Prima che Il Codice Da Vinci facesse diventare improvvisamente di moda i templari e le cospirazioni occulte - prima insomma che l'ingresso nelle librerie venisse reso più arduo dalle pile e pile di volumi dedicati al Santo Graal, a Leonardo Da Vinci e a tutto ciò che anche solo di striscio possa ammiccare al romanzo di Dan Brown - ebbene, prima di tutto questo, le teorie della cospirazione esistevano già. Non solo: vi era una ricca, ricchissima letteratura al riguardo, ancorché appannaggio di pochi eletti fuori dal mondo, magari mal visti a causa dei loro interessi "strani". Dopotutto, ormai è risaputo, le stesse teorie alla base de Il Codice Da Vinci erano state già formulate una ventina d'anni fa da Baigent, Leigh e Lincoln.

Certo, ora che tutti vogliono saltare sul carrozzone vincente dell'occultismo "fringe", c'è il rischio concreto di incorrere in emerite schifezze editoriali, messe insieme in quattro e quattr'otto giusto per sbarcare in libreria prima che la moda diventi obsoleta.

Grazie al cielo, in mezzo a tutta questa messe di testi, viene ancora pubblicata qualche opera che si distingue per serietà, documentazione e - ultimo ma non meno importante - per stile. Il Terzo Reich e il sogno di Atlantide è un saggio che ripercorre quel lungo filo rosso (anzi, nero) che ha attraversato in vario modo l'ideologia delle destre radicali, ossia il sogno di una civiltà perfetta e superumana incarnato da Atlantide. Dopo una doverosa introduzione sulla storia dell'idea di Atlantide, da Platone alla cartografia seicentesca, Franz Wegener dettaglia l'acquisizione di questo bagaglio mitologico nelle varie correnti che poi sarebbero confluite nella destra estrema, tedesca e non solo: l'arianesimo, l'antigiudaismo, la teosofia, la tendenza a vedere il settentrione come il centro e la culla della civiltà. L'autore dettaglia la sua ricerca con un poderoso apparato documentale e si appoggia ad alcune teorie antropologiche, come quella di Barthes, per interpretare il nazismo e la sua acquisizione del mito di Atlantide quale suo costituente non secondario. In conclusione, Wegener riconosce nelle profondità dell'idea di Atlantide un significativo impulso di morte, che quindi avrebbe contribuito a risucchiare il nazismo e i suoi esponenti in una spirale di autodistruzione.

Un saggio insomma di argomento forse piuttosto elitario, ma molto interessante per chi vuole approfondire alcune tematiche meno note dell'ideologia nazista, ricco di curiosità (come le incredibili concezioni cosmologiche dei vertici delle SS) e solido dal punto di vista teorico.