“Oggi fa molto caldo, dici che al multisala avranno già acceso l’aria condizionata?”

“Sì sì, è già accesa”.

“Quindi, come dovremmo vestirci?”

“Senz’altro in tenuta invernale”.

“Mi stai dicendo che a giugno dovrei mettere la giacca a vento?”

“Io la prendo. L’anno scorso, dopo il cinema, ho avuto il collo bloccato per due settimane per via dell’aria gelida”.

“E magari dovremmo mettere anche calzettoni e stivali?”

“Sarebbe auspicabile”.

L’altra sbuffa “D’accordo, ci vediamo dopo al solito posto!”

Un’ora dopo. Una è vestita da sci e l’altra da spiaggia.

“Come mai non hai preso la giacca a vento?”

“C’è stato un contrordine, In ordine di sparizione lo danno solo alla sala B dell’Odeon…”

“Mi stai dicendo che non ci sarà aria condizionata?”

“Per oggi, niente aria condizionata”.

“Che bastarda, potevi almeno avvisarmi!”

“Ci ho provato, ma avevi il cellulare spento…”

Partono due cancheri e si avviano rassegnate verso la sala B dell’Odeon.

Anche una tenuta estiva non basterebbe a difenderle dal caldo.

Si potrebbe chiamare in ordine di sepoltura questo noir grottesco con dialoghi spesso improbabili, che prende in mezzo Tarantino, Ritchie, Kitano e i Cohen, e tiene incollati allo schermo fino all’ultimo, rubando un ennesimo sorriso sul finale. Se avesse avuto attori di richiamo probabilmente ora farebbe affari d’oro al botteghino, ma i multisala non se la sono sentita, a torto, di investire su Stellan Skarsgard e Bruno Ganz e a Bologna è stato relegato in un’unica piccola sala. Peccato.  

Speriamo si prenda la giusta rivincita col passaparola e di rivedere ancora questo elegante Päl Sverre Hagen, un cattivo davvero fuori dalle righe di cui non impareremo mai il nome a memoria.

IN ORDINE DI SPARIZIONE - Norvegia 2014 – 116’ 

Regia: Hans Petter Moland.  

Con: Stellan Skarsgård, Bruno Ganz, Pål Sverre Hagen, Jakob Oftebro, Birgitte Hjort Sørensen

Per il mantenimento della viabilità grazie al suo imponente spazzaneve, Nils Dickmen, è stato nominato 'uomo dell'anno' dai suoi concittadini norvegesi, nello stesso giorno in cui il figlio viene trovato morto per overdose. Certo che il ragazzo non si sia mai drogato, dopo aver visto archiviare la pratica dalla polizia, decide di indagare per conto suo. I responsabili di quella morte spariranno uno dopo l’altro e le loro epigrafi appariranno, in ordine di sparizione, su schermo nero con una croce bianca, con soprannome e nome di battesimo.

Se avessi saputo che Locke è un’inquadratura fissa sul protagonista che parla al cellulare per tutto il tempo mentre guida al buio, senza mai fermarsi nemmeno per una sosta in autogrill, dubito che sarei mai andata a vederlo. L’opera è comunque coinvolgente grazie all’impeccabile recitazione di Tom Hardy e alle voci fuoricampo che fanno immaginare allo spettatore il resto del suo mondo raccontandolo egregiamente. Ma 8 euro sembrano eccessivi per un film che potresti ascoltare dalla tua autoradio lungo il tragitto mentre vai a vedere un altro film.

LOCKE – USA, Gran Bretagna 2013 – 85’ 

Regia: Steven Knight 

Con: Tom Hardy (voci fuori campo di: Ruth Wilson, Olivia Colman, Andrew Scott, Ben Daniels) 

 

Nella notte il costruttore Ivan Locke, specializzato in gettate di calcestruzzo per grattacieli, guida verso Londra. È un percorso che rivoluzionerà la sua vita facendogli perdere lavoro e famiglia. All'alba dovrebbe presiedere alla più ingente colata di cemento di cui si sia mai occupato, ma non potrà esserci. La telefonata di una donna con cui ha avuto un rapporto occasionale nove mesi prima e che sta per partorire suo figlio stravolgerà la sua esistenza.

