30 secondi di SIGLA 

Altro pezzetto di SIGLA 

Blue Shadow / Tema di Silvia

Berto Pisano e la sua Orchestra

                                       Prima puntata

 

PALAZZO DUBOIS & GRANT – Esterno Giorno

Il palazzo di vetro della Dubois & Grant: una panoramica dall’alto a inquadrare la grande porta a vetri. In DETTAGLIO l’orologio elettrico segna le 17,02. E’ una fredda giornata invernale, forse piove anche, dalla porta cominciano ad uscire gli impiegati. Fra questi vediamo Philippe Dussart che si dirige verso il parcheggio dov’ è la sua Jaguar. Verso il parcheggio si dirige anche Catherine, per prendere la sua mini Cooper. I due camminano per un attimo vicino ma, poiché non si conoscono, non c’è fra loro nessun cenno di saluto. Le due automobili - sono le 17,04 - si allontanano dal parcheggio verso direzioni diverse.

 

PALAZZO DUBOIS & GRANT – Esterno Giorno

Identica panoramica dal palazzo alla porta: sono le 17,02. E’ ancora inverno ma un leggero sole rischiara l’aria. Dalla porta a vetri esce il gruppo degli impiegati. Philippe si dirige verso il parcheggio dove, al solito posto, è ferma la sua Jaguar. Incrocia Catherine che si sta dirigendo verso la sua Cooper. La ragazza lo saluta, l’uomo freddo ma cortese risponde al saluto.  Le due auto - sono le 17,04 - si allontanano dal parcheggio verso direzioni diverse.

 

PALAZZO DUBOIS & GRANT – Esterno Giorno   

Panoramica dal palazzo alla porta: sono le 17.02. E’ una bella giornata di primavera anche se ancora piuttosto fredda.

Dalla porta a vetri esce il gruppo d’impiegati. Philippe si dirige verso il solito posto dove è ferma la sua Jaguar. Catherine è già arrivata alla sua Cooper che però è parcheggiata male: la Jaguar di Philippe le impedisce di uscire.

 

                                               CATHERINE

Quando arrivo in ritardo, parcheggio sempre male.

                                               PHILIPPE

La libero subito.

                                             CATHERINE

Grazie signor Dussart.

Philippe sale nella sua auto e si allontana nella solita direzione. Anche Catherine ora può muoversi e si allontana come il solito in direzione opposta.

                                                          

PALAZZO DUBOIS & GRANT – Esterno Giorno   

Panoramica dal palazzo alla porta: sono le 17.02. ormai è estate. Dalla porta a vetri esce il gruppo degli impiegati. Philippe si dirige verso il solito posto dove è parcheggiata la sua Jaguar. L’auto di Catherine è ferma lì vicino. La ragazza sta provando a partire ma non ci riesce. Scende dall’auto delusa. Sorride a Philippe, che la sta guardando.

  

                                              CATHERINE

Batteria scarica.

                                                PHILIPPE

Vuole che provi io.

                                               CATHERINE

Credo che non ci sia niente da fare, se vuole proprio aiutarmi mi dia un passaggio. Spero di non abitare molto lontano da casa sua.

                                               PHILIPPE

Non avrebbe importanza, prego.

I due salgono sulla Jaguar che si allontana.

                                  

PALAZZO DUBOIS & GRANT – Esterno Giorno   

Panoramica dal palazzo alla porta: sono le 17,02. E’ una splendida giornata estiva. Il gruppo degli impiegati esce dalla porta a vetri. Philippe sI dirige verso la sua auto, ferma al solito posto. Quando è vicino, rimane sorpreso nel vedere che nella sua Jaguar vi è già Catherine. Poi sale sull’auto.

                                              CATHERINE

Mi restituiranno l’auto soltanto fra due giorni. Ti dispiace?

                                              PHILIPPE

Dell’auto o che sei qui?

                                            CATHERINE

No, che fa due giorni tornerai a casa da solo. L’auto si muove dal parcheggio allontanandosi dall’ufficio.

 

LAGO GINEVRA – Esterno Giorno  

Philippe e Catherine, vestiti come nella scena precedente, sono sulla riva del lago.

                                            CATHERINE

Sei di una precisione infallibile. Tutte le mattine entri in ufficio alle dieci, esci alle 15 per la colazione e stai fuori esattamente mezz’ora.

                                             PHILIPPE

Aggiungi pure che vado sempre nello stesso ristorante di fronte all’ufficio.

                                               CATHERINE

Alle 17 esci, alle 17 e zero due, prendi la macchina…

                                            PHILIPPE (interrompendola)

Quando gli incidenti altrui non mi costringono  a brevi ritardi.

                                       CATHERINE (continuando)

…torni a casa, presumo. Dopo…

Si ferma e lascia che sia lui a proseguire.

