Non c’è ancora una data di distribuzione in Italia per Twixt (2011) di Francis Ford Coppola, anche se è passato per Torino durante il Festival del Cinema del dicembre scorso. Sta girando distrattamente l’Europa un nuovo fulgido esempio di un sottogenere che vanta più titoli di quanto si pensi. Il nome del genere? Più che un nome, è uno slogan: quando uno scrittore non ha più idee, si ritira in una casa isolata... e l’ispirazione arriva in forma ectoplasmatica!

Abbiamo presentato molti titoli, in questa rubrica, ma ricordiamo un link solamente: rubriche/10838/ Chi segue le storie di “libri falsi” che vengono raccontate in questa rubrica sa perfettamente che, chiunque sia lo scrittore a corto di idee, ne troverà isolandosi e incontrando un fantasma. Non c’è scrittore, l’abbiamo visto, che resista alla tentazione di trascrivere ciò che il fantasma gli racconta - o gli fa conoscere - e di rivendere il libro come se fosse proprio, risollevando una carriera a pezzi.

Quanti film di questo genere ha visto il buon Coppola prima di scrivere e dirigere Twixt? Malgrado le affermazioni del regista di essersi ispirato a Poe, infatti, il suo film segue fedelmente la via aperta da altri titoli similari (spesso miglori).

           

C’è una piccola e spoglia cittadina di provincia come si è vista in innumerevoli storie del brivido: Swann Valley. C’è uno scrittore - Hall Baltimore (interpretato da Val Kilmer) - che viaggia di paese in paese per promuovere il suo ultimo libro, Witch Hunter, nuovo episodio di una saga sulla magia. C’è tutto... tranne una libreria in cui firmare copie del romanzo.

Hall Baltimore, interpretato da Val Kilmer
Hall Baltimore, interpretato da Val Kilmer
Sistematosi dal ferramenta locale - negozio che a Swann Valley è adibito anche a libreria - l’uomo non si sente affatto lo scrittore di successo che invece è, mentre la gente che compra cacciaviti e bulloni lo guarda incuriosita. Come se non bastasse, un cartello ricorda che lo scrittore è il Gaster of Witchcraft: il gioco di parole ricorda “Master” ma in realtà il gaster è... il sedere bulboso di api e formiche, quello da cui spunta il pungiglione. Sicuramente “Il pungiglione della magia” sarebbe una traduzione lusinghiera, ma per come viene trattato dagli abitanti del paese (è inutile firmare con un delizioso «Best Witches» i suoi libri), Hall Baltimore è più il deretano della magia!

Lo sceriffo Bobby LaGrange è un suo fan, ma in realtà è la persona peggiore che Baltimore potrebbe incontrare: è infatti uno scrittore dilettante di storie horror con un romanzo nel cassetto, Twilight Lights. Questo sceriffo-scrittore vuole tentare il colpaccio e propone quindi all’affermato romanziere di scrivere a quattro mani un bel thriller su un oscuro fatto di cronaca che ha colpito la cittadina. Inoltre a Swann Valley c’è il Chickering Hotel dove ha dormito Edgar Allan Poe nel 1843. Ce n’è di materiale da usare per uno scrittore dalla mente vispa... quello che però Baltimore ormai non è più.

         

Sono lontani i tempi di Fortune’s Pilgrim, il suo grande romanzo d’esordio applaudito dal “New York Times” che lui aveva dedicato alla figlia Vicky. «Cara figlia - recita la dedica, - questo è il mio primo romanzo: ne vado fiero come del tuo amore».

«Voglio scrivere qualcosa di personale» è l’obiettivo di Baltimore, che vuole interrompere il ciclo negativo di suoi romanzi commerciali. «Non scriverò un altro libro di magia, l’ho già detto [all’editore] e basta: farò qualcosa per me». Ma la musica per uno scrittore popolare è sempre la stessa: ci sono scadenze da rispettare e impegni da onorare. Ci sarà tempo dopo per scrivere qualcosa “di personale”.

Che sia un velato messaggio di Coppola? Forse che il regista stia comunicando agli spettatori che è costretto a fare un film che è tutto tranne che ispirato perché ci sono impegni da onorare? Non lo si può dire, ma quel che è chiaro è che da quel momento si scivola nella banalità.

             

Mandare un personaggio a girare di notti per boschi, e fargli incontrare una ragazza pallida e luccicante - che viene chiamata Vampira per via dei suoi strani denti, ma il cui vero nome è Virginia - è qualcosa che un autore del XXI secolo non dovrebbe proprio fare. Può essere capito Allen Conrad Kupfer quando, nel 2004, prova lo stesso trucchetto (anche se usa il nome Malia, ispirato dalla Lamia di Keats), perché in fondo Kupfer stava spacciando il suo scritto come se fosse il diario di Van Helsing: quale motivazione può addurre Coppola per un escamotage così banale? Forse che vuole attirare i fan delle storie di vampiri?

Evocare addirittura il fantasma di Poe fa capire a che livello di superficialità tenda il cineasta: o forse è un gioco? Magari il maligno che pensa che Coppola tiri in ballo il più ovvio e scontato degli autori, solo per mendicare interesse dal pubblico più distratto, si sbaglia: è una citazione da Il giardino delle torture (Torture Garden, 1967), in cui un collezionista sfegatato possiede non solo tutta l’opera di Poe... ma il fantasma di Poe stesso!

         

«La notte era... umida... ombrosa. Nebbia. Foschia... una foschia scende sul lago Unwanipanuki»: si capisce che l’incipit del nuovo romanzo - The Vampire Executions - che Baltimore deve scrivere in tempi record non sarà memorabile. Con un lapsus (uno degli espedienti più tristi usati al cinema) Baltimore pronuncia Virginia ma scrive Vicky, il nome della figlia.

Niente, l’ispirazione non viene, eppure il romanziere ha a disposizione tutti gli strumenti indispensabili per la sua professione: il cellulare, l’orologio e una bottiglia di whisky. È impossibile scrivere un romanzo senza questi... Torna anche l’ossessione che gli scrittori cinematografici hanno per le penne: perché Baltimore, quando si prepara a scrivere, pone alcune penne alla sua sinistra? Ha un notebook davanti agli occhi e neanche un pezzo di carta: a cosa servono le penne? Eppure ogni scrittore mostrato al cinema, dall’avvento del PC ad oggi, ha al suo fianco almeno una penna, senza la quale lo spettatore distratto magari non capirebbe cosa stia facendo il personaggio...

         

Twixt è un film dalla scontatezza bruciante. Inutile raccontare oltre le vicende di Hall Baltimore: chi segue questa rubrica capirà perfettamente dove egli attingerà l’ispirazione per il suo nuovo romanzo.

Coppola scrive e dirige un film superficiale puntando moltissimo su piccole finezze tecniche di importanza assolutamente trascurabile. Forse voleva ricreare la formula del suo Dracula - storia ovvia e arcinota ma girata con grande destretta tecnica - ma la totale pochezza dei mezzi e una sceneggiatura inadatta hanno reso vano il tentativo.

Non resta che notare invece quanto il genere “scrittore senza idee con fantasma” sia più prolifico che mai.