Caro Pierpaolo,

meriti una giustizia giusta, finalmente, e soprattutto il nostro ricordo, che sarà vivo per sempre. Hai dato un significato speciale alle parole "coraggio", "libertà" e "arte".

(Eraldo Baldini)

Pier Paolo Pasolini è stato un alfiere di quella Cultura Popolare, in senso sociale e politico, in cui il primo termine, troppo spesso appannaggio di chi vuol mantenersi in un'elìte, ha trovato nelle modalità narrative del secondo una sua naturale espressione. Di certo un esempio che  per questo, e probabilmente per altro, ad alcuni non piacque.

(Stefano Di Marino, narratore noir)

Pier Paolo Pasolini era l'incarnazione della bellezza, pura e severa, e della cultura più alta, che non faceva sconti. Sono certo che sia stato ucciso per questo: aveva volato troppo in alto, libero e intatto, e ciò non è tollerato dalla volgarità del mondo.

(Leonardo Gori)

Pasolini era ed è ancora ossigeno per il cervello. Per questo la "democrazia" l'ha ammazzato, poi ha cercato di usare la sua omosessualità come lapide infamante per farlo dimenticare, ma il vuoto intellettuale che ha lasciato è forse più forte della sua presenza.

(Marco Vichi)

"Sono le idee le cose più importanti che devono cambiare". Così parla padre Juan, prete vestito da peone in terra di confine tra Messico e USA, dove i gringos dettano legge con la violenza. Il film è Requiescant, diretto nel 1967 da Carlo Lizzani, un western all’italiana fortemente "politico". E nei panni dell’ascetico prete che predica la rivoluzione, un credibilissimo Pier Paolo Pasolini. Mi piace pensare che l’intellettuale avrebbe sottoscritto le parole che la sceneggiatura ha messo in bocca all’attore. Nel film, che si chiude su un’immagine di lotta e di speranza, il Pasolini prete si salva dai persecutori; nella realtà, purtroppo, sappiamo com’è andata a finire. Pare non sia più tempo di rivoluzioni; ma il giusto e doveroso omaggio postumo a chi aveva compreso questo paese (avendone in cambio morte e diffamazione), mentre paiono trionfare i (dis)valori alle radici di quella morte, lascia comunque l’amaro in bocca."

(Giovanni Zucca)

Pierpaolo, Cossu e Barbazza

Nei primi anni '70, quando ero un liceale piccolo borghese, a casa mia si leggeva L'Europeo, settimanale che io avevo l'incarico di acquistare la domenica, assieme agli altri giornali. Mamma se lo divorava da cima a fondo, mentre io spiluzzicavo qua e là e, male che andava, avevo di che consolarmi con le rubriche tenute da Pierpaolo Pasolini e Oreste Del Buono.

Una domenica, mentre rientro a casa, mi ferma Cossu, nome d'arte assegnato a un giovane, segaligno cattocomunista della Figc, allora famoso a Vicenza per le canzoni che traeva dalle poesie di Thomas Stearns Eliot.

Cossu mi fa "Cosa leggi?", per poi spulciare nel pacco dei giornali, dove, senza nemmeno aspettare la mia risposta, addita L'Europeo, che bolla come "giornalaccio da borghesi reazionari, da non prendere in mano neanche per sbaglio".

Io registro, e forse arrossisco. Dopodichè vado a casa e, pur fra qualche tormento, inizio a sfogliare L'Europeo, dove mi colpisce in particolare l'articolo di PPP. Il quale mi dice: "Guarda ragazzo di non pensare che esista una sola cultura, e che sia di sinistra. Esiste anche una cultura di destra che, nel nostro Paese e altrove, è stata rappresentata da grandi nomi della letteratura, dell'arte e della filosofia".

A quel punto non ricordo se gli esempi fatti portassero il nome di Celine, La Rochelle o D'Annunzio. Trovo più importante ammettere che, anche passando quelle parole al filtro del volto furbetto di Cossu, resto folgorato, sono felice di riconoscere allo scrittore che ha ragione (la mia famiglia pullulava di fascisti più o meno consapevoli, e comunque da redimere), e decido di appropriarmi del pensiero di PPP per farmi applaudire il giorno dopo all'assemblea di istituto del liceo classico Pigafetta, noto covo di reazionari e (più rare) gran fighe.

Una volta messo in pratica il proposito, il risultato è che nessuna gran figa mi caga granchè, mentre tutti gli iscritti alla Gioventù Liberale si alzano in piedi a stringermi la mano, fra lo sdegno rancoroso di molti compagni. Tutto ciò mi inquieta terribilmente, portandomi a rileggere Pasolini, e a riconoscere, anche a ormoni spenti, che ha tremendamente ragione.

E' un feeling (scusa per la parolaccia anglicizzante, PPP, ma sono figlio anche dei Pink Floyd e di Renzo Arbore) senza ritorno. Tanto che quando, poco tempo dopo, Pasolini viene ammazzato, in qualità di organizzatore di una serata di musica all'auditorium Canneti (credo per conto dell'Arci, ma la memoria potrebbe ingannarmi) decido di dedicargli un minuto di raccoglimento prima dell'inizio dello spettacolo.

