La progressiva perdita di predatori, come i leoni, lupi e squali, sta causando imprevedibili cambiamenti nelle catene alimentari in tutto il mondo, secondo una relazione scritta da ventiquattro scienziati. Secondo gli autori guidati da James Estes, professore di ecologia e biologia evolutiva all'Università di California, questi animali, detti predatori, svolgono un ruolo cruciale negli ecosistemi, e la loro scomparsa - spesso a causa della caccia da parte dell'uomo e la perdita di habitat - può portare a cambiamenti nella vegetazione, nella frequenza degli incendi, nelle malattie infettive, specie invasive, nella qualità dell'acqua e dei cicli dei nutrienti.

"La perdita dei consumatori apicali è senza dubbio la più pervasiva influenza del genere umano sul mondo naturale", concludono i ricercatori in una recensione pubblicata sul numero del 15 luglio della rivista Science, che ha esaminato i risultati degli studi degli ecosistemi sulla terra, in acqua dolce e in mare. La perdita di questi predatori al vertice della catena alimentare provoca effetti a cascata su tutta la linea.

L'antropizzazione del territorio, l'inquinamento, il bracconaggio, lo sfruttamento del suolo sono tra le cause dell'impatto dell'uomo sui grandi animali ai vertici delle catene alimentari degli ecosistemi acquatici e terrestri, ma secondo il rapporto questo ciclo "vizioso" si chiuderà con conseguenze anche sull'uomo.

Gli autori citano molti esempi, come la decimazione dei lupi del parco nazionale di Yellowstone, che ha portato alla crescita incontrollata delle alci, che hanno in parte distrutto pioppi e salici salvati solo dalla reintroduzione dei lupi.

La perdita di leoni e leopardi in alcune parti dell'Africa ha portato a cambiamenti nelle popolazioni del babbuino e ha aumentato il loro contatto con gli esseri umani, che a sua volta, ha causato alti tassi di presenza di parassiti intestinali in entrambi, uomini e babbuini.

Nello stato dello Utah, negli Stati Uniti, si assiste a una "invasione" di cervi, a cui le esigue pantere rimaste non riescono a porre freno. Stessa cosa per le orche che, non dovendo più competere con i grandi cetacei, severamente colpiti dalla caccia, predominano mettendo a rischio la sopravvivenza delle colonie di lontre, leoni marini e foche e loro prede favorite.

"I predatori hanno un'influenza strutturale enorme", ha detto Stuart Sandin dell'Istituto Oceanografico Scripps dell'Università della California, San Diego, che ha studiato il ruolo degli squali negli ecosistemi della barriera corallina. "Quando elimini gli squali si muta la biologia, che è generalmente radicata e complessa. E in molti casi non sono prevedibili le conseguenze.”

In alcune zone degli oceani invece, il declino degli squali ha causato l'esplosione di un tipo di razza che sta facendo collassare i crostacei. La scoperta concludono i ricercatori ha profonde implicazioni per la conservazione: ''lo studio indica che per risanare gli ecosistemi - ha osservato Estes - si devono reintrodurre su larga scala i grandi predatori perché gli effetti della loro presenza sull'ecosistema sono fondamentali''.

Questo per quanto riguarda i predatori animali. E per i predatori umani? I serial-killer?

Serial killer. La definizione ufficiale del termine serial killer è quella che l'FBI dà nel Crime Classification Manual del 1992 che recita: "l'omicida seriale è colui che commette tre o più omicidi in tre o più località distinte, intervallate da raffreddamento emozionale

Su questa terra, o su altri mondi, l’uomo ha da secoli una fedele  compagna, La Paura.”

(Edgar Allan Poe - 1809-1849)

Nonostante la definizione appaia cristallina, rimane difficile fare una statistica e una casistica precisa poiché la stragrande maggioranza degli studi americani sull'omicidio seriale fa riferimento quasi esclusivamente da assassini che agiscono sul territorio americano. Il campione più numeroso è quello di Hickey (1991), ma è sempre limitato agli Stati Uniti.

Hickey definisce assassino seriale chiunque uccida, mostrando premeditazione, tre o più vittime in un periodo di giorni, mesi o anni. Secondo il grado di mobilità mostrato dagli assassini, distingue tre categorie:

- assassini seriali "itineranti", soggetti che spesso coprono distanze enormi ogni anno, uccidendo vittime in diversi Stati;

- assassini seriali "locali", che cercano vittime nello stesso Stato in cui hanno compiuto il primo omicidio;

- assassini seriali "stazionari", soggetti che non lasciano mai la loro casa e il posto d'impiego; le vittime risiedono nella stessa struttura o vengono catturate ogni volta nello stesso posto.

Pur trattandosi di una ricerca meticolosa, resta nei confini americani, priva di ogni casistica internazionale.

Ci ha pensato Ruben De Luca, l'unico studioso europeo ad analizzare una casistica internazionale molto ampia composta da 1520 Serial Killer di tutto il mondo e a elaborare delle tabelle comparative del fenomeno nei vari paesi. La casistica attuale prende come punto di partenza il campione del 2001 e, attraverso l'inserimento di 710 nuovi casi, arriva a comprendere 2230 nominativi di assassini seriali, fornendo utili tabelle che schematizzano in maniera esaustiva il risultato delle indagini, annotando in partenza la voce di un aumento maggiore degli assassini seriali negli ultimi trent’anni.

Località degli omicidi seriali (su un campione di 2228 assassini)

  

Tipologia degli assassini seriali nel mondo:

   

Sesso degli assassini seriali:

   

Tipologia dei gruppi di assassini:

    

Nonostante le tabelle e le ricerche sembrino esemplificare il tema, resta sempre l’imponderabile, ovvero la mente umana. Un dedalo, un labirinto oscuro che in certi suoi passaggi respinge la luce, lasciandosi governare dalle tenebre.

Una devianza, una morbosità eccessiva possono alterare questo lato oscuro, partorendo il peggio di una mente malata, traducendo semplici fantasie in azioni criminali e orrende.

"Se i pensieri e i sogni omicidi fossero un delitto capitale, saremmo tutti nel braccio della morte"

B. J. Simon