Mosca aveva detto di stare zitti, ma poi il cuoco, che ha studiato più di tutti, tranne che della maestra Maria, dice che si può parlare a bassa voce e si può pure cantare a bassa voce, perché le mura di pietra sono doppie e nessuno ci sente. E poi le suore dormono dall’altra parte, perché non vogliono essere scocciate se un bambino non si sente bene o se Marino piange. Infatti i bambini che dormono con lui dicono che Marino piange sempre, ma io non lo sento. Sarà per colpa delle mura doppie.

Ci togliamo i vestiti e ci mettiamo nel letto, tutti e tre insieme, anche se ci sono tre letti, perché dobbiamo fare le fotografie.

Non le facciamo sempre, solo quando Secco si mette a parlare dopo che ha spento la luce. Poi Secco si prende Giovanni e si mettono da una parte, nel buio. Giovanni piange, gli manca qualcuno, però non so chi, perché Giovanni la mamma non l’ha mai conosciuta. Forse qualcuna delle mamme adottive che l’hanno preso e poi riportato qui. Fossi in lui, non piangerei così per loro, visto che non l’hanno voluto. Che ci hanno giocato come fosse una bambolina, come dice Daniele, e poi si sono stufati e l’hanno riportato qui.

Io però sono felice che lui sia tornato, perché l’ho detto già, di Giovanni mi piace tutto, anche se poi divento tutta calda in faccia e non lo riesco a guardare.

Quando arriva il cuoco si arrabbia con Secco, dice che non deve farlo quando lui non c’è, però Secco a volte sembra sordo perché fa sempre le stesse cose, anche quando gli dicono di non farle, e poi si mette a ridere con quei due denti da neonato e il cuoco scuote la testa, con la faccia arrabbiata.

Stasera che ho la torta, il cuoco chiede scusa a Daniele. Gli dice che domani penserà di nuovo a lui, ma che oggi è il mio compleanno e deve regalare una cosa a me. Poi gli dà uno schiaffo sulla faccia, ma Daniele non dice niente, non la muove neanche, la faccia, lo guarda e basta, e il cuoco ride e dice occhi di ghiaccio, ride con quel fischio nella gola, non lo so come fa. Quando Mosca mi prepara io dico che lo voglio fare pure io, quel fischio, e Mosca dice che prima devo ingoiare il fischietto di suor Angela, quello che usa quando finisce l’ora della passeggiata per farsi sentire da tutti i bambini.

Il cuoco fa le fotografie e respira forte, e a me anche se dà fastidio la luce forte della macchina fotografica non dico niente, perché se parlo sento più dolore e il giorno dopo mi ricordo tutto bene.

Chi sono: Sara Bilotti, nata a Napoli il 14 Novembre del 1971. Vivo a Quarto, un piccolo paese in provincia di Napoli, con mio marito e i miei due figli.

Cosa faccio: traduco e insegno danza classica. Ho scritto come ghostwriter per 15 anni, fino a che, pochi mesi fa, ho deciso di non vendere più le mie parole.

Cosa ho fatto: ho studiato per anni lingue e filologia, rincorrendo un sogno: capire le persone attraverso il linguaggio. Ho scritto otto romanzi e una ventina di racconti, per poi lasciarli a prendere polvere in libreria. Ho ballato per tre anni sulle punte, ed è stato uno dei periodi più belli della mia vita.

Passioni: prima di tutto i libri. Ho una passione sfrenata per Oscar Wilde, Donna Tartt, Bret Easton Ellis e Dennis Lehane. Amo la danza, in tutti i suoi aspetti, l'Estetica giapponese e l'Arte.