza degli ospiti poche ore prima. Philippe è seduto al suo tavolo e sta disegnando qualcosa che ora vediamo: su un grande foglio bianco diviso in caselle, ha disegnato gli oggetti ritrovati. Vicino al foglio vediamo un tagliacarte, uno stiletto che a volte lui prende in mano. In un’altra casella ha disegnato l’auto che ha visto, la mattina stessa, allontanarsi da casa sua, in un‘altra il disco spesso suonato, due bicchieri pieni ed una bottiglia. Al centro del foglio, una casella piu grande nella quale è schizzato il profilo di una donna dai capelli lunghi. Philippe lo guarda. beve dal bicchiere che ha vicino, con accanto una bottiglia ormai semivuota, poi traccia nel bianco del profilo un grosso punto interrogativo. Una porta si apre e la luce della stanza da letto fende il buio del soggiorno. Sulla porta, appare Catherine in pigiama. Guarda sorpresa Philippe la cui stanchezza e lo strano stato di eccitazione sono accentuati dalla luce bianca della lampada da tavolo.

       

                                            CATHERINE

Mi sono svegliata di colpo e non ti ho trovato, non sei ancora venuto a dormire.

                                            PHILIPPE

Scusa, non ho sonno.

Catherine si avvicina mettendosi alle sue spalle, guarda gli oggetti, lo strano collage e soprattutto il disegno di donna con il punto interrogativo.

                                        CATHERINE

Credevo che la tua fosse solo curiosità.

Philippe solleva di scatto la testa per guardarla, reagendo come punto sul vivo.

                                         PHILIPPE

Qualcuno vive nella mia casa, quando non ci sono. Ogni volta, lascia tracce della sua presenza.

                                    CATHERINE

Forse non le dimentica, ma vuole che tu le veda, ti accorga di loro e capisca…

Philippe guarda gli oggetti.

                                      PHILIPPE

Hai ragione, sembrano quasi dei messaggi per me.

                                      CATHERINE

Allora non devi preoccuparti, prima o poi si rivelerà.

                                      PHILIPPE

Perché ha scelto proprio me? cosa vuole?

Con ironia.                              CATHERINE

Forse non c’è nulla di misterioso: è una delle tue donne che ancora conserva le chiavi e viene a rivedere il luogo magico del vostro amore.

Philippe capisce il tono ironico di Catherine ma non reagisce.

                                              PHILIPPE

Non ho mai dato le chiavi a nessuno.

Sorridendo                              CATHERINE

Un vero orso, ecco cosa sei.

Ripassando con il pennello sul profilo di donna.

                                           PHILIPPE

Sembra quasi una presenza irreale.

Si alza, la bacia dolcemente.

Torna a dormire, ti raggiungo subito.

                                                CATHERINE

È inutile che tu rimanga in piedi.

Philippe la guarda in uno strano modo, come se chiedesse comprensione o meglio ricordasse il suo diritto a pensare a se stesso.

                                               PHILIPPE

Non preoccuparti, Catherine…

Catherine si dirige verso la stanza da letto. Giunta sulla soglia, si gira a guardare ancora Philippe che con il bicchiere in mano, ora vuoto, continua a guardare il collage.

 

VILLA PHILIPPE interno- esterno giorno

La luce del sole illumina la camera da letto. Panoramica a scoprire il letto, dove chiaramente ha dormito solo Catherine, essendo l’altra parte del letto intatto. La panoramica scopre Catherine che sta entrando nella stanza, venendo dal bagno con indosso una vestaglia di Philippe, i capelli ancora bagnati. È visibilmente contrariata per il comportamento di Philippe. Questi entra nella camera da letto, è ancora vestito, il viso stanco, disfatto di chi ha passato una notte in bianco, bevendo molto.  Catherine lo guarda senza parlare, gli volta le spalle cominciando a vestirsi.

                                                PHILIPPE

Che fai, aspetta, non andare via.

                                            CATHERINE

Io in ufficio devo andarci.

Philippe, con frenesia, come se avesse avuto una idea improvvisa.

                                             PHILIPPE

ti prego, tu puoi aiutarmi

Esce dalla stanza andando al guardaroba, apre l’armadio, tira fuori un vestito, una camicia, scarpe ecc. torna nella camera da letto con tutta questa roba in mano e la getta sul letto.

