È arrivato in questi giorni in libreria L’isola dei monaci senza nome, il punto d’arrivo della saga del Rex Deus iniziata in digitale grazie ad una coraggiosa iniziativa Newton Compton. Ne parliamo con l’autore, quel Marcello Simoni che da anni presenta ai suoi lettori romanzi storici di grandissimo successo.

      

Sii onesto, quando è uscito in libreria “Il mercante dei libri maledetti” ti aspettavi un successo simile e duraturo, esteso anche agli altri tuoi romanzi?

Impossibile aspettarsi una cosa del genere. Il successo tuttavia non si qualifica soltanto in termini di copie vendute, ma anche per l’esperienza acquisita in così breve tempo. Lavorare sodo fa bene, specie se permette di coltivare le proprie passioni.

      

Durante le tue numerose presentazioni, in giro per l’Italia, c’è qualcosa che il tuo pubblico dà prova di apprezzare particolarmente dei tuoi libri? E soprattutto, ti piace girare per presentazioni?

I tour di presentazioni sono molto utili e li considero parte integrante del mestiere di scrivere, sia sotto l’aspetto promozionale che sul piano umano. Partecipo a circa un centinaio di eventi all’anno e trovo sempre stimolante il rapporto con il pubblico, specie quando posso scambiare idee e opinioni con i lettori. So di essere apprezzato per la fluidità dello stile di scrittura, che permette di scivolare dentro la storia e di immedesimarsi nei personaggi senza sforzo. Altra fonte di gradimento deriva dagli argomenti e dalle ambientazioni che scelgo di descrivere. Nessuna operazione di marketing, tuttavia. La struttura e i contenuti dei miei romanzi dipendono soltanto dai miei gusti personali e dalle mie suggestioni.

      

Il romanzo storico è un genere molto amato in Italia, ma proprio per questo la concorrenza è tanta e spietata: quale pensi sia la ricetta che rende speciale i tuoi romanzi?

Il fatto di essere rigorosamente documentati ma al tempo stesso votati a intrattenere. Se come primo scopo avessi quello di insegnare storia, non scriverei fiction ma saggistica. Per quanto la ricerca sia imprescindibile, gli elementi che rendono accattivante un romanzo sono la passione, l’odio, il mistero e la vendetta. Ovvero, i valori assoluti che rendono fratelli gli uomini di tutte le epoche.

      

Con il tuo “I sotterranei della cattedrale” (nella collana LIVE) hai dimostrato di saperti muovere bene anche in formati molto ridotti: ti piace di più scrivere romanzi di ampio respiro o storie più fulminanti?

Purché la trama mi sia congeniale, entrambe le cose. In linea di massima, però, mi trovo più a mio agio nella stesura di lunghi intrecci. Le forme del racconto e del romanzo breve sono a mio avviso una bella sfida. Nella sintesi si nasconde sempre un denso lavorio, finalizzato a rapire l’attenzione del lettore in poche righe. A tal riguardo, non scordiamoci della lezione calviniana della “leggerezza”, la più importante.

      

Con “Rex Deus” (nella collana Originals) sei stato fra i rari autori italiani che hanno saputo raccogliere la grande eredità del feuilleton di stampo storico: che effetto ti ha fatto scrivere seguendo il sentiero battuto da mostri sacri come Alexandre Dumas e Victor Hugo?

Credo sia stata una delle esperienze più stimolanti – narrativamente parlando – dopo la stesura del Mercante. Lavorare a una serie a episodi non ha significato soltanto ricalcare i passi dei padri del feuilleton, ma anche “svecchiare” il genere in vista di un risultato che potesse intrigare un pubblico contemporaneo. Ho dovuto lavorare di intreccio ma anche di “inquadratura”, e destreggiarmi tra il quadro storico, le battaglie navali, i misteri esoterici e le scene d’amore. Grazie a questa esperienza, ritengo di essere cresciuto stilisticamente.

      

Il tuo nuovo “L’isola dei monaci senza nome”, che raccoglie l’esperienza della saga di “Rex Deus”, è un traguardo importante: quando hai scritto la prima puntata, ci speravi in un futuro volume che la raccogliesse?

Hai detto bene, ci speravo. Ma è stata una bella sfida lavorare a un romanzo che mi inventavo giorno dopo giorno, senza basarmi su una sinossi. È stata un’autentica improvvisazione, impossibile tuttavia da condurre senza possedere dimestichezza nella narrazione. Il trucco è saper creare fin dall’inizio i presupposti – le variabili – necessari ad avviare un intreccio potenzialmente in grado di durare per anni. Tali presupposti li ho trovati nella storia (quella vera!) del protagonista. La vita di Cristiano d’Hercole dovette sul serio caratterizzarsi per un susseguirsi di vicende degne di un grande romanzo. Io non ho fatto altro che lasciarmi trascinare dall’entusiasmo.

      

Malgrado i romanzi storici abbondino in libreria, raramente è riscontrabile una passione e un’attenzione come la tua verso i testi antichi come parte fondamentale della storia. Nasce dal fatto che professionalmente hai studiato veramente su preziosi antichi libri?

Ho sempre amato i libri, sia per quello che contengono che per quello che rappresentano. Questa passione si estende agli oggetti antichi, quindi al desiderio di sfruttare la narrativa per “simulare” un’epoca passata. L’intento è far respirare la forma mentis di un’epoca, piuttosto che mettere in scena affreschi di grandi eventi storici. Sono interessato di più al quotidiano, ai piccoli oggetti, alle sensazioni che si provavano entrando in una taverna o in un monastero. Grazie alla conoscenza dei libri e alla citazione dei loro testi, invece, è possibile misurare la portata del pensiero di un’epoca passata, e comprendere con quanta arguzia gli uomini di quei tempi sapevano già interpretare il loro ruolo nel mondo.

      

La domanda finale è dedicata ai progetti futuri. Sappiamo che il Mercante sarà una trilogia: o forse possiamo sperare in più avventure del buon Ignazio? E la saga di Rex Deus continuerà con nuove avventure negli Originals?

Per ora tutto top secret, a parte il fatto che il “Mercante 3” uscirà in autunno e che mi sto accordando con Newton Compton per un nuovo e ambizioso progetto.

      

Per maggiori informazioni sul libro e per acquistare l’eBook (sia in ePub che in mobi), ecco il link:

http://blog.newtoncompton.com/l-isola-dei-monaci-senza-nome/