Morti sospette…

Great Norne, uno dei tanti piccoli villaggi inglesi dove accadono le cose più incredibili. Siamo al tempo del trattato di Monaco e dunque nel 1938. Qui il vicario della parrocchia, Theobald Torridge, un uomo alto di bell’aspetto sulla settantina, viene trovato cadavere dal vecchio Silas Penticle, sulla banchina del porto. Frattura alla base del collo dovuta alla caduta dalle scale. Il buon Silas omette di avere sentito odore di whisky e di avere trovato una fiaschetta rotta. Per la polizia sfortunato incidente e caso chiuso.

In seguito arriva il sospetto suicidio del colonnello Cherrington (aveva perso una grossa somma con le azioni di una compagnia petrolifera). Sospetto per l’ispettore Joss che trova qualcosa che non va nella posizione del corpo e negli occhiali rotti. Tra l’altro escono fuori dalla cenere del camino dei frammenti di carta “Se non paghi… farò sapere a tutti… è la tua ultima possibilità”. Ricatto?

Al lavoro anche l’ispettore capo Myrtle e il sergente investigativo Plett, addirittura in veste non ufficiale al bar tra i pettegolezzi degli avventori, per scoprire qualche possibile indizio. Si indaga soprattutto su George Hexman, genero del colonnello (ha sposato sua figlia). Seguono un morto carbonizzato e due sorelle strangolate. Nel villaggio aumentano l’agitazione e la paura, una sola spiegazione per gli abitanti: trattasi di un pazzo assassino “uno troppo furbo per farsi prendere o anche solo per essere sospettato”. Brivido ingigantito dalla pioggia insistente e da un “vento terribile” che soffia a folate violente.

E’ un racconto lento questo di Henry Wade, con indagini lunghe, meticolose, complesse, ricche di dubbi e possibilità (si pensa anche ad un complotto religioso) con l’intervento di personaggi minori, ben caratterizzati, a creare una vicenda corale, un’atmosfera sempre più tesa e incalzante fino all’epilogo.