Prendete uno shaker, metteteci ¼ di “Scandal”, ¼ di “House of Card”, ½ di “24”. Il cocktail che otterrete è “Designated Survivor,” una serie televisiva thriller politico statunitense creata da David Guggenheim, trasmessa dalla ABC per due stagioni e da Netflix dalla terza stagione in poi.

L’idea di partenza è interessante. Se il presidente degli Stati Uniti dovesse morire e con lui molti dei sostituti designati, si andrebbe indietro tanto quanto basta fino al Sopravvissuto designato, che nella serie è Thomas Kirkman interpretato da Kiefer Sutherland, un burocrate, un uomo normale che improvvisamente salta dalla sua posizione di segretario della casa e dello sviluppo urbano ad essere Presidente degli Stati Uniti dopo che nella notte del discorso sullo stato dell'Unione, un'esplosione distrugge il Campidoglio degli Stati Uniti, uccidendo il Presidente e tutti coloro che sono in linea di successione.

Tutti ad eccezione appunto del segretario della Casa e dello Sviluppo Urbano Thomas Kirkman. Secondo la consuetudine nata durante la guerra fredda di tenere al sicuro almeno uno dei componenti della linea di successione presidenziale quando tutte le principali autorità si riuniscono in uno stesso luogo. Kirkman stava seguendo il discorso con la moglie Alex davanti il televisore quando viene portato di fretta alla Casa Bianca poco dopo l'attacco per assumere le funzione di Presidente. Kirkman giura immediatamente come tale, inconsapevole che l'attacco è solo l'inizio di ciò che verrà.

L'agente dell'FBI Hannah Wells avvia le prime indagini sul luogo dell'attacco, mentre Kirkman è chiamato a gestire lo schieramento di navi da guerra iraniane nello stretto di Hormuz e il redattore di discorsi Seth Wright prepara le parole che il nuovo Presidente dovrà rivolgere alla Nazione.

Kirkman nella serie ha a che fare con la sua inesperienza come capo di stato mentre cerca di scoprire la verità dietro l'attacco.

La serie parte come si suol dire con il botto e il presupposto di base è intrigante tanto da condurre lo spettatore nei meandri degli intrighi e dei complotti che gli sceneggiatori hanno ideato per tenere alta l’asticella della suspense.

Bravi i navigatissimi attori a partire da Kiefer Sutherland (“24” e “Touch”), Natascha McElhone (“Californication”) la moglie del presidente, Maggie Q (“Nikita”), l’agente Wells.

Unica pecca della serie la mancanza di vera originalità, a parte tutto ciò che avviene nel primo episodio.

La mancanza di esperienza di Kirkman si dissolve troppo velocemente e la risolutezza di Sutherland prendere il sopravvento, vanificando un po’ l’idea di base.

Kiefer Sutherland non sembra infatti aver mai smesso davvero le vesti di Jack Bauer. Quasi 10 anni, 192 episodi e 8 stagioni non si possono dimenticare così facilmente.

Stessa cosa anche se per aspetti diversi si può dire per Maggie Q che ricalca nelle scene a più alto tasso di action in tutto e per tutto la sua fortunata Nikita (73 episodi).

Anche per gli attori più bravi non è facile dimenticare e far dimenticare il personaggio che ha dato loro notorietà e fortuna. Gli attori che si sono succeduti nel ruolo di James Bond insegnano.