9 ottobre 1963, confine tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Poco dopo le dieci e mezzo di sera 260 milioni di metri cubi di roccia si staccano dal Monte Toc e precipitano nel bacino artificiale della diga del Vajont, provocando un’onda gigantesca che scavalca la struttura e travolge i paesi di Erto, Frassen, San Martino, Col di Spesse, Patata, Il Cristo, Casso, Pineda, Longarone, Codissago, Castellavazzo, Villanuova, Pirago, Faè e Rivalta. I morti sono quasi duemila, pochissimi i feriti.

A 50 anni di distanza, la ricostruzione di una delle tragedie più annunciate e denunciate della storia italiana: il genocidio di un’intera comunità, provocato dalla mano criminale di una classe industriale senza scrupoli e da uno Stato incapace di difendere il territorio e i suoi cittadini.

BeccoGiallo porta in libreria Vajont, storia di una diga.

       

Francesco Niccolini collabora con Marco Paolini dai tempi della versione TV del Vajont e con lui ha realizzato Il Milione, Parlamento chimico, il Teatro civico, La guerra grande dell’Arno e ITIS Galileo. Ha scritto testi per molti attori del teatro italiano, da Sandro Lombardi ad Anna Bonaiuto, da Arnoldo Foà a Massimo Schuster. Da alcuni anni, insieme a un giovane narratore brindisino, Luigi D’Elia, sta lavorando affinché i loro spettacoli generino un bosco in una terra confiscata alla mafia, nel quartiere Paradiso di Brindisi: questo è diventato il Bosco in Paradiso. Con BeccoGiallo ha già pubblicato Enrico Mattei. Vita, disavventure e morte di un cavaliere solitario (2012). Ha pubblicato anche con Einaudi, Manni, Scienza Express e Titivillus.

          

Duccio Boscoli è nato a Ferrara, dopo il diploma in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna e al Conservatorio di Musica di Bologna, si trasferisce a Milano, dove vive e lavora.

       

Vajont, storia di una diga di Francesco Niccolini e Duccio Boscoli (BeccoGiallo), 144 pagine, bianco e nero, euro 15,00