                                               PHILIPPE

Di solito passo la serata al club, naturalmente sempre lo stesso. E’ chiaro il quadro generale della mia vita? Abbastanza squallido, no?

                                          CATHERINE

Direi che è soltanto la vita di un uomo solo. Forse troppo solo.

  

La m.d.p., nel precedere Philippe e Catherine, fa un leggero movimento come d’aggiustamento ad inquadrare uno degli alberi della riva. Quando, sempre in movimento, ritorna sui due scopriamo che sono vestiti in modo diverso e che anche la luce del giorno è diversa. Il dialogo continua come se non si fosse stato passaggio di tempo.

                                             PHILIPPE

Io penso di vivere così soprattutto per una esigenza di chiarezza o forse perché sono scarsamente dotato di fantasia.

                                             CATHERINE

Sai come ti chiamano in ufficio? Il cronometro Dussart, bella come definizione, no? Mi spiace di non averlo inventato io.

                                               PHILIPPE

Da come parli, mi sento un uomo molto noioso.

                                             CATHERINE

Sei tu che stai dando giudizi, io non lo faccio mai, è troppo pericoloso, si sbaglia quasi sempre.

                                               PHILIPPE

Ti sarà difficile allora scegliere.

                                             CATHERINE 

Credi? Ho sempre scelto nella mia vita, facendo spesso il primo passo.

 

La m.d.p., in movimento, li abbandona inquadrando il lago per poi ritrovarli vestiti in modo diverso: piu eleganti, evidentemente in procinto di andare a cena. Il dialogo continua.

                                             PHILIPPE

E sei sempre soddisfatta?

                                           CATHERINE

Non lo so, diciamo che non mi pento mai dei passi che faccio.

                                          PHILIPPE

Sai a che cosa mi fai pensare? A dei “sorrisi nella notte”

                                         CATHERINE

Sei una sorpresa, non ti avrei mai creduto capace di citazioni, o è un verso che hai inventato per me?

                                           PHILIPPE

Forse è uno dei tanti slogan pubblicitari che ho scritto.

Si ferma a guardarla. Catherine gli sorride sicura, invitante,

E’ da molto tempo che non parlavo così.

                                           CATHERINE

Credevo che ti stessi inventando una figura muova per me, invece è solo

un ritorno al passato.

                                         PHILIPPE

Lascio a te la possibilità di inventarmi, hai carta bianca.

           

VILLA PHILIPPE Esterno notte

L’automobile di Philippe Dussart accosta al marciapiede e si arresta davanti ad una villa circondata da un giardino e delimitata da un muretto alto non piu di un metro.

Sullo sfondo la vegetazione notturna è spezzata da una manciata di altre ville, simili alla prima, che scendono lungo il fianco della collina, verso la città illuminata, sulla riva del lago. Philippe e Catherine escono dall’automobile. Philippe apre il cancello e precede Catherine attraverso il giardino. Mentre Philippe apre la porta Catherine guarda ammirata il giardino molto ben curato.

 

VILLA PHILIPPE interno notte

Il soggiorno è ampio, arredato modernamente, con dei pezzi notevoli per il design. Sia il lato verso la strada che quello posteriore sono chiusi da vetrate. Philippe e Catherine entrano, l’uomo accende la luce, un leggero vento muove le tende che chiudono la vetrata che dà sul giardino posteriore. Philippe guarda sorpreso la finestra aperta, si muove per andare a chiuderla.

                                               PHILIPPE

Strano ero convinto di averla chiusa prima di uscire.

Catherine si avvicina e guarda il giardino avvolto nel buio: Philippe si allunga e gira un interruttore. Le luci del giardino si accendono, illuminando la piscina che si trova nel retro della casa, circondata da una corta siepe.

                                              PHILIPPE

È la Dubois & Grant a pagare questa reggia per me.

                                            CATHERINE

Lo fa per stimolare il tuo spirito creativo: gli artisti hanno sempre bisogno di un’atmosfera congeniale.

Philippe sta per spegnere le luci che illuminano il giardino. Catherine lo ferma.

                                             CATHERINE

No, lascia…è piu bello così.

Philippe, come a perfezionare, spegne le luci della stanza: adesso illuminata soltanto dallo sfondo creando uno strano e suggestivo giuoco. I due sono fermi, ombre nere nella luce dal fondo. Si guardano, Philippe le fa una carezza sul viso Catherine rimane ferma, sfiora con le labbra la mano dell’uomo

                                           CATHERINE

Mi hai invitato con la scusa di sentire un disco.

Philippe le sorride, si allontana da lei andando verso il giradischi. I dischi, come tutto il resto della stanza, sono in ordine: messi entro due cubi bianchi e neri, posti vicino al giradischi. Philippe si china a cercare il disco, sicuro di trovarlo al solito posto ma non c’è. Sembra piuttosto contrariato.

                                            PHILIPPE

L’ho rimesso a posto ieri sera.

Continua a cercare; sorride, avendolo trovato.

