Le vecchie gang conservavano gelosamente i loro rituali di affiliazione - che a volte duravano settimane - ed enfatizzavano le punizioni in caso di tradimento. Al vertice dell’organizzazione c’erano i Capi della Collina, assistiti dai Ventagli di Carta che erano l’equivalente locale dei consigliori della Mafia siciliana, poi c’era il Maestro degli Incensi al quale era demandato il compito di presiedere le cerimonie rituali per l’ammissione dei nuovi adepti.

Tutta questa ritualità, oggi disprezzata dalla maggior parte delle nuove bande, era anche rifiutata dalle Triadi del Nord. Nella lotta che si scatenò all’inizio degli anni ’50 la polizia credette di fare una mossa astuta alleandosi con le Triadi locali. In poco tempo la Triade del Grande Cerchio fu sgominata e, con la morte di Tu Zhang “Grosse Orecchie” nel 1951, anche la Banda Verde cessava praticamente di esistere.

       

A Taiwan intanto il Generalissimo Chiang aveva aperto le porte a tutti i gangster che manifestassero l’intenzione di sostenerlo nella sua lotta contro il Comunismo. Taiwan divenne così il rifugio per gli sconfitti nella guerra tra bande di Hong Kong, ma anche un comodo approdo e punto di partenza per quelle stesse Triadi meridionali disposte a combattere Mao purché ne venisse loro in tasca un guadagno concreto. Ed era stato proprio Tu “Grosse Orecchie” con la sua Banda Verde a inserire a Hong Kong un elemento nuovo sino a quel momento secondario nel giro d’affari della malavita basato principalmente sul controllo del gioco d’azzardo e della prostituzione. Prima del ’49 esistevano certamente fumerie d’oppio a Hong Kong ma il massiccio uso dell’eroina, molto più potente e capace di soggiogare migliaia di persone in pochi mesi, cominciò con gli anni ’50.

Il vizio si estese dapprima ai quartieri più poveri, ma dilagò in quella zona che, da più di un secolo, la malavita considerava “propria”: la Città Murata conosciuta anche come la Cittadella di Kowloon. Qui dobbiamo fare un ideale salto oltre lo stretto e tornare sino al limitare di Mongkok, in un quartiere che, nella confusione generata dagli accordi per l’affitto dei Nuovi Territori e la cessione di Kowloon, venne tralasciata sia dalle autorità cinesi che da quelle britanniche. La Cittadella di Kowloon è stata, sino a poco tempo fa, una terra di nessuno dove il crimine e la miseria si sono sviluppati di pari passo. Dal 1993 la Città Murata, crogiolo di ogni vizio e perversione per più di cento anni, è stata abbattuta e sostituita da un parco, ma nelle stradine circostanti si respira ancora un’atmosfera pericolosa e girarci di notte non è sicuramente una buona idea.

     

Sul filo della memoria narrativa ho trovato descrizioni diverse di questa enclave senza legge, entrambe tratte da romanzi di spionaggio. La prima è contenuta in Ombre cinesi per OSS117 (Chinoiseries pour OSS117), romanzo del 1966 in cui l’agente Hubert Bonisseur de la Bath, nato dalla penna di Jean Bruce, si trova a Hong Kong per indagare sulla scomparsa di un collega della CIA e su un traffico d’armi tra Cina e Vietnam. Jean Bruce, cominciò a scrivere avventure di spionaggio prima di Ian Fleming e aveva l’abitudine di documentarsi “sul campo”.

Per me è sempre stato un mito e, dalle descrizioni di Macao contenute in questo stesso romanzo, non ho dubbi che il quadro che trascrive della Cittadella di Kowloon con i suoi vicoletti pieni di fango, le fumerie, i banchi dove si cucinano carne di cane e di serpente, i bordelli affastellati uno dietro l’altro in squallide baracche, un’occhiata l’avesse data realmente alla Città Murata. Questa torna, nella sua nuova veste, proprio in un romanzo di 007, non di Fleming ma dal suo prosecutore, Raymond Benson. Conto alla rovescia, come il mio Morire a Kowloon, uscì in concomitanza con il ritorno della colonia alla Madrepatria ma riecheggia ancora delle atmosfere più caratteristiche della vecchia Hong Kong. E James Bond ammette che il parco della Cittadella mantiene oggi un’aria sinistra, ricordo dei tempi della Città Murata e delle vicende violente che si svolgevano nei suoi confini.

             

Durante l’epoca d’oro delle Triadi, la Cittadella era lo scenario ideale per la proliferazione del crimine, divisa com’era in un labirinto di vicoli avvolti nelle tenebre dai nomi espliciti. La Strada del Piscio di Ratto, il Vicolo del Vomito sono solo due esempi. Qui l’eroina si diffuse a macchia d’olio creando una popolazione di disperati, disposti a tutto pur di procurarsi i soldi per la dose quotidiana di eroina che raggiunse una diffusione impressionate in un numero di anni straordinariamente breve. Il vizio dilagò anche nei quartieri popolari e con esso cresceva l’influenza della malavita sulla popolazione. Sino a pochissimi anni fa il reclutamento avveniva sin dalle scuole primarie. Non far parte di una banda, non avere un “Tai lo” o uno “Zio” - Kor in cantonese - che appartenesse a una Triade o quantomeno a un sottogruppo legato a una grande organizzazione, significava pestaggi ed emarginazione. Tutto questo proliferare di attività in realtà trovava nutrimento all’estero, in Indocina, nello Yunnan da cui erano fuggiti gli ultimi resti dell’armata di Chiang, il Kuomintang del Generale Li Wen Wan. Questi ormai, pur intrattenendo rapporti con Taiwan, era diventato un signore della guerra mercenario dedito esclusivamente ad attività criminali. Il suo esercito si era insediato tra la Birmania inglese e il Laos francese, che dovevano fronteggiare i movimenti irredentisti di ispirazione comunista.

