La Einaudi porta in libreria un nuovo grande libro firmato da Nicolai Lilin: Il marchio ribelle.

La trama

Nicolai Lilin torna a Fiume Basso, il quartiere di Bender in cui è nato e cresciuto. E ci racconta la sua storia con gli occhi di un ragazzino che per la fretta di diventare grande è disposto a buttarsi negli scontri piú violenti. Ma anche a trascorrere le giornate al fiume insieme ai suoi amici, giocando a farsi trasportare dalla corrente. Kolima impara a schivare i colpi nelle risse, impara i codici della guerra fra bande, ma soprattutto impara a conoscere il mondo attraverso i tatuaggi.

Nella periferia degradata dell'ex Urss tutto sta cambiando. Alcuni criminali accettano il traffico di droga, altri restano all'angolo. C'è chi viene a patti con la polizia e chi si rifiuta e si rifiuterà sempre di farlo. È in atto una guerra interna fra vecchie e giovani leve, che ha frammentato la criminalità organizzata. E in questa spaccatura si fanno strada con ferocia le nuove bande. I Ladruncoli, la sezione giovanile della casta Seme nero, i Fratellini, appassionati di sport da combattimento, i Punk, anarcoidi e spesso ubriachi o drogati, i Metallari, i piú temprati già ai tempi dell'Urss, le Teste d'Acciaio, di chiara impronta nazifascista. Ciascuna banda ha un modo differente di tatuarsi. Il tatuaggio è un collante sociale, segna l'appartenenza, ma è anche uno strumento di comunicazione, in certi casi addirittura un linguaggio. A patto di non infrangere il tabú: mai chiedere a un criminale cosa significa il disegno che ha addosso. I tatuaggi riprodotti in questo libro sono una chiave per entrare in un mondo. Perché ogni fuorilegge sulla pelle porta una firma, che è l'espressione dei suoi sogni e della sua storia, e insieme un'ammissione di paura. L'unica confessione che farà mai dei suoi peccati. Forse persino l'ultimo disperato tentativo di strappare la propria anima dalle zanne del demonio.

L'incipit

Nel 1986 avevo sei anni, e la mia vita fino a quel momento era stata segnata da tre importanti avvenimenti.

Uno: mio zio Sergej era stato ucciso in carcere dalle guardie, e io avevo accompagnato mio nonno a recuperare il cadavere. Era il mio primo impatto con la morte. Quel viaggio, la vicinanza a mio nonno in un momento cosí particolare, mi aveva fatto sentire improvvisamente piú grande della mia età.

Due: anche per me era iniziata la scuola, dove avevo conosciuto la mia insegnante. Era una donna meravigliosa, e per diversi anni si è impegnata a farmi entrare in testa qualcosa di buono.

Tre, ed era la cosa per me piú elettrizzante: ero stato accettato nella banda che dettava legge nel nostro territorio in qualità di maloletka, ovvero «piccolo d’età».

L'autore

Nicolai Lilin è nato nel 1980 a Bender, in Transnistria, vive in Italia dal 2003 e scrive in italiano. Presso Einaudi ha pubblicato i romanzi Educazione siberiana (2009), tradotto in ventitre Paesi, Caduta libera (2010 e 2011), Il respiro del buio (2011 e 2013), Storie sulla pelle (ulitima edizione 2016), Il serpente di Dio (2014), Trilogia siberiana (2014, che raccoglie Educazione siberiana, Caduta libera e Il respiro del buio), Spy Story Love Story (2016 e 2017), Favole Fuorilegge (2017) e Il marchio ribelle (2018). Da Educazione siberiana Gabriele Salvatores ha tratto un film, interpretato tra gli altri da John Malkovich e prodotto da Cattleya con Rai Cinema, uscito nel 2013.

Info

Il marchio ribelle di Nicolai Lilin (Einaudi – Supercoralli), 192 pagine, euro 18,50 (in eBook, euro 9,99) – ISBN 9788806235062