Ah, eccolo qui

Philippe prende il disco A BLUE SHADOW, apre la copertina e resta inginocchiato, come se pensasse a qualcosa. Stringiamo il campo sul suo P.P., la mano di Catherine entra in campo e gli accarezza i capelli

                                       CATHERINE

Bravo. l’ordine è sempre premiato.

Philippe sembra scuotersi, fa un sorriso imbarazzato e riprende a frugare fra gli altri dischi.

                                      PHILIPPE

C’è solo la copertina, il disco deve essere da qualche altra parte, lo trovo subito …

Sulla fronte di Philippe sono disegnate due piccole rughe, Catherine approfitta dell’intensità con cui Philippe scruta la sua discoteca, per studiarlo con un sorriso di simpatia.

                                     CATHERINE

Posso anche sentirne un altro o farne a meno del tutto

Philippe solleva lo sguardo, ancora contrariato per non averlo trovato. Il suo sguardo mette a fuoco il giradischi: sul pick-up c’è il disco.

                                   CATHERINE

Succede anche agli uomini precisi come te. Ti sei dimenticato di rimetterlo a posto.

                                    PHILIPPE

Eppure sono sicuro di averlo fatto

                                  CATHERINE

Allora lo avrà sentito qualcun altro.

                                      PHILIPPE

Soltanto la donna di servizio è venuta oggi.

                                       CATHERINE

Adorerà fare le pulizie con sottofondo musicale.

Ridendo                            PHILIPPE

Chi, Marta? Non è un essere umano, lei sì che meriterebbe il soprannome di cronometro. Anche lei viene qui tutti i giorni alle 10, quando io sono già in ufficio e dopo cinquanta minuti esatti va via, neppure un secondo di più. Lasciando una casa in un ordine quasi sovrannaturale

Intanto Philippe ha messo il disco.

                                               CATHERINE

Ti assomiglia questa casa, forse è per questo che non mi sembra di essere qui per la prima volta.

Ora sono vicini

                                               PHILIPPE

Neanche me però conosci da molto.

                                               CATHERINE

Da piu di un anno, signor Dussart… non dire che non mi hai neppure notata in ufficio.

                                           PHILIPPE

Sono un tipo distratto.

Catherine ride.                 CATHERINE

…e disordinato.

Poi smette di ridere. Gli sguardi. Si baciano, dolcemente, un attimo solo. Catherine si stringe ancora piu forte a lui, posando la testa nell’incavo della sua spalla. Philippe le bacia teneramente i capelli, il suo sguardo cade – mettendo a fuoco – il disco che gira, la copertina gettata sul divano. Quasi istintivamente, Philippe cerca se c’è qualcosa di altro fuori posto: le bottiglie sul carrello-bar, i bicchieri. Catherine solleva la testa, guardandolo.

                                   

                                                 CATHERINE

La mia auto continua a procurarti guai, sarai costretto ad accompagnarmi a casa…

si ferma un attimo

…domani mattina.

I visi di Philippe e Catherine sono vicinissimi.

 

PALAZZO DUBOIS & GRANT – Sala riunioni – interno Giorno

Scorrono immagini convenzionali del paesaggio svizzero: tipiche vedute di zone residenziali, accompagnate da un commento retorico. Con un lento carrello indietro, scopriamo lo schermo, su cui si sta proiettando materiale di repertorio sulla Svizzera, in una saletta dove lo guardano in silenzio una decina di persone. Nel buio, distinguiamo Catherine e Philippe, che sono distanti. Lei lo guarda, ignorando lo schermo, lui si gira un paio di volte e le sorride.

Il tema del filmato è come e dove abitano gli svizzeri. Philippe continua a guardare verso Catherine ma non tanto quanto vorrebbe, perché l’uomo seduto vicino lo costringe ad interessarsi del problema. L’uomo è Pierre girard, quaranta anni, massiccio, aria concreta da manager industriale. Il dialogo si svolge mentre la proiezione continua ed è svolta con delle pause, ricoperte dal venire in P.P. del documentario e del suo commento.

                                                  

                                                   PIERRE

Io credo che tutto questo materiale non serva assolutamente a niente, il problema è trovare un’idea base per la campagna pubblicitaria…

un’idea nuova che imposti il problema della casa non in modo tradizionale.

Pierre parla con Philippe ma spesso le sue frasi sono a voce piu alta e rivolte anche agli altri

                                              

                                                PHILIPPE

D’accordo ma è il solito problema: per ogni nuovo prodotto ci vuole una nuova idea base.

                                               PIERRE

Sì, ma questa campagna è particolarmente importante per la nostra agenzia. La Privacy è una società immobiliare che svolge la sua attività anche in altri paesi. Per ora ci siamo assicurati il budget pubblicitario per la Svizzera, dipende esclusivamente dall’esito di questa operazione

se riusciremo ad avere tutta l’Europa.

