L'ometto ritira una borsa d’attrezzi col marchio dei telefoni, ne controlla il contenuto, firma un registro e ne trattiene una copia. Di fronte agli sportelli s’apre una serie di porte uguali, contrassegnate BAR, MARKET, BOUTIQUE … L'ometto prende un ascensore sotto il cartello GARAGE.

Giù è grande, pieno di automezzi d’ogni genere: taxi, jeep, ambulanze, volanti, autopompe, furgoni postali, limousine, autobus, carri funebri… sceglie un furgoncino dei telefoni, firma un registro all’uscita ed esce nel traffico.

Più in là incrocia i due segugi che lo cercano ancora, i loro sguardi lo sfiorano, lo ignorano, lui s’allontana e scompare nel traffico.

Arriva in una zona residenziale, vialetti e villette, e si ferma davanti ad un armadio dei telefoni: scende, lo apre e ci si mette a trafficare dentro, con le mani guantate. Stacca, spella fili e riattacca. Collega il telefono di servizio, ascolta, poi chiama un numero e parlotta per un po’, sbirciando la casa di fronte.

Poi controlla sul suo registro, chiude l’armadio, raccoglie gli attrezzi, si guarda intorno ed attraversa la strada per suonare al cancello di fronte.

Gli apre un cameriere sussiegoso in giacca bianca e alamari d’oro, che sembra aspettarlo.

È l’uomo della foto.

Fuori passa lentamente un'auto della polizia, rallenta a fianco del furgoncino con le insegne dei telefoni, poi s'allontana.

Dentro, l'ometto passa in rassegna i telefoni di casa, le prese, i fili, le derivazioni.

Il pomposo cameriere in giacca bianca lo tallona senza smettere di brontolare, stizzito, ad alta voce:

- Allora, funzionano adesso ? È una settimana che abbiamo fatto reclamo, lo sapevo che non c'era da fidarsi, hai voglia ad aspettare, devo fare tutto io, non mi pagano abbastanza per stare appresso anche a voi, è ora di farla finita! Ah, ma riuscirò ad averlo, l'aumento, così non si può andare avanti, in questa casa… non ne posso più!

Alla parola "aumento", l'ometto scuote la testa, comprensivo e solidale. Fuori, la macchina della polizia ripassa, in senso inverso, senza più far caso al furgoncino dei telefoni. Gli agenti dentro sono distratti dal fascino del luogo, lo stormire degli alberi, il cinguettio vivace intorno.

Dentro, in cucina, la radio trasmette il solito pezzo dixie; il cameriere in giacca bianca ora ha lo sguardo stupito, la lingua fuori, blu, e il cordone del telefono stretto intorno al collo. L’ometto, su una scaletta, sta finendo di appenderlo a un tubo in alto, con gesti precisi, rapidi, professionali.

Poi appunta sulla giacca bianca del morto un lettera con su scritto da mano incerta “non ne posso più”.

Scende dalla scaletta e la rovescia sotto i piedi dell'appeso.

Fa un passo indietro e contempla l’insieme, sembra soddisfatto; si dirige al telefono, compone un numero con una mano mentre con l'altra estrae dalla tuta un minuscolo voice-memo digitale. Alla risposta, lo avvicina alla cornetta e lo aziona, ne esce la voce stizzita del cameriere, la stessa di prima:

- È una settimana che abbiamo fatto reclamo, lo sapevo che non c'era da fidarsi, hai voglia ad aspettare, devo fare tutto io, non mi pagano abbastanza per stare appresso anche a voi, è ora di farla finita!

e tronca la comunicazione. Poi raccoglie la borsa degli attrezzi e torna verso l'ingresso, guardandosi intorno con attenzione, fino a trovare quello che cerca: sul mobiletto dell'ingresso c'è una busta intestata alla compagnia dei telefoni, la prende, ne controlla il contenuto, banconote, la intasca, fa un segno di spunta sul suo registro alla voce "saldo contanti", esce in strada, fa un gesto di saluto verso l'interno e chiude la porta dietro di sé. Si dirige al furgoncino, controlla l'ora, sale e riparte.

L’ometto è tornato nel garage, ripercorre al contrario l'itinerario di prima: riconsegna la macchina, gli attrezzi, passa in Amministrazione a consegnare busta e registro, aspetta che il cassiere controlli, ritira ricevuta. Torna al Trucco e Costumi, ne esce come prima, grigio e anonimo.

Poi torna nel suo ufficetto, prende la pratica dal cassetto, compila un modulo, lo mette dentro con la ricevuta, timbra PRATICA EVASA sulla foto del cameriere e in copertina. Riflette un attimo, recupera dal cestino la richiesta d’aumento appallottolata, la stira accuratamente, si rassetta di nuovo, esce, attraversa i corridoi e si presenta dal Direttore. Attende finché s’apre la porta. C’è di nuovo il collega triste che insiste per l’aumento, piagnucoloso: