La faccenda imbarazzante dura due fermate, alla terza l’ometto scende impacciato, seguito dallo sguardo muto degli altri e, mentre le porte si chiudono, dai due figuri che ne sgusciano fuori, facendosi largo in malo modo.

L'ometto se li tira dietro trotterellando fino all’uscita, ad una svolta, poi cambia andatura, allunga il passo, si muove rapidamente nella strada affollata, senza più impaccio, senza voltarsi indietro, controllandosi le spalle attraverso i riflessi delle vetrine, fluido, naturale, disinvolto.

Sembra un'altra persona.

Ora li osserva da lontano chiedere ai passanti, a gesti, se hanno visto uno basso così che cammina come un pinguino, con una cartella, il baschetto e gli occhiali.

L’ometto scivola in un palazzo d’uffici, in ascensore, scende ad un piano dove passa un badge in un lettore per entrare, un usciere senza sorrisi gli indica asciutto la porta col cartello “Direttore” e lui ci va subito, stringendo la cartella, levandosi il baschetto e controllando cravatta e orologio, un po’ preoccupato. Ha ripreso il passo da pinguino.

Sfila dalla cartella il modulo per l’aumento, si riavvia i pochi capelli, bussa discreto alla porta e aspetta.

Sullo stipite s’accende la spia Avanti, la porta s’apre con uno scatto e l'ometto entra deferente in un ampio ufficio lussuoso: oltre il vasto tappeto e la grande scrivania c’è un uomo massiccio, con un grosso avana spento in bocca, la faccia seccata.

Sembra Oscar Homolka, il russo di Stranamore.

Davanti a lui c’è già un altro omino simile, ma più triste, più grigio, le spalle curve, la voce incerta:

- …Allora posso contare su quell’aumento, Signor Direttore ? –

- Le ho già detto che non se ne parla, non è aria d’aumenti, non insista, vada pure! –

ringhia l’omone.

L’omino triste si ritira avvilito e con gli occhi a terra, mentre l'ometto appena arrivato si scosta per farlo passare, appallottola in tasca il suo modulo per l'aumento, poi avanza timidamente, sollecitato da un gesto imperioso del Direttore, che gli allunga sbrigativo un fascicolo giallo:

- Questa pratica è della massima importanza, dev’essere conclusa al più presto e con discrezione. Oggi stesso ! Non mi faccia pentire della fiducia che ripongo in lei. Vada! –

L'ometto si congeda in rispettosa retromarcia, esce, viaggia per corridoi dove incrocia altri ometti e omini simili, testa bassa e fascicoli gialli sottobraccio, e raggiunge un ufficetto minimo e disadorno. Ci si chiude dentro, sospira, butta il modulo accartocciato nel cestino, si toglie finalmente il cappotto, siede alla scrivania vetusta e si dedica alla pratica, che in copertina ha solo un numero di protocollo. Dentro ci sono fogli, piante, schemi, schizzi, la foto d’un uomo altero, pomposo, in giacca bianca con gli alamari d’oro: l’ometto legge tutto con attenzione, prende appunti su un taccuino, poi si ferma un attimo a pensare, si alza, apre un armadio.

È zeppo di libri, irti di segnapagine come quello in borsa. Perfettamente ordinati, alfabeticamente, per nome: Ball, Block, Chandler, Christie, Crumley, Deaver, Dickson Carr, Ellroy, Fruttero & Lucentini, Gardner, Hadley Chase, Hammett, Highsmith, Hitchcock, Izzo, Kaminsky, Leonard, Lucarelli, Macchiavelli, MacDonald, McBain, Pronzini, Queen, Scerbanenco, Simenon, Soriano, Spillane, Stark, Stout, Taibo, Wallace, Westlake… ne sceglie un paio, li sfoglia e consulta qualche pagina, prende ancora appunti. Poi li ripone, chiude l’armadio, torna alla scrivania, riempie dei moduli a mano, riordina il fascicolo, lo chiude in un cassetto contrassegnato “SOSPESI”, accanto ad altri due, “IN” ed “OUT”, si rassetta ed esce in corridoio, per raggiungere una porta in fondo con la targhetta “TRUCCO” e chiudersi dentro.

Ne esce in accappatoio, trasformato, si fatica a riconoscerlo: pelle olivastra, parrucca riccia, baffoni, sopracciglia spesse, naso accentuato, senza occhiali. Raggiunge un’altra porta, con la targhetta “COSTUMI”, ne esce in tuta da operaio, inforca occhiali spessi, affumicati, poi entra in un salone che sembra un banco dei pegni.

Agli sportelli fanno la fila altri ometti, che sembrano idraulici, medici, vigili urbani, militari, operai, poliziotti, tennisti, preti, pompieri, fattorini… gente qualunque.

Dietro gli sportelli altri ometti silenziosi consegnano e ritirano oggetti: palette per il traffico, aspersori, valigette di pronto soccorso, armi, strumenti…