                                             PHILIPPE

Mettiti queste cose.

                                         CATHERINE

Se è uno scherzo è stupido.

                                          PHILIPPE

Non lo è, Catherine… deve vedermi uscire come al solito e pensare che la casa sia vuota. Ti prego, fai presto.

Esce dalla camera da letto, lasciando Catherine perplessa di fronte ai vestiti.

Philippe torna in soggiorno. Sul suo tavolo di lavoro c’è una grande confusione. Philippe comincia a riordinare, mettendo in un cassetto il collage e tutti gli oggetti ritrovati.

Dalla camera da letto appare Catherine vestita come Philippe. L’abito le sta un po’ largo, l’aria molto buffa. Philippe la esamina, le aggiusta qualcosa, le fa il nodo della cravatta, poi sparisce nella sua camera da letto ritornando subito dopo con un cappello.

                                        CATHERINE

Mi sembra una mascherata inutile.

                                         PHILIPPE

Da lontano puoi sembrare anche me. Prendi la mia cartella… le chiavi dell’auto.

                                      CATHERINE 

Io vado a casa. O preferisci che faccia la mia entrata alla Dubois truccata da clown?

Philippe si avvicinano e la bacia dolcemente.

                                        PHILIPPE

I vestiti…Te li porto a casa io …ti ringrazio, Catherine, sei molta buona. Adesso vai, io esco sempre a quest’ora.

                                     CATHERINE

Sei distrutto cerca di riposare.

Philippe ha fretta di mandarla via, l’accompagna alla porta.

                                      PHILIPPE

Si certo, grazie ancora.

Catherine esce. Philippe si porta subito alla finestra, osservando la scena.

 

Catherine attraversa il giardino della villa, esce dal cancello, si porta vicino all’auto di Philippe.

 

Philippe segue Catherine, cercando di vedere se si nota la presenza di qualcuno.

La strada è quasi deserta: qualche passante, un paio di auto. Tutto questo viene attentamente osservato da Philippe, teso, nervoso. Catherine si allontana con l’auto di Philippe.

Questi rimane ancora un attimo ad osservare se accade qualcosa. Poi si ritira dalla finestra e comincia freneticamente a lavorare, mettendo in ordine il soggiorno, tirando le tende, togliendo i bicchieri, le bottiglie, i portacenere pieni. Agisce con molta rapidità, in modo da dare al soggiorno un aspetto decente. Osserva la scena: è tutto pronto. Ora non gli resta che aspettare. Si versa ancora da bere, abbondantemente.

 

Poi esce dalla villa per andare sul retro. Lasci socchiusa.la porta di servizio. Si avvicina alla piscina che è circondata da una siepe alta poco piu di un metro. Si siede su una sdraio, in modo da essere coperto e si mette in posizione frontale rispetto alla casa, pronto ad intervenire al piu piccolo rumore. Comincia ad aspettare, stanco, accaldato, ansioso.

 

Brevi inquadrature in C.L: della villa vista dall’ingresso,della strada vuota, del giardino sul retro, dove Philippe non è visibile, coperto com’è dalla siepe.

 

Con una lenta panoramica circolare, torniamo a scoprire Philippe sul bordo della piscina. Lo troviamo addormentato, sfinito dal whisky, dal sole, dall’attesa. Ai suoi piedi, il bicchiere vuoto. Nel sonno si muove, si lamenta come chi sta sognando, e deve trattarsi di un brutto sogno.

All’improvviso, sentiamo la musica, il disco preferito di Philippe.

Di colpo, lui apre gli occhi.  E sente la musica, che non proviene dal sogno ma dal soggiorno. Il suo viso è bagnato di sudore, guarda verso il soggiorno dove le tende sono chiuse, soltanto la musica rivela la presenza di qualcuno. A fatica, Philippe si alza, si avvicina alla casa lentamente, entra nella villa.

 

La porta del soggiorno è chiusa.

La mano di Philippe si chiude intorno alla maniglia, che si abbassa e la porta si socchiude. La musica diventa assordante.

Improvvisamente, una figura femminile, subliminale come un flash, attraversa per una frazione di secondo la lieve fessura formata dalla porta schiusa. Philippe istintivamente si ritrae, sbatte gli occhi e muove le labbra da cui non esce alcun suono. Subito dopo, con decisione, apre la porta completamente. La musica finisce: quando Philippe entra, la puntina del pick up sta girando a vuoto. Il soggiorno è vuoto: la breve apparizione femminile sembra scomparsa.