Sullo schermo immagini di case nuove, disegnate in stile moderno e originale.

Catherine, deve prepararmi un servizio fotografico su queste case già costruite: devono sembrare eccezionali. Ma lo sono?

                                            PIERRE

Dicono di sì, l’idea della Privacy è buona: costruire case firmate come dei quadri, ognuna diversa dall’altra e realizzata secondo la personalità del proprietario.

                                           PHILIPPE

E se il proprietario è privo di personalità? Dobbiamo inventare anche quella?

                                            PIERRE

Philippe, questa è un’occasione eccezionale anche per te, Gross è andato via, la Dubois ha bisogno di un direttore artistico generale per l’Europa.

                                               PHILIPPE

Finora a sostenere la mia candidatura sei soltanto tu.

                                               PIERRE

Sei il migliore creativo che io abbia incontrato e ne ho molta ormai di esperienza. Trova un’idea clamorosa per questa campagna e non sarò piu solo ad appoggiare la tua candidatura.

Tra Philippe e Catherine continua il gioco degli sguardi che può svolgersi piu liberamente quando Pierre tace e si mette a vedere con maggiore attenzione il documentario. Philippe ora si gira quasi completamente verso Catherine che ricambia, felice, innamorata. Dal PP di Catherine stacco su

 

CLUB DI PHILIPPE Interno notte

PP di Philippe.

Luci abbassate e penombra, come nella saletta ma ora non siamo nell’ufficio ma nel club di Philippe. Un piccolo complesso jazz suona nell’angolo. Catherine e Philippe sono seduti ad un tavolino appartato. Continua fra di oro il gioco degli sguardi mentre, in silenzio, ascoltano la musica.

 

                                            CATHERINE

Preferisco questo sottofondo a quello dell’ufficio.

                                               PHILIPPE

Credo di aver visto e sentito molto poco oggi.

                                           CATHERINE

Se continuo così, si accorgeranno molto presto di noi due.

                                               PHILIPPE

                                   Qualcosa in contrario?

                                             CATHERINE

Avrei voglia di risponderti che sono molto gelosa della Privacy ma questa parola ormai per me significa solo case da fotografare.

                                               PHILIPPE

E slogan da inventare, saremo costretti ad abolirla.

                                             CATHERINE

Forse sarebbe meglio abolire il nostro lavoro, dato che non hai neppure un’idea.

                                            PHILIPPE

Idee ne ho molte ma sono scarsamente pubblicitarie.

                                             CATHERINE

Ho cercato di immaginare qualche volta come sarebbe stata una serata con te.

Philippe la guarda sorpreso ed interessato; è sempre piu evidente che è stata Catherine a conquistarlo.

Riuscivo ad intuire l’ambiente, l’atmosfera ma la tua figura era sempre sfocata, non ero assolutamente capace di vedere che cosa avresti detto.

                                                 PHILIPPE

Gli esseri normali come me sono indecifrabili, non si riesce mai capire se il loro enigma è qualcosa di profondo o soltanto il vuoto.

                                                CATHERINE

Per saperlo c’è un solo modo, tentare di risolvere  l’enigma, io non sono molto portata per i problemi astratti.

Philippe le fa una leggera carezza sul viso, sul collo. Questo gesto le ricorda qualcosa.

                                                  PHILIPPE

Con te sto perdendo la memoria.

Cerca qualcosa nelle tasche

Ma dov’è? ah, eccola.

Finalmente trova in una tasca quello che cercava e lo porge a Catherine che subito stringe il pugno. Poi lentamente apre la mano per vedere l’oggetto: è una gorgiera di velluto nero chiusa da una piccola spilla smaltata di bianco. Catherine lo guarda sorpresa.

                                            PHILIPPE

Ti aiuto.

Philippe guarda la gorgiera e l’appunta al collo di Catherine che si tende verso la borsa, ne tira fuori uno specchietto per ammirarsi.

                                             PHILIPPE

Dovresti già sapere come ti sta.

                                           CATHERINE

È molto bella. Grazie, Philippe.

Philippe la guarda sorpreso.

                                          PHILIPPE

Non ti sei accorta di averla persa?

                                        CATHERINE

È uno strano regalo.

Si ferma, comprendendo in ritardo le parole di Philippe.

Come persa?

                                         PHILIPPE

L’ho trovata stamani a casa, deve esserti caduta, appena sei arrivata, non mi ricordo di avertela vista addosso.

                                         CATHERINE

Infatti, ieri sera io non avevo questa gorgiera o come diavolo si chiama.

Philippe la guarda sorpreso mentre Catherine se la toglie e la pone sul tavolo.

È la prima volta che la vedo, deve essere il frammento di un recente passato, di qualche storia appena finita. Anzi speriamo che sia finita.

Philippe è talmente stupito da non riuscire a parlare, guarda la gorgiera in modo strano. Catherine cerca di scherzare per superare l’attimo d’imbarazzo.

