Ma oltre la pericolosità ci sono anche problemi tecnici: sotto quale veste indagare? È stato subito catalogato come delitto “politico” e quindi ne sarei sempre stato tenuto accuratamente lontano anche se fosse avvenuto qui, a Genova, anche se non fossi stato in ospedale.

Ne so poco, fra l’altro, notizie da “privato”, notizie lette sui giornali. E neppure a botta calda, ma quando i giochi erano ormai chiusi.

Draghi Livia accusata di aver ucciso il presidente della CarraraMarmi e di averne ferito l’amministratore delegato.

Altro non ricordo, neppure i nomi delle vittime: quindi, prima di valutare se indagare, dovrò raccogliere informazioni.

Questi sono i pensieri altalenanti che mi hanno accompagnato lungo la Sopraelevata.

Quando sono alla Foce, mi rendo conto che la mia testa ha già cominciato a lavorare, a vagliare quello che so, a cercare possibili fonti.

Sto già facendo quello che Mannini Luigi mi ha chiesto.

Potrei già mettere un annuncio su “Il Secolo XIX”: vendesi alloggio da ristrutturare via Buranello. E non mentirei.

Sono già verso casa quando ricordo che devo passare a prendere Manu, oggi esce prima, sono gli ultimissimi giorni di scuola, e ieri ha ripetuto allo spasimo: “Papà vieni a prendermi?” aggiungendo subito “se puoi”, vedendo l’occhiataccia materna.

Così torno indietro e fermo l’auto poco lontano dalla scuola. Mi dirigo verso il cancello e aspetto.

La maggior parte sono donne, madri, nonne, zie...

La vedo uscire: è alta per la sua età. Pensare che quando ho conosciuto Mannini lei non c’era ancora! Sono invecchiato e sono diventato padre.

È ancora bambina ma ha, ogni tanto, sguardi e gesti da donna.

Agganciato allo zaino, tiene il pupazzetto, Snoopy, che le ha regalato Iachino. Ok, ha una gran passione per lui, a metà fra entusiasmo infantile e cotta da preadolescente.

Mi vede e mi si butta contro. – Sei venuto!

– Sono riuscito.

Si gira e fa un gran saluto alle amiche come per dire “guardate chi è venuto a prendermi!”.

Pochi minuti fa pensavo a latitanti, omicidi, indagini, ora sto interrogandomi sugli amori di Manu.

La faccio salire e avvio l’auto, mentre lei racconta, nei dettagli, la sua giornata scolastica. Non è mai stata una bambina silenziosa, l’opposto di Ludo.

Lei parla e le sue chiacchiere fanno da sottofondo ai miei pensieri.

Perché Mannini mi ha cercato proprio ora e non mesi fa?

Forse la risposta è lo Snoopy che penzola dallo zainetto di mia figlia: Iachino.

Un mese fa, dopo la recita scolastica di Manu, siamo riusciti a parlare a quattr’occhi per qualche minuto, lei era sempre attorno.

“Mi è stato proposto di tornare operativo, commissario, basta lavoro di scartoffie”.

“Torni qui?”.

“L’ho chiesto, ma andrò a Carrara. Non tanto lontano da non poterci vedere quando capita”.

“Sei sicuro?” perché sapevo che dopo una botta come la sua può mancare il coraggio e la lucidità di affrontare la vita da poliziotto sul campo.

“Sì, penso di sì. Piuttosto volevo chiedere a lei che mi conosce...” aveva esitato.

“Dimmi, Iachino”.

“Pensa che sia in grado di lavorare bene?”.

L’avevo guardato, una specie di fratello minore che avevo visto crescere. “Sì, all’inizio sarà dura, ma puoi lavorare bene”.

Ecco, Manu parla e mi racconta tutte le domande che ha fatto alla prof. Povera donna! Manu sembra averne una riserva inesauribile.

Ma l’altra testa è su Iachino che da due settimane è a Carrara. Dove Draghi Livia ai primi di agosto dell’anno scorso ha sparato contro due uomini, uccidendone uno e ferendo l’altro.

So di essere un verme, anzi un questurino di merda, anche soltanto ad aver pensato, vagamente, di coinvolgere Iachino in una faccenda così irregolare, illegale e pericolosa in tutti i sensi.

Perché potrebbe anche essere una trappola.

Il mio sarebbe un altro scalpo da aggiungere a una lista piuttosto lunga di poliziotti e carabinieri uccisi perché “servi dello stato”.

Diciamo che alla mia vita ci tengo, anche a quella di Iachino, collaboratore e amico.

Ma anche Mannini, in modo strano contorto imprevedibile, è un amico. Consegnarsi in cambio della sua compagna. Dipende dalle priorità: cosa farei per Fran, per le mie figlie, per mia madre? Tradirei quello in cui credo? Di certo avrei cuore e testa spaccati in due.

Per saperlo bisogna esserci, non si può stabilire a priori.

– Papà, mi stai a sentire?

– Sì. Hai chiesto perché le navi stanno su.

– Ho chiesto perché galleggiano!

E ha ragione, sa usare le parole.

© 2012 Fratelli Frilli Editori