Philippe, che di secondo in secondo riacquista le sue capacità, continua la sua ricerca nel resto della casa: guarda rapidamente in camera da letto nella cucina, nel bagno.

I suoi movimenti ora sono precisi e rapidi: apre le porte, passa da un ambiente all’altro convulsamente. Dal suo viso è sparita ogni traccia di angoscia e di incertezza. C’è la fredda determinazione di porre fine a quel gioco,di fermare la sconosciuta. Ritorna nel soggiorno deluso per non aver trovato nessuno, eppure convinto di visto, non può essere un sogno. Si porta di corsa nel vestibolo, la porta d’ingresso è socchiusa. Philippe esce nel giardino.

Poi rientra lentamente nel soggiorno. Meccanicamente rimette in azione il grammofono e va verso la mensola del bar per versarsi da bere. Completamente spossato, si lascia avvolgere dalla musica e si distende sul divano, un bicchiere tra le mani. Sembra non accorgersi dei due bicchieri colmi che stanno sul tavolino di fronte a lui. La musica è troppo forte. Philippe si alza e va a regolare il volume. Si gira per guadagnare di nuovo il divano.

E diventa di pietra: alle spalle del divano, disteso in una posizione inarticolata, il corpo di un uomo. D’istinto, Philippe si porta una mano sul viso e si strofina gli occhi con violenza. Sta ancora dormendo? È quel maledetto sogno che continua piu feroce di prima?

Un rapido ed implacabile carrello in avanti va sul corpo steso a terra. +

Dal collo emerge uno stiletto di acciaio. La moquette, sulla quale la testa è reclinata, come uno scuro fiore reciso, si sta inzuppando di una piccola macchia rossa che si allarga. Philippe si avvicina al cadavere: lo stiletto che ha ucciso l’uomo è quello che lui usa come tagliacarte.. Affilato come un bisturi, dall’elegante manico di madreperla. Philippe si china sul cadavere e lo rovescia delicatamente per vederne il volto. La faccia, assolutamente anonima, ben curata, la pelle liscia e sbarbata, è solo un po’ avvizzita e contratta dalla morte. L’uomo senza essere grasso è robusto. Dimostra circa cinquanta anni, i tratti del volto e gli abiti denunciano un’eleganza volgare. Philippe s’inginocchia, gli rovista nelle tasche: trova un passaporto, un mucchietto di banconote racchiuse con un fermaglio, un mazzo di chiavi.

Si alza lentamente, posa gli oggetti rivenuti sul tavolino ed, in quel momento, sente la sirena della polizia. e di scatto corre verso la vetrata:

sui tornati della strada sta avanzando un’autoambulanza seguita da una macchina della polizia. Le due auto viste da lontano sembrano avanzare lentamente ed in silenzio, essendo il suono della sirena distante molto, piu un incubo che suono reale.

Da questo momento in poi, tutto si svolge con una rapidità di cui in seguito Philippe sarà il primo a meravigliarsi.

Philippe si precipita dietro il divano e solleva il cadavere dell’uomo da sotto le ascelle. Stando chino, attraversa il soggiorno, si porta nel piccolo corridoio che si affaccia sulla piscina, apre affannosamente con i piedi la porta di servizio e trascina il corpo nel giardino. Poi rientra nel soggiorno e si precipita alla finestra.

Vede che le due automobili si sono accostate al marciapiede a pochi metri da casa sua. Vicino al suo giardino anteriore.

Philippe corre a spostare il grosso divano in modo da coprire la macchia di sangue, mentre si sente il primo squillo alla porta. Spegne il giradischi e così vede i due bicchieri sul tavolo, li prende insieme al suo e di corsa va in cucina, per deporli nell’acquaio, proprio mentre si sente il secondo squillo. Attraversa il corridoio per andare ad aprire e, passando davanti al soggiorno, scorge due poliziotti che, mani e facce incollate alla vetrata, stanno cercando di scrutare all’interno. Si accorge solo allora di avere lasciato sul tavolino gli oggetti del morto, li prende e se li mette in tasca, quindi va ad aprire la porta: senza dire una parola, i due agenti irrompono all’interno. Philippe sta per dire qualcosa ma un uomo dall’aspetto molto civile lo interrompe, mostrandogli una tessera.

