E’ il suo primo romanzo (forse anche il suo primo in assoluto) che viene tradotto in Italia. Non sappiamo nulla dello scrittore. Ci può dire chi è Micah Nathan?

Ho una laurea in antropologia, ho fatto un sacco di lavori prima di diventare scrittore a tempo pieno, come la maggior parte degli americani cioè ho venduto capi di abbigliamento in negozi quando frequentavo l’università, ho condotto dei talk show radiofonici, ho tenuto dei corsi di motivazione di aiuto psicologico a studenti, ho fatto l’allenatore di boxe, mi piace leggere e i miei  hobby sono: scherma, basket, boxe anche se non faccio più gare ma vado tutti i giorni ad allenarmi in palestra e mi piace guardare film.

Abbiamo letto che è stato anche produttore di film horror, sa se uno o più di questi film sono arrivati in Italia?

La ragione per cui non li ho elencati quando parlavo dei miei lavori è perchè normalmente quando si lavora si guadagnano dei soldi mentre io qui li ho persi, si trattava comunque di film minimi, piccoli che ho fatto unicamente per gratificazione personale, un unico film è stato comunque proiettato nella mia città di Boston. Il titolo era The big kill che ritengo non sia assolutamente mai arrivato in Italia.

Quando ha deciso di diventare scrittore? E per dare seguito a questa decisione si è iscritto a  corsi di scrittura oppure il saper scrivere, il saper raccontare è un suo dono di natura?

Ho sempre scritto. Però: quando si va all’università si devono superare due prove. Una in matematica e una in inglese, in matematica io sono stato sempre scarso e cosi mi hanno messo subito in un corso di recupero, peccato che abbia ottenuto lo stesso risultato negativo in inglese e anche li mi volevano mettere in un corso di recupero ma io ho rifiutato e così visto che, secondo i professori,  non sapevo neanche scrivere bene,  non mi hanno permesso di frequentare i corsi di scrittura creativa.

Lei ha delle abitudini di scrittura regolari, delle modalità, dei luoghi particolari, ha un rituale nello scrivere? Usa il pc?

Si uso il portatile.  I tre posti preferiti che utilizzo per scrivere sono: il mio divano nel soggiorno, il mio studio oppure vado in biblioteca e poi quando sto scrivendo in modo serio un libro scrivo anche dieci ore al giorno per tutta la settimana.

Quali sono stati gli stimoli (letture/film o altro) che le hanno suggerito l’argomento del suo  romanzo “L’ultimo alchimista”?

Molti stimoli sono venuti dall’interno perchè in questo libro descrivo  un college ideale che avrei voluto frequentare quando ero studente, e il tipo di amici che avrei voluto frequentare allora;

per quanto riguarda l’impostazione e il tono del libro sono stato molto ispirato dal film L’attimo fuggente che narra di studenti molto intelligenti, molto gentili e con un  professore molto eccentrico.

Legge? Cosa e quali sono i suoi autori preferiti? 

Tra le letture preferite c’e’ il Grande Gatsby,  tutte le opere di Hemingway e poi John Steinbeck, Kafka, Joseph Conrad e altri

In Italia chi scrive, pur con indubbie capacità ha una vera difficoltà a “farsi” leggere dagli editori. Negli Usa quale è la situazione e lei in particolare quale percorso ha fatto affinché il suo primo romanzo fosse accettato? Ha ricevuto rifiuti?

Anche negli Usa la situazione è abbastanza simile, il mio percorso è stato molto lungo e articolato ma glielo abbrevierò: quando ho finito di scrivere ho inviato dodici lettere a dodici agenti diversi; undici hanno risposto di no e nelle risposte hanno anche storpiato il mio nome, il dodicesimo ha risposto un NI, praticamente mi  ha detto di continuare a lavorarci sopra che poteva essere interessante ed allora ho deciso di contattare mio cugino che è Laurent Black scrittore di successo nel campo del mystery che mi ha detto che secondo lui il manoscritto era interessante e mi ha consigliato di contattare il suo ex agente che era un grosso nome in Usa, questi però stava per andare in pensione e non ha dato molta attenzione al mio lavoro quindi quando mi sono reso conto che non potevo avere molto aiuto da costui mi sono rivolto allo scrittore Arthur Phillips (L’archeologo – 2004 Rizzoli) che mi ha dato il nome del suo agente e questi ha venduto il libro in un mese.