Comincio proprio a pensare che il tuo ordine sia solo apparente.

Gli si stringe vicino

Per evitare altre confusioni, questa sera verrai a casa mia, voglio correre qualche rischio anch’io.

Dagli occhi ridenti di Catherine stacco su:

 

VILLA PHILIPPE Esterno interno giorno

La villa vista dal cancello. È la prima volta che la vediamo nella piena luce del sole. Lenta panoramica in avanti, ad inquadrare la parete di vetro che chiude il soggiorno: dietro le tende tirate c’è un’ombra. Sul movimento della m.d.p. vengono aperte e inquadriamo Philippe che in vestaglia sta tirando le tende, facendo entrare la luce. Rimane fermo a guardare fuori. Non ha dormito molto e l’aria è piuttosto stanca ma allegra. Fischiettando, si muove verso la stanza da bagno e quasi senza accorgersene guarda verso il giradischi: sul piatto non c’è alcun disco. Sempre fischiettando, scompare nella stanza da bagno mentre la m.d.p. rimane nel soggiorno. Qualche attimo dopo, il fischio cessa di colpo.

Ancora un attimo di silenzio poi l’uomo ricompare nel soggiorno con una spazzola per capelli in mano, la solleva in modo che sia in controluce, con le dita cerca fra gli aghi della spazzola, qualcosa si avvolge intorno al suo dito: un lungo capello biondo. Philippe lo osserva con uno sguardo terreo, si siede sul divano continuando a guardare il lungo capello biondo poi lo depone sul tavolo basso, davanti al divano. Soltanto allora si accorge di un’altra cosa: sul tavolo, c’è un bicchiere. Philippe guarda verso il carrello bar: i bicchieri sono spostati, non messi nel solito ordine, una bottiglia è fuori posto, isolata dalle altre. Philippe la guarda: il tappo non è del tutto avvitato, qualcuno l’ha lasciata aperta. Una idea precisa nasce nella sua mente, si alza di scatto, si precipita verso un grande pannello multicolore appeso al muro dietro il suo tavolo di lavoro e lo sposta, appare una piccola cassaforte che Philippe apre in fretta. La rapida ispezione non dà risultati: non manca niente. Philippe richiude e si accascia subito dopo sulla sua poltrona. Sembra disorientato, incapace di farsi una ragione per quanto sta succedendo in casa sua. Riflette ancora qualche istante poi guarda l’orologio e, sollevata la cornetta del telefono, compone un numero.

 

UFFICIO PHILIPPE interno giorno (IN ALTERNANZA CON PHILIPPE)

Una segretaria solleva il telefono che sta squillando.

                                         SEGRETARIA

Ufficio del signor Dussart, dica pure

                                            PHILIPPE

Valerie, sono io. Che appuntamento ho per oggi?

                                          SEGRETARIA

Aspetti che controllo, alle dodici è fissata una riunione con il reparto cinema

                                               PHILIPPE

Non ce la faccio per le dodici

                                                SEGRETARIA

Va bene avviso il signor Pierre Gerard è già in ufficio e l’ha cercata. Verrà oggi pomeriggio signor Dussart? Pronto, mi sente, pronto …pronto …

Philippe ha ancora il telefono in mano ma sembra non ascoltare piu. Dal microfono si sentono ripetuti richiami della segretaria, il giovane sta fissando, come inebetito, qualcosa che è sul tavolo davanti a lui e di cui non era accorto prima: un grande blocco di fogli da disegno. Sulla copertina carica di schizzi e di appunti, c’è un disegno, diverso da tutti gli altri e cancellato con grandi fregacci dalla stessa mano che lo ha tracciato. È una svelta silhouette femminile: alta, capelli sciolti, il lungo collo ornato da una gorgiera. Sembra uno di quei figurini di moda che le adolescenti ripetono meccanicamente, sui banchi di scuola, senza badarci, su libri e quaderni. I segni a spirale che tentano di cancellare la immagine hanno la suggestione di un simbolo onirico.

La voce della segretaria dal telefono sembra finalmente scuotere Philippe.

                                                  SEGRETARIA

Signor Dussart

                                                      PHILIPPE

Sì, signorina sono sempre qui, verrò oggi pomeriggio.

Philippe riabbassa il telefono e si concentra nuovamente sul disegno, ora sul suo volto si può leggere l’espressione di chi è stravolto da un fiume di pensieri. Poi si alza di scatto e comincia ad ispezionare freneticamente tutta la stanza. Tranne la bottiglia dei liquori ed il bicchiere già visti fuori posto, tutto il resto sembra essere in ordine. Philippe si ferma, accende una sigaretta, poi si china sul tavolino per prendere il portacenere, deve aver trovato qualcosa, perché la sua schiena torna in posizione eretta molto lentamente. Guarda un mozzicone di sigaretta che tiene in mano, il filtro è orlato da un’ombra di rossetto pallido. Nel silenzio assoluto, che è calato nella stanza, lo squillo improvviso del telefono ha un che di lacerante e di sinistro. Philippe si alza, si avvicina al telefono e solleva lentamente la cornetta.