Tutti in piedi silenti, applauso di prammatica, concerto di successo e, una volta all'uscita, rapidi scambi di opinioni con alcuni spettatori. Tra questi c'è anche Barbazza, nome d'arte da attribuire al falstaffiano socialista di dichiarate simpatie filosovietiche che all'epoca reggeva le sorti dell'Arci vicentina. "Un'altra volta bisogna pensarci bene prima di dedicare minuti di raccoglimento a personaggi del genere" mi sussurra fra un complimento e l'altro.

Sono passati trent'anni.

Cossu si fa ricordare da me anche per: le urla dissennate rivolte all'ex fidanzata, chiusa in cesso per il terrore, "colpevole" di averlo lasciato e di essersi messa assieme a un fighetto noto per le frequentazioni di estrema destra; il rovente "je accuse" pronunciato a una riunione dell'associazione culturale Il Bagatto dopo che la stessa aveva consentito di esibirsi, durante l'occupazione di una villa abbandonata, a una band di giovinastri reazionari pazzi per i Deep Purple; la critica rivolta allo scadente spettacolo "Acqua come aria", da me interpretato assieme al gruppo Iperione, di essere qualcosa di "poco pastorale". Oggi è uno stimato uomo di scienza, e sono sinceramente felice per lui.

Barbazza si fa ricordare da me anche per: il volantinaggio cui mi obbligò davanti a una fabbrica occupata perchè doveva andare a sciare a Cortina con la fidanzata, lasciandomi insultare tutto il giorno dagli operai che odiavano i socialisti; una riunione della Federazione Giovanile Socialista interrotta per l'ingresso in sala di un pipistrello; la passione smodata per i film del peggiore impegno militante, tipo "I fucili" e "L'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale". Oggi è un affermatissimo megadirigente bancario, e sono sinceramente felice per lui.

Fattezze, parole e opere hanno reso per sempre "pasoliniani" Cossu e Barbazza dentro il mio cuore, dove la dominante parte sinistra non vede l'ora che Berlusconi si tolga dai piedi per tornare a dialogare con quella minoritaria di destra. Devo pensare anche a loro, e amichevolmente benedirli da lontano, riconoscendo PPP fra i miei maestri.

(Stefano Ferrio)

Un corpo può appassire in tanti modi. Può cedere dal di dentro o essere attaccato dall'esterno. Il tuo corpo, Pasolini, è stato assorbito dalla spiaggia di Ostia. Ma l'eco delle tue parole lo soffia il cielo, le soffia il cielo, così... come scrivevi tu. Ciao, Pasolini. E' proprio vero: chi non muore si rivede.

(Mauro Smocovich)

La nuda passione della vita, il furore degli anni affrontati a cantare giovani dal “cuore ruvido e disordinato”: questo è PPP, tendini al vento e scrittura a nervi scoperti, la parola come corpo a corpo col senso di straniamento vissuto rispetto a una realtà che sta distruggendo il discorso, a favore della diceria. PPP è, nel tempo presente, ovunque si cerchi un modo per oltrepassare le viltà della pubblica opinione e del silenzio. PPP vive, in chiunque scriva avendo bene in mente che “la morte non è nel non poter più comunicare ma nel non poter più essere compresi”.

(Sacha Rosel)

Pasolini, viso spigoloso, ombroso e feroce: niente lineamenti lisci e rammolliti dall'ozio del cervello, malinconico poeta che guardava alle cose della vita con lucida coscienza civile

(Daniela Losini)

Il sangue di un poeta sulle tracce bianche di quest'oggi indiviso ricorda, a morsi di passato, quanta carne di futuro ci hai sottratto, morendo, quanta polpa di vita ci hai lasciato - con coraggio di parola. Grazie, semplicemente, PPP

(Mario Tirino)

Sei nato tra la poesia

vissuto in un romanzo,

maturato in un film

e morto in un noir!

(Marco Giovanetti)

Via Benito Lacrima

Disoccupato (da quanto?)

Via Antonio Mangiapasta

Scopino (oggi che farebbe con la raccolta differenziata?)

Via Lillo Strappalenzola

Fuggì di casa a 12 anni (per andare dove?)

Periferie e accattoni destinati a raggiungere la beatitudine un istante prima di morire (Come stai accatto’? Mò sto bene…).

PPP li ha cantati, immortalati, tramandati…

(Sergio Gualandi)

Non ho mai visto i film di Pier Paolo Pasolini al cinema (solo Uccellacci e Uccellini e Medea in TV) e non avevo mai conosciuto a fondo la sua personalità e la sua arte. Ci ha pensato Carlo Lucarelli con la trasmissione di Blu Notte a lui dedicata. E' stata per me una rivelazione che me l'ha fatto molto apprezzare soprattutto come un uomo che diceva quello che pensava e che aveva una capacità di ragionamento e di analisi della realtà molto superiore a quella comune. Mi riprometto ora di leggere i suoi scritti con grande attenzione e, se pure molto in ritardo, conoscere maggiormente la sua opera di regista. Ho capito che la sua morte è stata un danno incommensurabile per la cultura e anche per la società italiane. Attualmente penso non esista una persona che possa essergli paragonata.

(Titti Mori - Torino)