L’ultima partita – Inchiesta su malattie e decessi sospetti nel gioco più bello del mondo, scritto da Giulio Mola, giornalista professionista e caposervizio sport presso la redazione milanese de “Il Giorno”, si avvale dell'introduzione di  Gianluca Vialli e di una prefazione di Xavier Jacobelli, il quale la dice lunga su come nasce e si sviluppa il libro: “Il doping. La SLA. Quando il calcio apre il suo vaso di pandora, esce di tutto e di peggio... Questo libro parte da lontano. Dirigevo “Tuttosport” quando chiesi a Mola di fare un’intervista a Raffaele Guariniello, il quale ha un solo difetto, ma non è mica colpa sua: in giro, non ce ne sono altri come lui. A mano a mano che il giudice di Torino scavava, Mola scavava con lui e il risultato l’avete sotto gli occhi”.

È un libro-inchiesta che racconta, senza censure, come, una volta spente le luci dei riflettori del mondo dorato del calcio, molti giocatori vivano con l’incubo della SLA. A detta di Massimo Orlando, 37 anni, amico di Stefano Borgonovo, “L’ambiente è in allarme, altro che storie…”.

Dopo un piccolo dizionario dei farmaci usati e abusati dai calciatori quali Cortex, Esafosfina, Neoton, Mepral, Samyr fino al “doping dei poveri” - costituito da una polverina rosa acquistabile su internet a soli 10 euro, in grado di causare danni al fegato, reni e al sistema cardiovascolare-, si parte da Carlo Petrini, il “primo a parlare” delle pratiche dopanti, delle partite combinate, dei fondi neri e delle sfrenatezze sessuali dei calciatori. Petrini, come sempre, parla chiaramente: «I peggiori Petrini degli anni Settanta erano dei ridicoli dilettanti rispetto ai pallonari di oggi…».

Si passa al grande Inquisitore Raffaele Guariniello secondo cui «paradossalmente ci sono più pentiti di mafia che nel calcio, lo dicono i numeri», all’intervista di “Mister X” appena ritiratosi dal calcio con ben 400 presenze (la maggior parte in serie A) e con una ventina di reti realizzate grazie all’uso smisurato di creatina o dello “zucchero”: “Entrai in campo, mi sentii veramente strano. Andavo a duemila all’ora”. Si prosegue in crescendo con le dichiarazioni di Zeman che, nell’estate del 1998, fece scoppiare lo scandalo doping, fino al video mandato in onda dalla trasmissione televisiva “Punto e a capo” che mostra Fabio Cannavaro iniettarsi un farmaco per via endovenosa, fino ancora alle tragiche morti di Dani Jarque, 26 anni, capitano dell’ Espanyol, e di Antonio Puerta calciatore del Siviglia, tanto da far titolare il quotidiano Marca “Troppe vite rimangono sul terreno di gioco o dopo un grande sforzo in allenamento o durante un match”. Non manca un elenco di calciatori deceduti “in diretta” durante una partita di calcio, tra questi è ricordato l’episodio - accaduto in Croazia nel maggio 2010 - di un arbitro che ha ammonito per simulazione un calciatore. Questi stranamente non reagiva di fronte al provvedimento disciplinare e poi se ne scoprì il motivo: era esanime sul campo.

Il libro presenta, inoltre, le testimonianze delle vedove, ma anche di chi è stato miracolato e di chi ha avuto il coraggio di togliersi i “sassolini” dalle scarpe e raccontare ciò che succedeva negli spogliatoi. Come Gianluca “Gil” De Ponti, centravanti di Cesena, Bologna e Avellino: «Io personalmente ho fatto flebo e punture…La verità e che il Micoren era sul tavolo, come se fosse tutto regolare… Ho un bel quadretto del Cesena che ha più croci del cimitero di Campiobbi».

Il tutto è scritto con lo scopo di far acquisire coscienza e consapevolezza di un mondo che si pensa sia solo spettacolo e divertimento, e che spesso vuol far credere che tali problematiche e vicende non esistano né che possano intaccarlo.