In occasione della prima edizione italiana di un romanzo di Brad Thor, autore di bestseller noto in tutto il mondo, Segretissimo allarga le sua fila per accogliere anche il thriller con connotazioni religiose.

L’ultimo patriota è un romanzo del 2008 - settimo di una serie iniziata nel 2001 - che tratta temi spinosi che non passano mai di moda: il rapporto fra la cultura americana e l’integralismo islamico.

Sin dalla sua nascita, ci racconta l’autore, il primo e più pericoloso nemico dell’America è stato l’islam integralista e già i primi presidenti cercarono di trovare il sistema per debellare alla radice questo problema. Era noto sin dalla sua nascita, ci dice sempre l’autore, che l’islam aveva un punto debole: l’ultima rivelazione di Maometto che non venne inserita nel Corano. Thomas Jefferson, noto inventore e uomo che ardeva dalla passione per la ricerca, studiando Cervantes - che conobbe in prima persona il mondo arabo partecipando alla battaglia di Lepanto - aveva messo le mani sul testo mancante del Corano, un testo che se reso pubblico avrebbe cambiato radicalmente il mondo religioso islamico.

La scoperta di Jefferson è rimasta sconosciuta fino ad oggi, quando cioè - sempre secondo l’autore - c’è più bisogno dell’“arma definitiva” contro gli islamici che vogliono piegare il gigante americano. Saranno un gruppo scelto di agenti della CIA, fra mille avventure e mille intrighi, ad arrivare ad un passo dalla soluzione.

Per l’occasione incontriamo l’ex SEAL Scot Harvath - protagonista della serie di romanzi di Thor, il cui unico titolo arrivato in Italia è il primo, I leoni di Lucerna, Sonzogno 2002 - affiancato di nuovo dalla grintosa Tracy Hastings, artificiere della Marina che in una precedente missione ha perso un occhio per colpa di un proiettile. I due, per puro caso, salvano da un attentato dinamitardo la vita di Anthony Nichols, «emerito professore e ricercatore interno del Dipartimento di storia Corcoran presso l’Università della Virginia», il quale li guiderà alla ricerca dell’ultima rivelazione di Maometto.

Inutile negarlo: una narrazione spumeggiante e fulminante - aiutata dall’autoriale traduzione italiana di Stefano Di Marino - non nasconde un testo assolutamente fazioso e forse anche un po’ esagerato nel politically incorrect. Per carità, un po’ di sano estremismo graffiante non può che fare che bene alla letteratura, e in fondo Brad Thor non fa che dar voce al sentire comune del suo popolo: un integralismo votato all’odio per tutto ciò che non è americano.

Se infatti l’islam integralista è dipinto come addirittura la prima e più grande minaccia agli USA, non mancano commenti pepati contro ogni altro Paese del mondo che non siano gli Stati Uniti. (Addirittura parlando della Rivoluzione francese l’autore parla di «feccia dei rivoluzionari parigini»!) Thor, e i tanti americani a cui dà voce, è stanco della correttezza politica e della moderazione, e ottiene l’effetto opposto: sembra molto più integralista lui del nemico che vorrebbe ritrarre!

Il ritrarre in modo manicheo e monocromatico un intero popolo e una antica religione appartiene ad un tipo di letteratura pulp che forse Thor vuole omaggiare ma sicuramente fuori tempo massimo: leggere oggi di eroi che irridono la cultura nemica può far sorridere se il testo ha parecchi decenni d’età; può far titubare se il testo è attuale. Ogni integralismo è pericoloso, da qualunque parte esso arrivi.

L’ultimo patriota è un ottimo thriller, con tanto di “caccia al libro maledetto”, di sicari spietati e condito con una buona dose di misteri religiosi: è una lettura ottima, ma certo qualche affermazione un po’ più tollerante gli avrebbe fatto solo che bene.