Lassotto nelle viscere dei Monti Appalachi, un ventre maligno attende che qualcuno lo profani in barba alle buone regole delle spedizioni, in questo caso speleologiche, ovvero mai avventurarsi in luoghi sconosciuti senza preavvertire la squadra e all’altro fondamentale assunto: mai stuzzicare il mostro che dorme. Sei ragazze intraprendenti e atletiche (una di loro ha perso il marito e la figlia in un brutto incidente e le amiche vogliono distrarla con l’impresa “no limits”) partono all’esplorazione. Vicissitudini e meschinerie del gruppo s’intersecano sotterranee infuocando le dinamiche e le lotte intestine (materiale di cui ben presto saranno permeati buio e fotogrammi) che non aiuteranno a fronteggiare il nemico all’esterno: gli abitanti dei cunicoli, declinazione notturno-predatoria dell’essere umano. The Descent da teatro claustrofobico di suspense dell’anima, vira all’horror più nero nel tentativo angoscioso e disperato di fuga dalle creature fameliche di qualunque morbidezza commestibile e che predispongono talami d’ossa e acquitrini di sangue per le possibili prede. Una girandola di aggressioni e tensioni che difficilmente vi si staccherà dalla retina. Nessuna pietà per i traditori e nessuno sconto alla morale comune che vorrebbe la nobiltà d’animo come l’unico grimaldello per cavarsela dal pericolo. Il sistema di salvataggio d’emergenza è l’ineffabile legge mors tua vita mea e la vendetta, forse l’unica speranza di uscirne vive. Dirige con piglio solido, mai baro e appagante l’inglese Neil Marshall supportato da un cast tutto al femminile che affronta spiritato e guerriero primi piani e colpi di scena, avvincendo senza artefizi se non quelli dell’emoglobina. Per chi non è abituato a E.R. o Bisturi risulterà dura da smaltire la generosa quantità di corpi straziati, gli altri abbiano fede: guadagneranno un finale avulso da ruffianeria e consolazione come ben s’addice alla natura di cui sono fatti gli incubi.