La Nero Rizzoli presenta in libreria un nuovo romanzo di Massimo Carlotto: E verrà un altro inverno (2021).

La trama

Bruno Manera e Federica Pesenti sembrano una coppia felice. Lui è un ricco cinquantenne, lei di anni ne ha trentacinque ed è l’erede di una dinastia di imprenditori della “valle”, operoso distretto del Settentrione dove dominano i maggiorenti, l’élite dei capitani d’industria che ha costruito l’ordine del duro lavoro per tanti, del profitto per pochi e delle menzogne per tutti. Su insistenza di Federica, Bruno accetta di trasferirsi in paese, varcando la frontiera invisibile della provincia profonda. Ma quando Manera comincia a subire una serie di gravi atti intimidatori, la situazione precipita. Ad aiutarlo c’è solo Manlio Giavazzi, un vigilante dalla vita sfortunata, convinto che certe faccende vadano risolte tra paesani. Poi il caso gioca un tiro mancino e in una girandola di fulminanti colpi di scena scivoliamo nelle pieghe di un mondo marcio – il nostro – in cui l’amicizia è il vincolo di un’associazione a delinquere, l’amore una speculazione, il matrimonio un campo di battaglia, la solidarietà tra conterranei un patto d’omertà e la famiglia una connection criminale.

Massimo Carlotto strappa la maschera a personaggi avvelenati dagli inganni delle loro doppie vite, perché l’avversario è chi ti dorme accanto e il nemico è colui di cui ti fidi. Nel segno della fatalità sovverte la logica del poliziesco, mostrando senza reticenze la ferocia inconfessabile della brava gente e inchiodandoci all’enigma che nessuna detection può risolvere: il mistero di chi siamo davvero.

L'incipit

Robi continuava ad agitare le mani sotto lo spicchio di luce di un lampione che illuminava il cruscotto dell’auto. Assomigliava a un prestigiatore che prova un nuovo trucco di magia.

«Smettila» lo ammonì Michi, passandosi il fazzoletto sul collo.

«Questi guanti verdi sono ridicoli.»

«Al supermercato avevano solo quelli» mentì l’altro. In realtà aveva afferrato la prima confezione che gli era capitata a tiro. «E poi è buio, nessuno li noterà.»

«Sono fosforescenti. Mi sembra di essere un marziano» insistette Robi, puntiglioso.

Michi ridacchiò. «A proposito di fosforescente, ti ricordi le madonnine di plastica che il parroco ci portava ogni anno da Lourdes?»

«Certo. Svitavi la testa e dentro c’era l’acqua benedetta. Mamma me ne dava un sorsino, se avevo la febbre.»

Robi si perse nel loro passato di bambini e Michi lo lasciò parlare. Quando era nervoso bisognava distrarlo, altrimenti era in grado di complicare le cose.

Michi lo conosceva bene: erano cugini, coetanei ed erano cresciuti insieme. Spesso li scambiavano per fratelli. D’altronde portavano lo stesso cognome: Vardanega. Erano uniti da un legame speciale. Uno aveva bisogno dell’altro. Robi fin da bambino aveva capito di non essere abbastanza sveglio, mentre il cugino lo era. Sapeva sempre quello che bisognava dire e fare, e seguirlo come un’ombra era stata la scelta giusta. Michi invece aveva approfittato della subalternità dell’altro in ogni occasione possibile, ma mai in modo evidente. Non a caso era il furbo della coppia. La gente che li conosceva pensava che si volessero un bene dell’anima, ma non era proprio così. Tra i due c’era quel rapporto di intima complicità che può nascere tra soci. I legami familiari e i sentimenti c’entravano ben poco.

L'autore

Massimo Carlotto è l’inventore della serie di Marco Buratti detto l’Alligatore. Ha scritto numerosi romanzi tra cui Arrivederci amore, ciao, L’oscura immensità della morte, Blues per cuori fuorilegge e vecchie puttane, La signora del martedì. Per Rizzoli ha pubblicato Il Turista e l’antologia Sbirre con Giancarlo De Cataldo e Maurizio de Giovanni.

Info

ISBN 9788817156462 – 240 pagine