UFFICIO DI CATHERINE INTERNO Giorno (IN ALTERNANZA CON PHILIPPE)

Catherine seduta nel suo ufficio ha in mano il telefono.

                                               CATHERINE

Philippe? Sono io, mi hanno detto che non vieni stamattina

                                                   PHILIPPE

Senti la mia mancanza?

                                                CATHERINE

Posso resistere qualche ora senza vederti, però non esagerare.

                                                 PHILIPPE

Va bene, starò attento a tornare in tempo.

                                              CATHERINE

C’è qualcosa che non va? hai trovato ancora qualche traccia del tuo fantasma biondo?

Philippe è colpito dalle parole di Catherine.

                                              PHILIPPE

Perché hai detto biondo?

                                           CATHERINE

La gorgiera, quella che volevi regalarmi ieri sera, potrebbe portarla soltanto una donna dal collo lungo ed esile, dall’aspetto diafano e i lunghi capelli biondi.

Philippe guarda la figura disegnata sul blocco, il capello sul tavolo, il mozzicone che ha in mano,

                                              PHILIPPE

Tu non fumi vero Catherine?

                                          CATHERINE

Non fumo e sono bruna se ricordi bene.

                                              PHILIPPE

Non sono ancora impazzito né ho le visioni, c’è qualcosa di strano in questa casa.

                                         CATHERINE

Hai paura che siano i ladri.

                                                 PHILIPPE

L’ho pensato anch’io ma non è stato toccato niente la cassaforte è intatta.

                                             CATHERINE

Pierre è molto seccato con te per la tua assenza, la privacy sta premendo per avere subito il progetto della campagna pubblicitaria, non hai molto tempo Philippe.

                                                PHILIPPE

Dì a Pierre che sono stanco esaurito, tanto da vedere fantasmi in casa mia. Ciao Catherine, a piu tardi.

Philippe riabbassa lentamente il telefono, guarda il soggiorno come lo vedesse per la prima volta, come se la presenza della misteriosa visitatrice lo avesse violato al punto tale da renderlo estraneo ostile. Poi comincia ad agire come se avesse in mente un piano preciso. Per prima cosa tira le tende in modo da non essere visto dal giardino quindi si china sulla mensole dove sono le riviste e ne cambia l’ordine, fa vari tentativi finché non trova una disposizione che sembra soddisfarlo. Si alza e contempla la sua prima trappola, subito dopo è la volta del liquore. Philippe prende dal tavolo un pennarello colorato e fa su ogni bottiglia una tacca all’altezza del liquore, quindi sistema le bottiglie in modo molto ordinato e simmetrico. Compie la stessa operazione con i bicchieri costruendo una figura geometrica con la loro disposizione. Poi si avvicina ai dischi, riprende quello trovato fuori posto, prova a trovargli una posizione particolare in mezzo agli altri, ma non sembra soddisfarlo. Alla fine decide di metterlo sul coperchio trasparente del giradischi in una posizione simmetrica e quindi facilmente controllabile in caso di spostamenti. Non soddisfatto, pone sopra il disco un portapenne in modo che chi voglia il disco è obbligato a togliere prima l’oggetto. In quel momento un rumore di passi nel giardino. Philippe si ferma, da dietro le tende vede l’ombra di una donna che gira l’angolo della casa per andare alla porta d’ingresso. Il rumore dei passi sulla ghiaia è cessato. Philippe si riprende e rapidamente, senza fare rumore, si sposta vicino la porta, Il rumore di una chiave nella toppa. La chiave gira uno due tre volte e la porta si socchiude. Philippe si tende come una molla pronto a scattare. La porta si apre completamente e una figura femminile entra con decisione, Philippe, appoggiandosi, richiude la porta di colpo, alle sue spalle.

                                                 PHILIPPE

Buongiorno.

La donna ha un violento soprassalto e si gira di colpo. Riconoscendo Philippe, si tranquillizza e si arrabbia nello stesso tempo.

                                               DONNA DI SERVIZIO

Signor Dussart? È impazzito per caso?

Philippe deluso di trovarsi di fronte la donna di servizio cerca di far finta di niente, sorride e allarga le braccia.

                                                 PHILIPPE

Perché le ho detto buongiorno?

La vecchietta ha una espressione di stizza, poi scuote il capo con una espressione cupa, di chi non si fa piu illusioni sul futuro del mondo.

                                      DONNA DI SERVIZIO

Sono le dieci esatte, io vengo sempre alle dieci precise, come mai ancora non è in ufficio?  È malato, per caso?

Philippe scuote il capo.

                                               PHILIPPE

Sto benissimo, signora. Aspetto qualcuno.

