Giovani corpi sobbalzano nell'abitacolo del furgone: un'ultima spinta e poi.

Le risate si disperdono chissà dove così come i battiti del cuore.

Una curva, una salita. E dopo la discesa.

Di nuovo in pianura, preceduti dal lampo degli abbaglianti nella notte giovane e scura.

Al sedile di guida, Lucignolo lascia una mano dal volante per porgere un pulsante alla ragazza seduta a fianco. “Calati questo, stellina”

Lei cerbiatta con gli occhi persi nel nulla e dice no, non mi va.

Lui scuote la testa e sussurra: “Non ci credo che non ti va!”

Stellina esita perché la testa si è riempita di voci indesiderate, quelle di sua madre e di suo padre che recitano in coro: “Bambina non ci dovrai deludere mai!”

Non farlo non farlo e non farlo...

Lucignolo sorride con fare magico e continua a porgere la pasticca.

Non farlo non farlo e non farlo...

Allungando la mano piano, Stellina pensa al suo amore perduto e si sente riempire il cuore di spine: ogni battito un gemito. Il viso di Simone, il suo sorriso morbido, gli occhi tristi. Ricorda quello che lui le raccontava dei sogni. La stessa sensazione di un volo, come galleggiare nel vuoto.

Simone pieno di speranze e di mostri.

Un’ombra veloce che entra. Una smorfia e un grido. Il suo sorriso e gli occhi coperti di scuro.

Non farlo non farlo e non farlo...

Lui alla fine si era arreso, era precipitato da qualche parte. Ma lei lo avrebbe ritrovato, non poteva farne a meno.

Le voci di mammapapà continuano a graffiare: non farlo mai tesoro non devi…

Stellina prende la pillola e la tiene stretta fra il pollice e l'indice davanti al naso, la guarda con gli occhi strabici, perché è troppo vicina, poi si lecca le labbra e pensa: invece lo faccio.

Inghiotte il pulsante in fretta come se fosse un sospiro, mentre dalla radio sintonizzata su Canale Finale il canto di una voce sola, triste, parla di battiti d’ali e di rondini che scappano.

Se avessi la bocca lo coprirei di baci…

La pasticca si fa strada dentro di lei. Un senso di gelo scende e poi risale. La testa sembra spalancarsi come per uno sbadiglio, lascia spazio a pensieri troppo aguzzi che mordono e strappano.

Non c’è bisogno della salute dei lebbrosi…

Si guarda attorno.

Dove sei, amore mio, dove sei? se ci sei…

La notte sempre più notte, adesso, sembra inghiottirti e masticarti ad ogni chilometro guadagnato per allontanarsi dal giorno trascorso, e poi...

Solo quella voce dentro una melodia triste: tu cosa vuoi che canti, che cosa vuoi che scriva…

Il desiderio di arrivare in fretta, di ritrovare Simone, a dove ma dove?

Si chiede che cosa ci sta facendo lei dentro a quel furgone. Vorrebbe fuggire via, volare in un cielo diverso. Smettere d’avere paura, di cercare. Trovare un senso.

Gli altri passeggeri seduti dietro continuano a ridere, si toccano, si baciano, fanno all’amore tintinnando anelli infissi dappertutto: nelle sopracciglia, nel naso nelle orecchie. C’è una ragazza troppo magra, seduta in grembo al suo uomo. Gli gira le spalle ed è a torso nudo con la gonna sollevata ai fianchi. Muove il bacino, spingendo le natiche verso il basso per farsi penetrare il più possibile. Si morde le labbra e i suoi occhi sono così spenti da far male. Gocce di sudore colano, si accarezza piano capezzoli rigidi e scuri che gocciolano sul torso pallido, costole come rebbi in rilievo, un ombelico pieno di grinze chiuse.

Stellina scuote la testa e distoglie lo sguardo, si volge e scruta attraverso il parabrezza. Il pulsante che ha ingerito sta rendendo tutto confuso (ma comunque!) forse stanno per arrivare a destinazione e poi…

Le prime case del Paese dei Balocchi compaiono in fondo alla strada: deserto, tutto morto e abbandonato, soltanto ombre in giro, e occhi spenti...

Stellina alza la mano, ci guarda attraverso, pensa: Dio sembro fatta di fumo. E si diverte col dito a passarsi da parte a parte. Poi ride di gusto mentre Lucignolo cerca di trattenere i lineamenti per non disperdersi troppo nell’aria immobile.

La ragazza magra seduta dietro adesso piange e ride e non lo sa nemmeno lei cosa deve fare o sentire, il corpo del suo ragazzo sembra di fango sotto la sua vagina aperta, il pene è un grumo che sanguina, attraverso la pancia trasparente, intravede interiora che mutano e si attorcono come serpenti. Lancia un lamento basso e gorgogliante.

Gli altri passeggeri continuano a ridere da qualche parte chissà dove.

La scena dell’incidente per un attimo propaga bagliori di sangue nel ricordo disperso nei loro cuori: le lamiere che si torcono e le grida e poi quella sensazione di volare via, di diventare parte del cielo e poi cadere più giù e poi e poi.

Ancora, di nuovo, tutto da capo, il viaggio che non finisce, non finirà mai…

Ombre. Soltanto ombre trasparenti. Fantasmi insanguinati contro il finestrino che guardano dentro, tutti quei volti dappertutto...

Ma Simone non c’è, non si vede.

Dove sei!

Simone, Simone…

Stellina smandibola e scuote. Non capisce e non sa cosa dire.

Stellina stellina...

Vorrebbe smettere di rivivere tutto quello che.

Vorrebbe solo ritrovare il suo amore perduto e volare via con lui.

Ritrovare il giorno, i colpi del sole sulla faccia.

Smettere di sentirsi così sola, trasparente, confusa, così infelice e inutile e poi