                               COMMISSARIO VIAN

C’è stato un omicidio in questa casa

Philippe borbotta qualcosa e si fa da parte per fare entrare il commissario, fingendo sorpresa.

 

                                         PHILIPPE

Omicidio? io sto benissimo

Il commissario gli lancia una occhiata priva di simpatia.

                              COMMISSARIO VIAN

Come battuta è divertente.

                                        PHILIPPE

Stavo dormendo mi avete svegliato voi.

Intanto i poliziotti stanno compiendo una perquisizione lenta ma non minuziosa. Le parole di Philippe, la sua faccia gonfia di sonno, il letto disfatto, la penombra ed il silenzio che gravano sulla casa deserta, l’assenza di segni di lotta e di disordine, sembrano deporre a suo favore.

                                COMMISSARIO VIAN

Lei dorme vestito di solito?

                                         PHILIPPE

Ho fatto tardi questa notte, mi sono addormentato all’alba, di colpo.

                               COMMISSARIO VIAN

Non riesco a capire, eppure aveva dato proprio il suo indirizzo.

                                     PHILIPPE

Forse ora può spiegarmi cosa diavolo sta succedendo.

Il commissario si siede sul divano.

                              COMMISSARIO VIAN

Loro possono continuare a cercare, niente in contrario, vero?

                                     PHILIPPE

Non hanno fatto altro da quando siete entrati.

Philippe si siede di fronte a lui su una poltrona. Il commissario porge una sigaretta a Philippe e ne accende una per sé, intanto i poliziotti escono nel soggiorno, cercando altrove. Philippe li guarda allarmato.

                            COMMISSARIO VIAN

La prego di scusarmi, signor…

Philippe ha un attimo di imbarazzante silenzio.

                                      PHILIPPE

Dussart… ma se non sa neanche il mio nome, cosa cercava in casa mia?

                            COMMISSARIO VIAN

Il corpo di un uomo in fin di vita. o morto.

                                       PHILIPPE

Non riesco a capire, io qui abito da solo ei miei amici se ne sono andati stanotte.

                            COMMISSARIO VIAN

Qualche minuto fa, qualcuno ha chiamato l’ospedale, una voce di donna, ha dato questo indirizzo e ha detto che un uomo stava morendo, ferito alla gola da un coltello. Dall’ospedale ci hanno avvisato e noi siamo venuti qui.

Durante le parole di Vian, Philippe guarda spaventato uno dei poliziotti che ha aperto la porta di servizio e sta uscendo nel giardino, dove ritrova la piscina.

 

In PP il corpo dell’uomo sul fondo della piscina.

La m.d.p. panoramica dal basso in alto ad inquadrare il poliziotto che si trova vicino alla porta di servizio, si guarda intorno, non vede assolutamente niente di strano, fa un passo in avanti per vedere cosa c’è dietro la siepe. Vede la piscina,. ma soltanto la parte centrale, non quella vicino la siepe dove si trova appunto il cadavere. Sorride pensando all’idea di farsi un bagno con quel caldo, poi, inquadrato in modo che nell’inquadratura sia presente anche la piscina, rientra nella villa.

Philippe cerca di non tradire il proprio nervosismo. Guarda il commissario, ma soprattutto fuori, aspettando l’urlo del poliziotto. Intanto Vian continua a parlare.

                               COMMISSARIO VIAN

Ha idea di chi possa essere stato?

Philippe scuote il capo vigorosamente.

Adesso se non altro sa di avere un nemico. Una nemica per essere precisi.

Philippe spegne la sigaretta, vede che il poliziotto rientra e fa segno a Vian di non aver trovato nulla. Philippe riprende fiato.

                                       PHILIPPE

Io continuo a non capire. Cosa pensava di ottenere questa nemica venire qui?

                                 COMMISSARIO VIAN

Probabilmente procurarle solo un brutto risveglio. Anche se come mi ha detto lei, è abbastanza insolito che a quest’ora stia ancora dormendo. O forse… per l’emozione ha fornito un indirizzo sbagliato. Chissà…

Il commissario indica la vetrata.

In qualcuna di quelle ville, in questo momento, un essere umano sta morendo

Si gira verso Philippe

Potrebbe essere così, no?

Philippe reprime un brivido. Si alza in piedi.