Veniamo ora al suo romanzo: L’ultimo Alchimista, da dove viene l’idea della ricerca alchemica, della pietra filosofale...?

Diciamo che il mio contatto con l’alchimia è avvenuto frequentando i corsi di storia medioevale all’università. Ho voluto frequentare questi corsi sin dal primo anno, cosa non regolare in quanto erano previsti negli anni successivi ma ho convinto il professore ad ammettermi ai suoi corsi e fin dalla prima lezione il professore ha iniziato a fare citazioni in latino parlando di questi antichi manoscritti e da li ho capito che dovevo per il momento abbandonare quegli studi e dedicarmi magari più avanti dopo aver approfondito il latino, comunque diciamo che se uno studia storia medioevale cosa che io ho fatto per tutta l’università non può sfuggire al concetto dell’alchimia ed è una cosa che mi ha sempre affascinato questa idea di poter trovare una sostanza che da l’immortalità mi sembrava poi una cosa perfetta da abbinare con brillanti studenti universitari.

L’idea di ambientare il romanzo all’interno di un college è dovuta a una sua personale esperienza di vita in un campus universitario?

Non è basato sulla mia esperienza personale, pero ritenevo che un romanzo di formazione ambientato negli Stati Uniti non poteva che essere ambientato nel college

Come carattere quale dei quattro studenti riflette il suo?

Tutti riflettono alcuni aspetti della mia personalità. Arthur era quello che io pensavo allora di diventare; Howie è la parte irresponsabile di me, Eric è la parte triste e sempre cuore affranto di me, e Dan in fondo è un pò l’agnello sacrificale.

Abbiamo letto e apprezzato molto il suo romanzo, abbiamo trovato il protagonista Eric, che pur con la scusante della sua giovane età, emotivamente debole, incerto nei suoi rapporti con gli altri. É giusta la nostra impressione?

Sicuramente, certo che deriva dall’essere molto giovane.

Ma lui è giovane e immaturo avendo perso i genitori da bambino in una età che si ha bisogno della guida dei propri genitori, e inoltre  era stato mandato in una famiglia adottiva che assolutamente non si era preoccupata di lui.

I campus universitari oppure i college praticamente in Italia non esistono. L’italiano medio li conosce attraverso i film, la tv oppure i romanzi. La domanda è questa: ma ciò che lei ha scritto nel romanzo è tratto da sue esperienze personali;  E’ la vita reale in un college? Droga e alcool a go-go??

Comunque un poco si, non gli eventi specifici narrati nel libro, ma la vita del college l’ho provata anche io e quindi c’è esperienza personale. Inoltre diciamo che quello che viene scritto in un libro o messo in un film e che si cerca di rendere attraenti la lettura e l’azione quindi è bello vedere dei giovani che fanno cose pazze, certo non si può descrivere i momenti più tranquilli e noiosi del college diciamo che il campus americano e una istituzione culturale, e se si mettono assieme un gruppo di diciottenni e ventenni inevitabilmente con la presenza di pochi adulti succederà qualcosa di pazzo e di divertente

Quali ricerche ha fatto in merito alla vita nel medioevo, agli studiosi di alchimia?

Come detto in precedenza ho frequentato a lungo corsi di Storia Medioevale

Ha viaggiato, è stato nei luoghi che lei descrive (Parigi, Praga)?

Parigi si,  Praga no

Ha già idea del suo prossimo romanzo, a quale genere pensa di approdare?

Si.  In realtà il secondo romanzo è già completato, per quanto riguarda il genere letterario, come nel caso del primo sarà anche in questo caso una sorta di spezzatino di generi, cioè una storia di amore, una storia di vendetta, spaghetti western e giallo

Il rapporto diretto con i lettori la stimola o la spaventa?

No, sicuramente mi stimola, un grande stimolo ed è molto entusiasmante perchè scrivere è una attività molto solitaria e in questi ultimi cinque mesi che ho girato per promuovere il libro è stato come ricarburarmi, è stata una grande gioia incontrare persone che hanno letto il mio libro, che l’hanno apprezzato che mi hanno fatto magari domande difficili quindi per me è stata una gioia.

Notizie correlate. La scheda del romanzo: http://www.thrillermagazine.it/notizie/2604/