«Forse la lezione più importante da trarre dall’esperienza diretta è che il mondo naturale, con tutti i suoi elementi e le sue interconnessioni, rappresenta un sistema complesso che non siamo in grado di capire e il cui comportamento sfugge alla nostra capacità di previsione».

Micro, uscito a novembre per Garzanti, è un thriller scritto da Michael Chrichton insieme a Richard Preston, il primo conosciuto in tutto il mondo per i suoi best-seller, il secondo scrittore e giornalista d’inchiesta, vincitore di numerosi premi per la sua opera di divulgazione scientifica. La scienza qui c’entra eccome, ma viene lambita in una maniera sempre accessibile al lettore, per cui lui viene incanalato in spiegazioni interessanti grazie all’abilità di chi sa rendere fruibili anche le nozioni complesse. Così tutto torna e, terminata l’opera, il lettore si sente arricchito e chiude il cerchio rispetto a quell’incipit solo apparentemente inspiegabile: Marcos Rodriguez, ingaggiato per indagare sulla società high-tech Nanigen, vi si intrufola di nascosto, coperto dal buio e dalla scarsa sorveglianza. Ne uscirà ferito da tagli sottilissimi e profondi, senza sapere come si li è provocati. Ne morirà poco dopo, in un ufficio, insieme all’avvocato che l’aveva assoldato e a un cinese i quali, quasi fossero stati contagiati, non appena gli parlano vengono d’improvviso lacerati nella carne. “Tre morti per un bizzarro patto suicida”, recita il titolo dei giornali, perché così viene liquidato quel caso molto strano: sui corpi non sono stati trovati segni di colluttazione. Quali misteri ruotano attorno alla Nanigen MicroTechnologies? Di cosa si occupa esattamente e quali ricerche avveniristiche sta lanciando nel settore delle microtecnologie? Il suo segreto è strettamente connesso con la ricerca ed ecco perché alla narrazione si inserisce una valente squadra di sette giovani dottorandi di Harvard, grandi promesse delle varie branche della biologia ed entomologia, espertissimi di insetti, animali, piante, loro interazioni ed effetti collaterali:

«Il veleno veniva facilmente contaminato dai batteri: per questo Peter aveva disinfettato la membrana con l’alcol e teneva la fiala posata su uno strato di ghiaccio. La ricerca di Peter verteva sulla bioattività di certi polipeptidi presenti nel veleno del cobra e il suo lavoro si inseriva in un vasto progetto che comprendeva serpenti, rane e ragni, tutti animali che producono tossine neuroattive».

Una volta arrivati alla base Tantalus, il gruppo di studiosi però troverà qualcosa di molto diverso dalle sue aspettative. I sette ricercatori dovranno vedersela con un imprevisto inimmaginabile e con... qualcosa molto più grande delle loro possibilità. Scritte con una bella prosa fluida anche quando vengono utilizzati termini settoriali, con passaggi scattanti, mai noiosi, snodi avvincenti e assolutamente originali, le quasi quattrocentocinquanta pagine sono caratterizzate da una trama incalzante, che mescola azione, scienza, suspense, tecnologia e suscita riflessioni urgenti, prima tra tutte: ma quanto è immensa la nostra limitatezza rispetto a di ciò che crediamo ingenuamente di misurare e comprendere?