                                             PHILIPPE

Non lo so, non voglio saperlo.

Il commissario fa un sorriso cortese e fa cenno ai suoi uomini, che intanto sono entrambi rientrati in soggiorno.

                              COMMISSARIO VIAN

È naturale. Non fa parte del suo mestiere. E poi oggi di emozioni ne ha avute già troppe.

                                          PHILIPPE

Deve essere stato uno scherzo.

                              COMMISSARIO VIAN

Già uno scherzo. Piuttosto di cattivo gusto però. I suoi amici sono capaci di fare questo?

                                      PHILIPPE

Fino ad ora pensavo di no.

Si avviano verso la porta.

                            COMMISSARIO VIAN

A volte la gente è imprevedibile.

Sono arrivati alla porta, Vian gli dà la mano.

Se le venisse in mente qualcosa, signor Dussart, mi venga a trovare

Il commissario gli porge il biglietto da visita.

Io credo poco agli scherzi, mi scusi ancora se l’abbiamo spaventato.

Philippe abbozza un sorriso.

                                      PHILIPPE

Ero troppo assonnato per spaventarmi. Buongiorno.

I poliziotti escono. Lui richiude la porta, vi si appoggia con le spalle. E resta così. Con gli occhi chiusi. Quando li riapre, vede la tenda che separa il vestibolo dal soggiorno e dietro la tenda la macchina fotografica.

 

STRADE CITTA’ esterno giorno

L’auto di Philippe accosta davanti ad un negozio in una strada tranquilla, lontana dal centro. Scende dalla macchina e scompare all’interno. Pochi attimi dopo, esce con una grande matassa di spago sotto il braccio.

 

Un altro negozio, questa volta in una strada molto trafficata. Philippe è appena scomparso all’interno che dall’altra parte della strada una Cooper si ferma all’altezza della Jaguar. Al volante, Catherine che ha riconosciuto la macchina. Perciò scende dalla sua e cerca Philippe. Un attimo dopo, lo vede, al di là del fiume di macchine, mentre esce dal negozio. Alza un braccio per richiamare la sua attenzione ma il gesto rimane a metà e sul suo volto appare un’espressione di curiosità. Philippe, infatti, regge tra le braccia uno strano fagotto che ha la forma di un’ancora per piccole imbarcazioni. Decisamente strana poi è l’aria circospetta con cui lui guarda intorno prima di attraversare rapidamente la strada con la testa incassata tra le spalle, come per non farsi riconoscere. Catherine, nascosta dalle macchine decide di stare al gioco si allontana di qualche. metro. Aspetta che Philippe parta poi prende a seguirlo a distanza, senza perderlo di vista.

Philippe si ferma davanti ad altri negozi e, ogni volta, ne esce con una serie di nuovi oggetti di cui non si riesce a cogliere appieno la natura ed il nesso: un telo cerato, del nastro adesivo. L’ultimo negozio presso il quale si ferma, con l’auto ormai carica di roba, è un negozio di fotografo dal quale esce con un pacco di fotografie in mano.

 

VILLA PHILIPPE –esterno interno sera

Sta scendendo la sera, quando Philippe, sempre seguito da Catherine che non lo ha perso d’occhio un momento, guida verso i tornanti che conducono a casa sua. Catherine sta per avvicinarsi alla casa.ma si ferma. Vedendo Philippe scendere dall’auto e cominciare a scaricare tutti i pacchi. Vicino all’auto di Philippe notiamo una Triumph sportiva bianca. +

Philippe, carico dei suoi strani pacchi, si avvia verso il cancello. Sta per aprirlo quando una voce al di là della siepe lo ferma.

                                      POLIZIOTTO (off)

Il signor Dussart?

Philippe si ferma di colpo. Il suo imbarazzo si tramuta in paura, quando si accorge che a chiamarlo è stato un poliziotto.

È lei il signor Dussart?

Philippe accenna di sì con la testa e nello stesso tempo cerca di sistemare i suoi pacchi in modo che non gli ostruiscano la visuale, ma riesce solo a fare una serie di gesti impacciati e quasi comici.

Il commissario Vian la prega di passare domani da lui. Ha qualche domanda da rivolgerle.

                                                        PHILIPPE

Non capisco, ero convinto che tutto fosse chiarito.

                                                    POLIZIOTTO

Io non so niente signore, il commissario l’aspetta.

