Giusto un paio di parole per presentare questo racconto. Chi lo ha scritto è una vecchia conoscenza del mondo di Delos. La storia che ci racconta a noi è parsa buona, carica di tensione e con strimolanti colpi di scena. L'atmosfera è tesa, isterica, nervosa. A volte si sorride, ma è un sorriso che sa troppo di ghigno cattivo o di smorfia liberatoria. Non sempre la neve soffoca i rumori. In questa storia ci sono lunghi momenti immersi nel bianco della neve. Ma il bianco che ci circonda nella narrazione non è affatto rilassante. E' un bianco inferno, proprio come recita il titolo. Ci si sente prigionieri di una palla di neve, claustrofobica, insieme ai personaggi. Nella neve che cade si consumano lunghi attimi di attesa: frenesie di automobilisti, attese angosciose tra la vita e la morte, gli sguardi spauriti di un ragazzo. Un ingorgo autostradale, una bufera di neve, una sala operatoria, un uomo sull'orlo di una crisi isterica. Due balordi, uno che sembra saper il fatto suo, l'altro ha la vescica piena. Poi c'è un ragazzo sfortunato con un cuore pieno di speranza.  Ma già è stato detto troppo. Buona lettura.

(Mauro Smocovich)