Mettere a confronto il qui e l’altrove, in un presente sempre sfasato ma che si muove in sincronia con le cose che siamo o che vorremmo essere: credo fosse questa la molla che ha fatto scattare in me il desiderio di inaugurare questa nuova rubrica, legata fra l’altro a quella strana e febbrile sensazione di ubiquità che può cogliere quando si piomba in un’altra dimensione culturale.

Nel mio caso, essendo appassionata della Cina e di Hong Kong in particolare, la condizione del vivere (e morire) due volte era da tempo legata indissolubilmente al cinema hongkonghese, ancor prima di visitare la città che ha ispirato opere “folli” troppo spesso misconosciute se non saccheggiate, geniali e insieme popolari come solo il vero cinema sa essere.

Sotto la guida spirituale della Perla d’Asia (come Hong Kong viene spesso chiamata) Doppia identità si prefigge come scopo quello di creare una sorta di conversazione ideale e insieme un’analisi fra i punti di contatto tra due film, scelti secondo criteri di volta in volta differenti: originale e remake; tematiche comuni; plagi involontari o sotterranei; muse ispiratrici di altrettanti capolavori; citazionismo esasperato più o meno consapevole; aperto omaggio al predecessore con tocchi di riflessione personale. La natura particolare della rubrica, interessata all’esplorazione più che alla suggestione, ne determinerà un taglio volutamente esplicito nei confronti delle trame parallele, di cui spesso verranno rivelate sequenze chiave anche a scapito di coloro che non conoscono ancora le pellicole in questione.

Lungi dal voler rovinare il senso di mistero insito in ogni opera (e a maggior ragione in opere legate alle atmosfere thriller), attraverso i miei articoli vorrei semplicemente poter camminare idealmente lungo binari che si sfiorano di continuo, incontrandosi da un capo all’altro del mondo.

Spero di riuscirci, e che l’esperimento possa coinvolgere le lettrici e i lettori di Thriller Magazine, oltre che divertire la sottoscritta.