Impeccabili le interpretazioni di Tom Hardy e della sua BMW.

Favolistico, fumettoso e intricato questo delizioso Grand Hotel Budapest, ricco di camei eccellenti, a volte talmente fulminei da passare inosservati come le due battute di un imbolsito Harvey Keitel a petto nudo ormai ben lontano dalle fisicità de Il cattivo tenente e di Lezioni di Piano. Usciti dal cinema in molti si domandano chi sia e che nesso abbia la ragazzina che legge la storia all’inizio e alla fine del film. Qualcuno suggerisce sia la figlia del fattorino protagonista, qualcun altro nega. Il dubbio resta e il divertimento per questo film, anche. 

GRAN HOTEL BUDAPEST - USA 2014 – 100’ 

Regia: Wes Anderson  

Con: Ralph Fiennes, F. Murray Abraham, Mathieu Amalric, Adrien Brody, Willem Dafoe, Tilda Swinton. 

Monsieur Gustave è direttore del Grand Budapest Hotel collocato nell'immaginaria Zubrowka, e oltre a esserne il concierge è confidente e amante delle sue anziane villeggianti.  

La prediletta, Madame D (una sempre più irriconoscibile Tilda Swinton), gli affida un prezioso quadro, ma in seguito alla sua morte il figlio Dimitri lo accusa di averla assassinata. Gustave finirà in prigione e a toglierlo dai guai sarà il giovane portiere Zero. 

Per salvare alcuni film nel nostro immaginario a volte bisognerebbe uscire dalla sala 10 minuti prima della fine. È il caso di La sedia della felicità e Song ‘e Napule che procedono divertenti e spediti per tre quarti d’ora per spegnerti il sorriso sugli ultimi minuti, dove i registi pur di regalarci un finale scoppiettante pensano bene di esagerare. 

LA SEDIA DELLA FELICITÀ - Italia 2013 – 90’ 

Regia: Carlo Mazzacurati.  

Con: Valerio Mastandrea, Isabella Ragonese, Giuseppe Battiston, Katia Ricciarelli, Raul Cremona.  

 

Tradita dal fidanzato e incalzata da un fornitore senza scrupoli, Bruna, una graziosa estetista che fatica a sbarcare il lunario, riceve la confessione in punto di morte della ricca Norma di un famoso tesoro nascosto in una delle sue sedie del salotto. Con l’aiuto dell’imbranato tatuatore Dino parte alla caccia del tesoro, che si rivelerà più complicata del previsto dalla messa all'asta delle otto sedie. Come in un testamento, Mazzacurati ha radunato per l’ultima volta i suoi vecchi attori e gli amici (anche solo per lo spazio di una battuta). Giuseppe Battiston, Roberto Citran, Antonio Albanese, Fabrizio Bentivoglio, Silvio Orlando e Natalino Balasso accompagneranno nell’avventura Valerio Mastandrea e Isabella Ragonese.

Da vedere questo Song ‘e Napule dei Manetti Bros, anche se perde d’intensità negli ultimi famigerati 10 minuti con un forzato omaggio agli inseguimenti anni ’70 del buon Maurizio Merli, con tanto d’auto d’epoca. Non se ne sentiva il bisogno, ma il film e Giampaolo Morelli, che qui canta con la sua voce negli attillati panni di Lollo Love (idolo di feste di compleanno e battesimi, che mandano in brodo di giuggiole le fan) valgono comunque il prezzo del biglietto.

SONG E NAPULE - Italia 2013 – 114’ 

Regia: Marco e Antonio Manetti.  

Con: Alessandro Roja, Giampaolo Morelli, Serena Rossi, Paolo Sassanelli, Carlo Buccirosso.  

 

Napoli. Paco, pianista disoccupato diplomato al conservatorio, si arruola controvoglia nella polizia grazie alla raccomandazione della madre. Negato per fare il poliziotto viene relegato nel deposito giudiziario fino al giorno in cui il commissario Cammarota gli affida il delicato compito di catturare un pericolosissimo killer camorrista di cui nessuno conosce il volto. Paco dovrà infiltrarsi come musicista nella band del cantante neomelodico Lollo Love e partecipare a un ricevimento di nozze nella speranza di prendere il famoso ricercato. 

Che Lollo Love con voi!