La donna ha spalancato le braccia con aria scandalizzata.

                                           DONNA DI SERVIZIO

Con la casa in questo stato?

La donna ha attraversato vigorosamente il soggiorno e si appresta a togliersi il soprabito.

Per fortuna che sono arrivata prima io, però preferisco essere sola quando devo lavorare: Come il solito, per cinquanta minuti la casa è mia.

Philippe l’ha raggiunta alle spalle e sorridendo la respinge verso la porta.

                                                    PHILIPPE

Oggi non c’è tempo, la casa va benissimo così. Lasci stare, non si preoccupi.

La donna non riesce nemmeno a parlare, poi la sua faccia grinzosa si gonfia.

 

                                      DONNA DI SERVIZIO

Credo proprio che lei non stia bene, signor Dussart, io sono pagata per mettere ordine, pagata da lei.

Philippe la interrompe, sempre spingendola delicatamente verso la porta.

 

                                              PHILIPPE

Sia gentile, vada via oggi, lasceremo tutto così, anzi per due o tre giorni non venga, la prossima settimana rimarrà per tutte le ore che le saranno necessarie.

La donna si irrigidisce.

                                   DONNA DI SERVIZIO

Io ho una clientela e degli orari signor Dussart, e le stramberie non mi piacciono.

                                          PHILIPPE

Si prenda una settimana di vacanze.

                                 DONNA DI SERVIZIO

L’ordine è fondamentale. Prenderò le vacanze nel periodo già stabilito, io non posso cambiare così tutto il sistema del mio lavoro.

Philippe non ha piu pazienza.

                                               PHILIPPE

Faccia tutto quello che vuole, ma ora vada via, tornerà quando vorrà lei.

La donna apre la sua borsa ne tira fuori un mazzo di chiavi.

                                        DONNA DI SERVIZIO

Ah è così? Allora queste sono le sue chiavi, io non sono abituata ad essere trattata in questo modo. Fosse malato, almeno…

                                               PHILIPPE

Non avevo nessuna intenzione di mandarla via.

                                             DONNA DI SERVIZIO

Infatti, sono io ad andare via, le manderò il conto preciso delle mie spettanze, sarà così gentile di versarlo sul mio conto corrente, siamo clienti della stessa banca.

Si avvicina alla porta, l’apre.

Arrivederci signore Dussart …lei mi ha deluso sa? Sembrava una persona così precisa.

Esce, chiudendo la porta con delicatezza. Philippe è sorpreso ma anche divertito, ritrovarsi solo lo riporta però immediatamente al suo problema: la misteriosa visitatrice. Controlla le trappole messe, prende il mozzicone ed i capello ritrovati, li mette vicini al disegno, poi prende il portacenere ed il bicchiere sporco li porta in cucina, la m.d.p. rimane in soggiorno: sentiamo F.C. il rumore di un’auto che si avvicina alla casa e si ferma, il motore acceso.

Philippe ritorna nel soggiorno, lentamente si avvicina alla vetrata, rimanendo appoggiato alla parete in modo da non essere visibile da fuori. Da dietro le tende, vede l’auto ferma davanti al suo cancello. Piano sposta la tenda di quel poco che gli serve per vedere meglio: l’auto è ferma dietro ad un albero, non si riesce a vedere chi è al volante.

Philippe si sposta, per cambiare l’angolo di visuale e si porta all’altro lato della stanza ma quando è arrivato non riesce a vedere altro che …

la partenza dell’auto, che presto sparisce dietro la fila delle altre ville.

Sull’espressione delusa di Philippe stacco su

REPARTO TECNICO DUBOIS & GRANT – Interno giorno

In dettaglio, una piccola macchina fotografica che ha in mano Marc, un tecnico in camice bianco, molto giovane.

                                             MARC

Questo è ciò che ti occorre: leggera silenziosa, pellicola ultrasensibile, può lavorare senza che nessuno se ne accorga.

                                               PHILIPPE

I risultati?

                                              MARC

È sufficiente che sia accesa una luce vicino per avere un’ottima resa.

                                        PHILIPPE

È difficile nasconderla?

                                                 MARC

lo scatto è automatico, puoi collegarlo ad una porta: ogni volta che si apre, l’apparecchio scatta una fotografia. Hai una tenda nell’ingresso?

Philippe annuisce.

Allora nascondila lì dietro, lasciando libero l’obiettivo. Non sei molto convinto?

                                              PHILIPPE

Sono sempre sconcertato dal progresso della tecnica, anche quando si  tratta di una piccola macchina fotografica.

                                                 MARC

Colpa della tua cultura umanistica, per me sono soltanto strumenti molto utili ed a volte anche piu divertenti dei cosiddetti esseri umani.

                                            PHILIPPE

Stai diventando una macchina anche tu.