Malgrado la CIA e i servizi segreti europei abbiano diffuso la menzogna che dallo Yunnan Mao esportasse eroina verso l’Occidente, è vero esattamente il contrario. Il chimico monco che Tu “Grosse Orecchie” si era portato dietro a Hong Kong l’aveva scampata chiedendo aiuto ai 14K che, rimasti neutrali durante la guerra tra Triadi meridionali e settentrionali, avevano aumentato la loro potenza, stretto legami e preparato il terreno per diventare il gruppo criminale più importante della colonia. Ancora oggi, se pure il gruppo Wo e il Son Yee Oh esistano ancora, i Chiu Chaw del 14K sono il nucleo predominante della malavita di Hong Kong. Ciò perché, malgrado guerre intestine e falliti tentativi di impadronirsi di tutto il territorio criminale di Hong Kong, sono riusciti a stringere una rete di legami che si dirama in tutta l’Asia. I chimici furono forniti al Generale Li dai francesi tramite i corsi, che da Saigon avevano stretto contatto con i criminali cinesi del quartiere di Cholon.

Di fatto l’Operazione X, concepita dallo SDECE francese, aveva per scopo una controguerriglia scatenata contro i VietMinh di Ho Chi Min tra il Nord dell’Indocina e il Laos, condotta congiuntamente dal Kuomintang e dai mercenari delle tribù montane. Per pagare questo esercito già ferocemente anticomunista i francesi permisero che la Piana delle Giare, in Laos, diventasse un centro di raccolta del papavero da oppio coltivato dalle tribù montagnards. Da questa enclave gli intermediari hawas partivano per Saigon e quindi per Bangkok e Hong Kong, dove la merce veniva raffinata nei laboratori corsi e spedita per via aerea in direzione di Marsiglia, tramite una compagnia denominata in codice Air Opium e via mare verso il resto dell’Asia e gli Stati Uniti, grazie alle flotte controllate dagli Hoklo.

              

Tutto ciò era frutto delle complesse alleanze stabilite dal 14K e l’organizzazione - sebbene in parte delegata a corsi e thailandesi - era saldamente nelle mani della malavita cinese. Il 14K dirigeva le operazioni da Hong Kong, assicurandosi in Indocina il contatto con il generale Li attraverso la Triade dello United Bamboo Syndicate, organizzata a Taiwan e della quale faceva parte anche il capo del KMT, ma trasportando la merce verso le città attraverso intermediari Hakka, originari di Hong Kong. A Saigon e a Bangkok con il beneplacito dei servizi segreti francesi e dei mafiosi corsi e siciliani l’eroina numero 4, la China White detta anche Perla di Drago- o come la denominai nel mio romanzo omonimo su quest’epopea Lacrime di Drago - viaggiava grazie agli Hoklo e alla loro flotta di giunche e navi da carico.

Tali attività di smercio e trasferimento erano organizzate nella capitale thailandese nel quartiere di Yaowarat da gangster cinesi che controllavano la manovalanza dei malavitosi locali - denominati le Suea ossia le Tigri - strettamente legati a polizia ed esercito corrotti. La fine della dominazione francese in Indocina non cambiò per nulla questo giro di affari. Ai francesi si sostituirono gli americani, che dovevano trovare fonti di finanziamento alternativo e segreto alla loro lotta contro il Vietnam del Nord. Li aiutava in questo compito madame Nhu, la futura moglie del presidente Thieu, fantoccio della CIA in tutta la prima fase della guerra in Vietnam.

         

S’inserirono, però, nuovi giocatori, dislocati più a Occidente: i birmani e le tribù delle colline e in particolare un signore della guerra che, fino alla metà degli anni 90, sarebbe diventato una leggenda nel traffico di droga, avrebbe sbaragliato Li e i suoi discendenti diventando l’indiscusso signore della droga del Triangolo d’Oro; il Generale Khun Sa. Questi, cinese d’origine ma birmano d’adozione, avrebbe mantenuto buoni rapporti sia con gli occidentali che con le Triadi, che restavano comunque un irrinunciabile snodo per lo smercio dell’eroina nel resto del mondo.

A metà degli anni ’50, però, il 14K peccò di presunzione credendo di poter ottenere un controllo totale e assoluto non solo sulle altre Triadi ma su tutta la colonia, governo britannico compreso. Un obiettivo troppo ambizioso anche per i criminali più ricchi e potenti del mondo. Le strade di Hong Kong sarebbero tornate a insanguinarsi, e questa volta con tale brutalità da spingere gli inglesi a una reazione così severa da ridimensionare per sempre i progetti dei Capi della Collina del 14K.