Se vi diciamo “Killer”, a cosa pensate? Al protagonista ironico e filantropo del Diario di un killer sentimentale romanzo scritto da Luis Sepulveda? All’antologia Come un killer sotto il sole pensieri e riflessioni dedicata a Bruce Springsteen? O ai The Killers? Band indie-rock americana? Niente di tutto ciò, perché noi pensiamo ai fatti che hanno segnato il calendario delle esecuzioni più aberranti che un essere umano possa compiere. Cosa lega tra loro i fatti di cronaca nera e i casi irrisolti che ci presenta la storia, crudeltà e sadico cinismo di individui negletti, abietti e spietati? O forse persone in tutto e per tutto simili a noi che nella loro solitudine “trucidano” il tempo della vita altrui, nominandosi al di sopra delle parti? Su chi possiamo puntare il dito, chi o che cosa genera queste menti che hanno forse elaborato e somatizzato della società il lato peggiore! È davvero la società poi a creare i cosiddetti mostri? Alcuni sostengono persino che possano essere i mass media a regalare al cittadino la possibilità di emulare atti osceni e violenti, attraverso dossier di cronaca nera o portando alla ribalta film che sbancano il botteghino ma che nella realtà possono guidare e ispirare menti deboli e malate. Dopo aver visto il film Natural born killer di Oliver Stone del 1994 con protagonisti Woody Harrelson e juliette Lewis infatti, qualcuno ha deciso che questa possibilità avesse basi più che fondate. Ricordiamo solo alcuni dei tanti casi che avvalorano la tesi, Sarah Edmondson e il fidanzato Benjamin Darras dopo aver visto il sopracitato film ordirono una rapina che si trasformò in omicidio, i parenti della vittima arrivarono a far causa allo stesso Stone, che aveva come unica colpa quella di aver fatto del cinema americano, uno strumento per rappresentare una realtà perfida, dipingendola nella sua interezza. Stesso schema per Eric Harris e Dylan Klebold responsabili del massacro delle Columbine High School, anche loro videro il film prima di agire, essi arrivarono a utilizzare l’acronimo NBk che fu proprio associato a Natural Born Killer come slogan per identificare la loro “missione”. La corte suprema della Luoisiana respinse nel 2002 la causa di omicidio colposo cui era stato accusato Stone e la Time Warner. La corte d’appello confermò poi tale sentenza. Troppi casi entrati nella storia per efferatezza e crudeltà, per superficialità e ferocia. Qualcuno ipotizzata che dietro a queste morti violente ci sia anche il denaro, la volontà di sentirsi superiore a un altro individuo socialmente parlando. Squilibrio mentale? Maso a soli 19 anni trucidò  i propri  genitori a colpi di bloccasterzo e padella per acquistare un’auto Bmw con gli interni in pelle. Nadia Frigerio stordì la madre con ansiolitici diluiti nel caffè e la strangolò con un filo del telefono, voleva trasformare la casa di proprietà in un luogo per appuntamenti.  Un serial killer conosciuto con il nome di Francesco Stevanin fotografava le proprie vittime e le seppelliva nei terreni di  proprietà. Due donne e un bambino trucidati con una pietra da Morandini il mostro di Pontolio. Stragi senza senso che fanno percepire il bene e il male su di una bilancia dall’equilibrio instabile. Dna malato di trucidatori diabolici che non sanno qual è la differenza tra il giusto e l’ingiusto, non conoscono confine tra la morale e l’immorale, mostri generati dalla bramosia si possedere, che antepongono il bene materiale consumista ai legami, al rispetto della vita umana. Che cosa fa di un uomo un assassino? La povertà o la ricchezza, il benessere o la miseria? Perché si uccide? Una svista, un gioco finito male o la premeditata convinzione di operare nel giusto seguendo un comando, un ordine che arriva dall’alto. Come sono i sogni di un assassino? E come sarebbero quelli dell’innocente che sa che il giorno dopo sul proprio cammino incontrerà il suo aguzzino. Se potessimo rispondere a tutte queste domande non ci sarebbe più sangue versato e impunito lasciato libero. Non ci sarebbero più vittime innocenti e colpevoli cui dare un nome. Ognuno di noi rincorre a una felicità che temiamo sia effimera, ci raccontiamo favole moderne per timore che la realtà sia troppo dura per essere sopportata, forse quello che genera la violenza è la società stessa, torniamo a chiedercelo senza trovare nessun testo sociologico, antropologico o psicologico che ce ne possa dare la conferma. E’ quella corsa al successo cui non si arriva mai, quella bolletta scaduta che non riusciamo a pagare o è il tutto che diventa troppo trasformandosi in niente? A voi la risposta.