                                               MARC

Sarebbe il mio grande sogno: le macchine si possono programmare, le loro azioni sono tutte prevedibili e controllabili. Gli uomini direi proprio di no, guarda il tuo caso: hai pianificato la tua vita per non avere sorprese,

dando ad ogni cosa una dimensione precisa, inserendola in una casella preordinata. Ed ora basta la presenza di qualcosa di impalpabile, di imprevisto per turbarti …

Philippe reagisce, sentendosi messo a nudo.

                                                PHILIPPE

Di quanto tempo hai bisogno per prepararmela?

                                             MARC

Fra un paio di giorni puoi passare a prenderla.

Mentre si avvia verso la porta.

                                         PHILIPPE

Fammi una cortesia, mandala a casa mia. Grazie.

                                           MARC

Le vittorie della tecnica sono anche vittorie mie…io e lei …

Indica la macchina

Risolveremo il tuo problema e la soluzione sarà certamente definitiva, incontrovertibile. Almeno spero.

Philippe ridendo esce.

 

CORRIDOIO DUBOIS & GRANT

Philippe dal reparto tecnico si sta dirigendo verso la sala delle riunioni, vede Catherine a pochi davanti a lui, affretta il passo per raggiungerla.

                                               PHILIPPE

Catherine!

Catherine si ferma sorridendo felice di vederlo.

                                              CATHERINE

Pierre ci sta aspettando per la riunione.

                                               PHILIPPE

Vuoi partire con me?

Catherine lo guarda

Subito. Passiamo insieme il week-end.

Dove vuoi tu, sei libera di scegliere.

                        

                                                 CATHERINE

Grazie. Ma chi ti dice che io non sia già impegnata?

                                                PHILIPPE

I tuoi occhi. Fra un’ora la riunione sarà finita, potremo andare via subito.

                                               CATHERINE

Temo che Pierre abbia previsto un altro programma per noi.

                                                PHILIPPE

È solo questo l’ostacolo? Non ti preoccupare, il grande Dussart entra in azione e risolve tutto in pochi minuti.

                                          CATHERINE

Sembra lo slogan di un detersivo

Sono arrivati davanti alla porta della sala.

                                         PHILIPPE

Questa sera saremo lontani da qui, lontani e soli, con la benedizione di Pierre persino, vedrai.

 

SALA RIUNIONI – interno giorno

Philippe apre la porta ed insieme entrano nella sala, intorno al grande tavolo sono sedute le stesse persone che abbiamo visto nell’altra riunione, nella penombra. Ora finalmente li vediamo bene Soprattutto Pierre.

                                               PIERRE

Ecco Philippe. Ci siamo tutti? Bene prepariamoci a fare l’alba, non usciremo da questa stanza senza aver risolto la pubblicità della privacy.

Catherine, sorridendo ironicamente, guarda Philippe ed il suo programma di vacanza. Philippe raggiunge il suo posto ma prima ancora di sedersi, alza la mano, per avere la parola.

Non accetto proteste, soprattutto da te. Stamani sei scomparso ed ora recuperi fino all’alba il tempo perduto.

                       

                                           PHILIPPE

Forse non è necessario fare l’alba.

Ora gli occhi di tutti sono puntati su Philippe, mentre nella sala cade il silenzio, Philippe resta in piedi.

                                      PHILIPPE

La Privacy deve vendere case, no? Originali, piuttosto elevate di costo. Dobbiamo creare nella gente il desiderio o meglio il senso di necessità di queste case, Perciò a noi serve un messaggio diretto, brutale,  angoscioso. Creando angoscia creiamo il bisogno, la necessità. Cos’è la casa per la gente? È il calore, la sicurezza, l’ordine, l’armonia con l’ambiente, la familiarità con le cose così come le hai sistemate tu..

Fa degli schizzi su una lavagna, illustrando ciò che va dicendo.

Adesso pensate ad un uomo solo, seduto al centro di una stanza: intorno a lui le pareti, i mobili, gli oggetti, cioè la sua casa. Improvvisamente si guarda intorno e sente tutto divenirgli estraneo, ostile, si trova nel proprio soggiorno ma si sente come se fosse nella sala d’aspetto di una stazione o in una piazza deserta di notte. È nella sua casa ma questa gli è nemica, estranea, si avvertono altre presenze, misteriose, cariche di paura. Lui è solo spaventato, disorientato, come in un paese straniero.

Le ultime battute sono in PP su Philippe mentre continua a disegnare sulla lavagna. Si ferma girandosi verso gli altri.

Non siate estranei in casa vostra.

Vediamo la lavagna dove Philippe ha disegnato, a grandi linee, il bozzetto che poi sarà realizzato. Lo guarda poi sorridendo soprattutto a Pierre ed a Catherine.

Che ne dite? Facile, no? Arriva subito. Credo proprio di aver evitato a tutti la fatica di fare l’alba. Ora merito un premio ed ho già deciso di prendermelo da solo.

continua...