La Newton Compton porta in libreria Epidemie e guerre che hanno cambiato il corso della storia (2020) di Andrea Frediani e Gastone Breccia.

La trama:

Due grandi piaghe, epidemie e guerre, hanno afflitto l’umanità fin dall’alba dei tempi, provocandone spesso una terza, la carestia. Ancora più devastanti si sono rivelate quando si sono presentate in contemporanea, in alcuni momenti nodali della storia che hanno finito per determinare il destino di una civiltà. Un conflitto di ampie proporzioni, infatti, ha talvolta favorito la diffusione dell’epidemia, e quest’ultima, a sua volta, ha determinato lo sviluppo e l’esito della guerra, in un’interazione letale che ha moltiplicato esponenzialmente gli effetti dei due eventi. Il presente volume analizza, anche attraverso le testimonianze dirette di chi li ha vissuti, sei momenti chiave della storia nell’arco di un millennio e mezzo, dalla peste di Atene scoppiata alla fine della Guerra del Peloponneso all’epidemia di Spagnola diffusasi sul finire della prima guerra mondiale, evidenziando le dinamiche di causa ed effetto e le concatenazioni tra le due piaghe, che si sono alimentate reciprocamente, determinando l’evoluzione in termini sociali, economici, politici, militari e psicologici delle società che hanno vissuto l’immane trauma.

L'introduzione:

Due grandi piaghe, epidemia e guerra, hanno afflitto l’umanità fin dall’alba dei tempi, provocandone spesso una terza, la carestia. Tanto più devastanti si sono rivelate quando si sono presentate in contemporanea, in alcuni momenti nodali della storia che hanno finito per determinare il destino o comunque il corso di una civiltà. Un conflitto di ampie proporzioni, infatti, ha talvolta favorito la diffusione dell’epidemia, e quest’ultima, a sua volta, ha determinato lo sviluppo e l’esito della guerra, in un’interazione letale che ha moltiplicato esponenzialmente gli effetti dei due eventi.

Il presente volume analizza sei momenti chiave della storia nell’arco di oltre due millenni, dalla cosiddetta peste di Atene, scoppiata alla fine della Guerra del Peloponneso, all’epidemia di influenza spagnola diffusasi sul finire della prima guerra mondiale, evidenziando le dinamiche di causa ed effetto e le concatenazioni tra le due piaghe, che si sono alimentate reciprocamente, determinando l’evoluzione in termini sociali, economici, politici, militari e psicologici delle società che hanno vissuto l’immane trauma.

Ampio spazio si è voluto dare alle testimonianze sulle epidemie, che restituiscono il disorientamento della gente di fronte a eventi largamente incomprensibili, a catastrofi immani di fronte alle quali gli strumenti abituali si dimostravano insufficienti, e di cui non si comprendeva la natura. A parte la peste secentesca, che era ricorrente in Europa da tre secoli, i contemporanei si trovarono sempre investiti da un cataclisma inedito, da malattie in linea di massima nuove: tali infatti, probabilmente, erano il tifo ad Atene, il vaiolo nell’impero romano, la peste all’epoca di Giustiniano, e anche l’influenza spagnola nel XIX secolo.

Leggendo i resoconti dell’epoca, ci si rende conto di quanto familiari possano suonare alle orecchie di noi contemporanei le parole di chi ha vissuto una piaga che nel mondo attuale credevamo ormai debellata, o perlomeno circoscritta a focolai locali. Solo ora, dopo l’irruzione del Covid-19 nel nostro quotidiano, possiamo capire fino a che punto una pestilenza, per giunta sommata a un conflitto, potesse influire sulla psiche, sulle abitudini, sulle convinzioni e i comportamenti delle persone e delle comunità. Tanto più in epoche in cui l’impatto del morbo era ancora più devastante, in termini di mortalità, per via delle scarse cognizioni mediche e delle approssimative condizioni igieniche.

Lo sgomento che traspare nelle fonti può stupire chi pensa che in epoche dalla vita media tanto più bassa della nostra non si dovesse avere così paura di morire: ma la morte improvvisa, inspiegabile, che non fosse per arma bianca o per fame, per malattie comuni o per incidente, provocava un vero terrore, in società in cui la religione aveva un peso infinitamente maggiore rispetto alla nostra, e in cui tutto veniva inquadrato in un disegno divino, sia in epoca pagana sia cristiana.

E poi non c’era solo la paura della morte: in assenza di cognizioni certe sulle modalità del contagio, si aveva paura non solo del contatto con altri esseri umani o animali potenzialmente infetti, con indumenti e suppellettili, ma anche dell’aria, dei miasmi e perfino di uno sguardo, e ciò catapultava in uno stato d’angoscia perenne gli esseri umani, di tutte le classi sociali.

La sola ignoranza del concetto di bacillo sarebbe stata di per sé sufficiente a fuorviare qualunque dottore o autorità governativa. Certe soluzioni escogitate dai medici, o il fanatismo manifestato nelle reazioni più estreme della popolazione, possono far sorridere o, in alternativa, inorridire; ma sono il vero specchio della mentalità e delle conoscenze dei tempi, e danno il senso della storia, permettendoci di capire che commetteremmo un anacronismo, se pensassimo che nel passato si affrontasse una catastrofe del genere col nostro attuale approccio mentale, emotivo e pratico.

Gli autori

Andrea Frediani è nato a Roma nel 1963; consulente scientifico della rivista «Focus Wars», ha collaborato con numerose riviste specializzate. Con la Newton Compton ha pubblicato diversi saggi e romanzi storici. Le sue opere sono state tradotte in sette lingue. Il suo sito è www.andreafrediani.it

Gastone Breccia, nato a Livorno nel 1962, dal 2000 insegna Storia bizantina e Storia militare antica presso l’Università di Pavia. Ha curato il volume miscellaneo L’arte della guerra. Da Sun Tzu a Clausewitz e pubblicato molti saggi di argomento storico-militare.

Info

La stanza degli ospiti di Andrea Frediani e Gastone Breccia (Newton Compton – Saggistica n. 694), 256 pagine, in eBook euro 4,99) – ISBN 9788822746344