Philippe annuisce, l’agente si porta la mano alla visiera e si allontana rapidamente.

Catherine, ferma nella sua automobile poco lontana, ha assistito a tutta la scena. Ora si avvicina lentamente al cancello, in tempo per vedere Philippe scomparire nella casa.

Per qualche istante, resta a guardare verso la casa, indecisa sul da farsi, poi decide di entrare, l’atteggiamento di Philippe l’ha incuriosita.

Philippe ha portato tutto il suo carico in soggiorno. Si ferma allarmato, quando sente suonare alla porta, si avvicina alla vetrata ed è colpito nel vedere Catherine.  Guarda gli oggetti nel soggiorno e decide di non aprire.

 

Catherine suona a lungo, sempre piu’ stupita dal fatto che lui non apra. Piuttosto turbata si allontana dalla casa, dove sa con certezza che  si trova Philippe. Perché non aperto? Che cosa sta succedendo? Catherine  sale in auto e si allontana dalla casa che continua a rimanere buia e misteriosa.

 

Tutte le luci del soggiorno sono spente, ad eccezione di una lampada schermata sul tavolo di lavoro: dove è seduto Philippe, in manica di camicia. Alle sue spalle, disteso sul divano immerso nella penombra, c’è una specie di lungo sacco, stretto da corde e filo di ferro, a metà tra una mummia ed una consegna di lavanderia. In dettaglio, vediamo che il sacco è stretto dalla corda bianca da imbarcazione, che abbiamo visto comprare.

Sul tavolo di lavoro sono disposti gli oggetti che Philippe sta scrutando con attenzione: fotografie, un passaporto, un mazzo di chiavi, del denaro chiuso con un fermaglio sul quale sono incise le parole H C

Philippe apre il passaporto: la fotografia è quella dell’uomo ucciso in casa sua. Sotto ci sono i suoi dati. Si chiamava Christian Degange, abitava a Ginevra- Philippe controlla le iniziali sul fermaglio: sono HC e sembrano smentire il documento.

Apre il pacco di fotografie, scattate a casa sua: gli ospiti della sera prima, l’arrivo dei poliziotti, lui che entra ed esce. Infine due fotografie, che mostrano la donna misteriosa che ha ucciso un uomo in casa sua e vi ha fatto arrivare la polizia. Nella prima fotografia Degange è già quasi entrato in casa, si vede la macchia sfocata del suo viso sulla destra, la donna è sulla soglia, capelli biondi lunghi, sciolti sulle spalle, lo sguardo nascosto da grandi occhiali scuri. L’unico particolare che si nota è una cintura piuttosto strana, soprattutto nella borchia, grande e disegnata in modo speciale. La seconda fotografia mostra l’assassina di spalle, quasi di tre quarti, mentre esce: il volto, di profilo, guarda verso l’interno dell’appartamento che lei sta abbandonando in modo precipitoso.

 

LAGO GINEVRA ESTERNO NOTTE

La superficie del lago si stende sotto la luce della luna.

L’automobile di Philippe, a fari spenti, si avvicina alla riva del lago.

Ora l’auto è ferma. All’interno, Philippe sta scartando un pacco. Dentro, qualcosa che luccica sinistramente. Una piccola pesante ancora. +

Philippe scende, apre il portabagagli, si china per prendere il lungo sacco legato come una mummia.

In C.L., da lontano lo vediamo trascinare, per i pochi metri di spiaggia resinosa, il fardello biancastro, stretto dalla corda e da anelli d’acciaio.

Alla fine, faticosamente, arriva vicino all’acqua.

Si china ed assicura, con due giri di fune ed un nodo robusto, la piccola ancora al pacco. Si rialza, si guarda intorno: non c’è nessuno. Né passanti solitari né vagabondi notturni né automobili.

Prende il sacco e lo getta nel lago.

Il sacco oblungo sprofonda nell’acqua. Lunghi, lenti cerchi si disperdono poso a poco.

Philippe guarda le luci della città, riflesse sull’altra riva. Poi si allontana.

Restiamo sull’acqua, increspata da una brezza leggera.

Con una lenta dissolvenza di chiusura e la musica della sigla

FINE DELLA PRIMA PUNTATA

30 secondi di SIGLA

Altro pezzetto di SIGLA

Blue Shadow / Tema di Silvia

Berto Pisano e la sua Orchestra