Oltre a Gli spettri di Peshawar, di Xavier LeNormand/Stefano Di Marino (di cui abbiamo parlato in notizie/3344), l’edicola di Segretissimo propone per questo mese di luglio anche un inedito di SAS, Sua Altezza Serenissima il Principe Malko Linghe, il noto personaggio di Gérard de Villiers sulla breccia da quarant’anni.

Si tratta di Intrigo in Vaticano.

Il titolo è chiaro. Lo scenario dichiarato. La vicenda è però ambientata parecchi anni fa. Si rifà a una oscura e sanguinosa vicenda realmente accaduta in Vaticano, nell’ambiente delle Guardie Svizzere.

L’Espion du Vatican, questo il titolo originale, è un romanzo del 1998. Per chi conosce SAS (che ne sia appassionato, che lo disprezzi in toto, oppure che ne riconosca qualità e meriti insieme ai difetti e agli eccessi) è facile intuire quali siano le ragioni che hanno reso per tanti anni la Mondadori esitante nel pubblicare questa spy story, che in sostanza è un intrigo, nemmeno troppo complicato, che affonda le sue radici a prima della caduta del Muro. Ma che coinvolge Guardie Svizzere, sacerdoti, rappresentanti della Curia.

Un paio di curiosità.

La prima. Intrigo in Vaticano non è il primo Segretissimo ambientato nella Santa Sede. Nel 1994 venne pubblicato Allarme Vaticano di Luis Piazzano, un autore italo-cileno che pubblicò una decina di romanzi nella collana.

La seconda curiosità riguarda SAS.

Non è la prima volta che la Mondadori edicola procrastina a lungo la pubblicazione di un romanzo di de Villiers.

Nel 1994, Segretissimo pubblicò in uno speciale semestrale (Estate Spia 1994) una missione di SAS in Italia: Vendetta romana.

L’originale, SAS: Vengeance romaine, risaliva in realtà al 1981. Parlava di Brigate Rosse, al tramonto degli anni 70. Quando gli Anni di piombo, e i dubbi concernenti, erano per noi Italiani ferite aperte.

L’approccio di de Villiers alla realtà italiana fu, come scrisse Stefano Di Marino nell’introduzione al volume, “un curioso melange di realtà e pregiudizi che scopriva le carte dell’autore con tanta evidenza da pregiudicare, all’epoca, la pubblicazione del romanzo nella collana Segretissimo.”

In quegli anni, i romanzi di SAS esprimevano assai più degli attuali una posizione conservatrice (anche se, ricordiamolo, de Villiers usa da sempre la sua ironia critica a 360°, risparmiando tradizionalmente solo la sua Francia – omissione palese e deprecabile). I terroristi italiani vi erano pertanto descritti in modo estremamente negativo. Risultavano più animati da violenza e distruzione che portatori di ideologie, di destra o sinistra che fossero…

Nel contempo, però, in Vendetta romana traspariva la critica a organi d’informazione conniventi e soprattutto ai poteri politici, anche incompatibili, che avrebbero manovrato l’oscuro capitolo del caso Moro per mantenere lo status quo. Con il tacito consenso, se non addirittura con un attivo favoreggiamento, da parte di intelligence straniere, quali la CIA. Ipotesi che oggi conosciamo, ma che all’epoca davano fastidio, soprattutto se esposte dall’estero e dalla narrativa popolare piuttosto che impegnata.